Convegno: "Indottrinamento mafioso e responsabilitá genitoriale"

di Fabiana Tripodi - Al Senato si è tenuto un sem

di Fabiana Tripodi – Al Senato si è tenuto un seminario dal titolo:  “Indottrinamento mafioso e responsabilità genitoriale: l’orientamento giurisprudenziale del Tribunale dei minorenni di Reggio Calabria. Analisi e prospettive”.

Negli ultimi 20 anni il Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria ha trattato più di 100 procedimenti per reati di criminalità organizzata e più di 50 processi per omicidio o tentato omicidio. Per fronteggiare questi reati commessi da minorenni appartenenti alla storiche ‘ndrine del territorio, il Tribunale negli ultimi tre anni è intervenuto con provvedimenti civili di decadenza della responsabilità genitoriale e, nei casi più gravi, con l’allontanamento dei minori dal nucleo familiare mafioso.

Roberto Di Bella, Presidente del Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria, ha così spiegato le linee di intervento: ” Abbiamo deciso di censurare il modello educativo mafioso nei casi in cui arrechi pregiudizio all’incolumità psico-fisico dei minori. I risultati dei primi provvedimenti emessi, circa una ventina, sono incoraggianti: i ragazzi hanno ripreso una frequenza scolastica prima interrotta, stanno seguendo percorsi socialmente utili con rieducazione da parte dei rappresentanti delle forze dell’ordine, psicologi ed educatori. Le ‘ndrine si assicurano il potere sul territorio attraverso la continuità generazionale. La trasmissione di cultura mafiosa di padre in figlio è un fenomeno endemico per troppo tempo sottovalutato. E noi vogliamo mostrare ai ragazzi che esiste un mondo diverso. Per ottenere maggiori risultati, serve però costruire livelli di supporto e accompagnamento di questi ragazzi dopo la maggiore età per un’autonomia esistenziale e lavorativa. La sola rete pubblica non è sufficiente e l’apporto di associazioni antimafia come Libera e Addiopizzo è assolutamente irrinunciabile”. Quelli dei minori di ‘ndrangheta, ha concluso Di Bella “è una materia che non può essere confinata solo al settore giudiziario e a tribunali di frontiera come il nostro, che hanno scarso organico, ma richiede interventi legislativi, politici, sociali e scolastici di ampio respiro”.

Federico Cafiero de Raho, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria, ha parlato delle difficoltà del territorio in cui opera: “La scuola non è in grado di soddisfare le esigenze, i servizi sociali non funzionano. Questo è il contesto in cui nasce il provvedimento di decadenza del Presidente Di Bella. Per cui o si interviene sottraendo il minore alla famiglia o il destino del ragazzo è segnato e i provvedimenti come quello del Tribunale per minorenni di Reggio Calabria rappresentano l’unica alternativa possibile per modificare questo destino”.

“Il caso calabrese è emblematico: le ‘ndrine sono vere e proprie famiglie di sangue, da cui è ancora più difficile immaginare di liberarsi per collaborare con la giustizia. Anzi, spesso si allevano i figli fin dalla più tenera età con l’idea della faida, della vendetta, dell’odio nei confronti della famiglia rivale”, – ha ricordato nel suo intervento il Presidente del Senato Pietro Grasso – “come Stato non possiamo accettare l’idea che la nascita rechi le tracce di un destino segnato, che nel dna sia impresso il comportamento criminale, che non possa darsi speranza per i figli dei criminali. Sono tanti i casi di figlie e figli che si sono allontanati dall’ascendenza mafiosa dei propri genitori: ciascuno di loro ha dovuto affrontare dilemmi profondi e laceranti, ma con il sostegno di figure adulte di riferimento, penso soprattutto a tante madri coraggiose, a tantissimi insegnanti testardi, a molti sacerdoti impegnati, sono riusciti a liberarsi dallo stigma familiare”. La seconda carica dello Stato, dopo aver rievocato il caso di Carmela Iuculano, si è detto convinto della “possibilità di cambiamento che nasce dalla consapevolezza, dalla cultura, dall’amore verso i propri figli. Recidere i legami familiari con un provvedimento giuridico è possibile, ma nessun sentimento si dissolve per decreto. Lavorare con determinazione, pazienza e impegno con queste ragazze e questi ragazzi è senza dubbio più difficile, ma è l’unica strada che possa davvero liberare i figli dalle colpe dei padri“.

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