La giornalista Alessia Candito presenta il suo libro "Chi comanda Milano: mafie, soldi, potere nell'era di Expo"

Chi ha voluto davvero l’Expo? A chi veramente è

Chi ha voluto davvero l’Expo? A chi veramente è servito? Sono queste le domande cui “Chi Comanda Milano, soldi, mafie e potere nell’era di Expo”,  il libro inchiesta della giornalista Alessia Candito in edicola da oggi con il Sole24Ore, prova a dare una risposta, con un’analisi spietata delle strutture di potere messe in moto da Expo a Milano e non solo. Di questo discuteranno Giovedì 2 luglio alle ore 17,30 al Salone dei Lampadari di Palazzo San Giorgio, l’autrice dell’opera Alessia Candito, penna del Corriere della Calabria e de L’espresso, il sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, l’inviato speciale del Sole24Ore e curatore della collana OraLegale, Roberto Galullo e il direttore di Corriere della Calabria e Agv, Paolo Pollichieni.

Grande evento voluto da pochi sulla pelle di molti, divenuto volano di grandi e quasi mai leciti business di pochi, pagati con i sacrifici di tutti, benedetto da ritardi funzionali a cancellare norme e regolamenti, senza che nessuna assemblea eletta potesse esprimersi al riguardo Expo è stata catapultata in una regione, la Lombardia, che da tempo la stessa  Dna non esita a definire terra di mafia. Per questo appare oggi l’Esposizione  – spiega l’autrice – non solo la cronaca di un fallimento da tempo annunciato, destinato a lasciare un cratere nei bilanci pubblici,  ma soprattutto la cartina tornasole in grado di mettere a nudo quanto i sistemi criminali abbiano contaminato la società, l’economia, le istituzioni. Davvero la ndrangheta ha cercato di entrare in Expo solo dalla porta di servizio tentando di infiltrare singoli cantieri? Davvero il principale problema nella gestazione della manifestazione è stato la corruzione? Per l’autrice la risposta non può essere che negativa. <<C ’è dunque da chiedersi – si legge in un passaggio del libro – se gli scandali che fino ad oggi hanno scosso Expo, non siano una spia di un sistema criminale che non necessita di santini, se non come orpello, ma è ormai diventato da tempo parte integrante di uno Stato con cui almeno dagli anni Settanta ha trattato da pari a pari, come interlocutore necessario. Un sistema criminale impastato di Stato – in tutte le sue articolazioni – che dietro istituzioni, forse ormai di cartapesta si nasconde, svelandosi però agli occhi di chi voglia smarcarsi dal dogma della “coincidenza”>>.

Ristobottega