Da dove viene e cosa significa: il misterioso mosaico che arricchisce il nuovo Museo

di Pasquale Romano - Sono passati pochi giorni dal

di Pasquale Romano – Sono passati pochi giorni dalla riapertura completa del Museo Archeologico di Reggio Calabria, si può già parlare di successo in termini di visitatori. Tra le bellezze da visitare, nuove o riproposte, sta particolarmente catturando l’attenzione il “Mosaico con scena di lotta”, affascinante seppur incompleto. Il restauro dell’opera è durato circa un mese, fissare su parete un mosaico sino a quel momento poggiato al pavimento il lavoro più complicato.

“Avevo già fatto una prima restaurazione di questo mosaico circa tre anni fa, quando fu portato a Capodimonte in occasione di una mostra nazionale. Successivamente fu portato a Palazzo Campanella, nella stessa sala che ospitava i Bronzi di Riace, sino all’attuale restauro e la sistemazione nel rinnovato Museo di Reggio Calabria” dichiara Giovanni Riccardi, restauratore che si è occupato del “Mosaico con scena di lotta”.

Ristobottega

Restauratore esperto e appassionato, reduce da diversi lavori a Pompei e in Grecia, Riccardi spiega quali sono state le principali difficoltà affrontate: “E’ un mosaico imponente, il peso complessivo si aggira sui 25 quintali. Abbiamo unito i singoli lacerti, uniformato la superfice, fissato alla parete in modo definitivo. E’ stato un lavoro complesso, il risultato finale ci ha soddisfatto” assicura Riccardi ai microfoni di City Now.

“La scoperta di questo mosaico risale al febbraio del 1922, quando venne trovato attraverso alcuni scavi effettuati tra via Fata Morgana e la Via Marina. Si tratta di un’opera unica nel suo genere, che ha pochi eguali in Italia” racconta il restauratore cosentino. “Mosaico con scena di lotta” risale circa al 250 d.C. e rappresenta una tipica scena di lotta ai tempi romani. Nella parte sinistra sono raffigurati due lottatori alle prese con il cosiddetto ‘pancrazio’, al centro c’è una figura femminile pronta ad emanare il verdetto, nella parte destra un’altra scena di lotta con un uomo, stavolta, pronto ad emettere il verdetto.


Parte del mistero che avvolge il mosaico è legato ad alcune scritte che compaiono in alto a sinistra. Si tratta, con ogni probabilità, dei nomi degli atleti che prendono parte alla lotta. Pur trattandosi di un’opera risalente all’epoca romana, i nomi sono scritti in greco. Il direttore del Museo Carmelo Malacrino è al lavoro nel tentativo di ricostruire la storia e la motivazione di tali scritte.

Il rinnovato Museo rinasce e si arricchisce (tra le tante novità) di un’opera tanto importante quanto affascinante, proprio nei giorni che vedono Piazza Garibaldi come possibile culla di scoperte storiche sensazionali. In proposito, da restauratore saggio ed esperto, Riccardi preferisce non sbilanciarsi: “Nei prossimi giorni vorrò andare a vedere questi scavi di persona, nella speranza di capire qualcosa in più. Dalle foto che ho visto posso dire che si tratta di qualcosa di spettacolare, potrebbe trattarsi davvero di un ritrovamento di importanza cruciale”.

Riccardi ha lavorato per varie soprintendenze d’Italia, in particolare Calabria, Puglia, Basilicata, Pompei, Toscana e Grecia, questa ultima esperienza per conto della scuola archeologica italiana di Atene.

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