"Cangiari", è calabrese il primo marchio italiano di alta moda etica

E' tutto scritto nel nome. Basta conoscere appena

E’ tutto scritto nel nome. Basta conoscere appena il dialetto calabrese, per cogliere immediatamente il significato di ‘Cangiari’, ovvero cambiare. Con una filiera produttiva etica al cento per cento, valorizzando il lavoro artigiano e difendendo la legalità in Calabria, il marchio calabrese Cangiari ha dato nuova vita all’antica tradizione della tessitura portandola a sfilare in tutto il mondo. È stato selezionato dall’Associazione per il disegno industriale (Adi) all’interno dell’Index 2016 tra i migliori progetti di design per il sociale.

Nei primi anni Duemila un gruppo di cooperative sociali diede vita a Goel, una comunità di riscatto che si prende cura delle fasce più deboli, ideata e promossa da Vincenzo Linarello, che iniziò un’avventura volta a cambiare la situazione lavorativa della Calabria in diversi modi e ambiti, convinto che fosse giunta l’ora di innescare un cambiamento verso uno stile di vita più sostenibile.

“Vogliamo raccontare un’attitudine al fare, una consapevolezza che osserva il mondo e lavora per migliorare la qualità della vita di tutti – spiega Linarello, Presidente del Gruppo Goel, ai microfoni di Lifegate.it –. Per fare questo dobbiamo cambiare rotta, provare a modificare le priorità economiche, sociali, di scambio che regolano il nostro quotidiano. La posta in gioco è il futuro e l’economia della società intera: la sfida è riuscire a provare che non solo l’etica è giusta, ma funziona meglio. Dà utili e profitti e questo risultato, da solo, può delegittimare l’economia mafiosa”.

All’interno di questo percorso di rinnovamento avvene l’incontro con alcune giovani che volevano salvare l’antica tradizione della tessitura a mano, ormai in pericolo. Questo fu il primo passo verso la creazione del marchio Cangiari.

In Calabria la tessitura affonda le sue radici nella Magna Grecia e fino a cinquant’anni fa molte famiglie calabresi possedevano un telaio a mano in casa, producendo gran parte dei propri tessuti. Al giorno d’oggi questa conoscenza artigiana è in mano a poche anziane, le cosiddette majistre.

Il gruppo delle giovani donne che oggi producono i tessuti Cangiari hanno restaurato o ricostruito antichi telai a mano in legno, ricominciato a tessere e sono diventate così una nuova genereazione di majistre.
 I tessuti Cangiari sono prodotti unendo l’antica tecnica della tradizione alla ricerca e all’innovazione, assieme a preziose rifiniture sartoriali, per creare capi unici.

Per tessere un metro lineare di tessuto (non più largo di 70-80 centimetri) servono dalle tre alle sei ore di lavoro. Si produce un tessuto prezioso e costoso, dunque, che può collocarsi solo in un mercato di fascia alta per essere economicamente vantaggioso. Per questo la cooperativa Goel ha dato vita a Cangiari, il primo marchio di alta moda etica in Italia.

L’etica è dappertutto. Nei materiali: è il primo marchio di fascia alta che usa solo colorazioni e materiali bio, certificati Gots, per il massimo rispetto dell’ecosistema e del benessere di chi li indossa. Nella filiera di produzione: totalmente made in Italy e formata dalle cooperative sociali del Gruppo Goel, un luogo sociale di inserimento lavorativo anche per persone svantaggiate (e grazie al controllo diretto di tutta la filiera i capi possono essere altamente personalizzati). Nel messaggio del marchio: uno stile di vita raffinato fondato sui valori di Goel e sulla sostenibilità ambientale e sociale.

“Cangiari è un messaggio di bellezza etica.
L’etica non dev’essere solo giusta ma efficace”, afferma Linarello. “All’interno del progetto la presenza di donne lavoratrici raggiunge il 90 per cento e dà un’importante lezione di economia alla nostra terra: l’etica che sposa la tradizione e allo stesso tempo incrocia l’innovazione può essere il futuro del mercato”.

fonte: lifegate.it