Talenti Reggini - Mauro Santoro: "La fotografia è libertà"

di Pasquale Romano - Talento e passione. Il reggin

di Pasquale Romano – Talento e passione. Il reggino Mauro Santoro, dopo le prime esperienze nel mondo cinematografico, ha deciso di virare seppur scegliendo di rimanere nel mondo delle immagini e di un racconto ad esse legate. Non più immagini in movimento però ma fisse, la fotografia l’habitat che sente più vicino alle propria cifra artistica.

I risultati non sono tardati ad arrivare, come testimoniano i numerosi riconoscimenti ottenuti, anche internazionali. Da qualche anno trapiantato a Berlino, il fotografo reggino racconta ai microfoni di Citynow il proprio rapporto con la fotografia, l’evoluzione e gli orizzonti legati al futuro.

 

Mauro, qual è il tuo primo ricordo legato alla fotografia?

“Il mio primo ricordo legato alla fotografia è senza dubbio l’attrazione che avevo da bambino per la macchina fotografica di mio padre, una piccola Ricoh 35 ZF, ma ero attratto da qualunque macchina fotografica. Oggi come allora mi affascina l’oggetto in se, così piccolo eppure così potente”.

5Mauro Santoro

Il primo scatto, non tuo ovviamente, che ti ha folgorato?

“Non ho ricordi di uno scatto in particolare che mi ha folgorato la prima volta, ma senza dubbio ricordo quando iniziando ad approfondire i grandi maestri sono stato rapito dai lavori di Bruce Davidson, Alex Webb e Bruce Gilden”.

14Mauro Santoro

 

La tua passione iniziale era un’altra, ovvero la regia.

“Ho studiato cinema e teatro all’università, negli ultimi 10 anni ho lavorato come filmmaker freelance. Ho fatto un po’ di tutto: spot pubblicitari, videoclip musicali, video matrimoniali, video aziendali, backstage e anche qualche cortometraggio.

Il cinema -ricorda- è sempre stato il mio pallino: già agli esami di stato, appena diciottenne, mi  presentai con un cortometraggio come tesina.

L’ho studiato a fondo e lo amo ancora, ho sempre desiderato fare il regista e in parte anche l’attore ma solo dopo aver avuto diverse esperienze su veri set ho capito cos’è il cinema veramente.

Pensavo ci fosse solo espressione artistica, invece è un complesso processo aziendale dedicato alla massimizzazione del guadagno. Il risultato di questo processo a volte è degno di essere definito cinema ma molto spesso no, specie nell’Italia odierna purtroppo”.

13Mauro Santoro

 

Quando e per quali ragioni il passaggio alla fotografia? Quali le similitudini e quali le differenze principali tra questi due mondi?

“Molto recentemente, diciamo dal 2015, ho iniziato ad innamorarmi sempre di più della fotografia. Continuo a realizzare video se il progetto è interessante, e se lo è anche il compenso naturalmente (ride, ndr) ma quello che ho deciso di fare nella mia vita è il fotografo.

La ragione di questo cambio di rotta nasce dalle differenze fra video e fotografia.

Innanzitutto la sostanziale diversità del mezzo comunicativo. Un video o un film sono un flusso che fondamentalmente non esiste, qualcosa che scorre su uno schermo e che scompare una volta terminata la sua durata. Una foto invece rappresenta una attimo preciso e nella sua vera forma, che è stampata e non dentro uno smartphone o un computer, è un oggetto reale, tangibile, indipendente dallo scorrere del tempo, sempre uguale.

Questo a mio avviso la rende un mezzo espressivo incomparabilmente più potente ed incisivo, non a caso il ricordo di una fotografia è molto più definito e resistente di quello di una scena di un film.

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12Mauro Santoro

L’altra determinante differenza -spiega Santoro- è nel metodo realizzativo.

Fare un piccolo progetto video è una cosa che riesco a fare in totale autonomia ma è comunque necessaria parecchia attrezzatura, anche lavorando da solo.

Creare cose più complesse e più importanti, come un cortometraggio, un documentario o peggio un film, necessita il coinvolgimento e il coordinamento di decine e decine di persone, è una cosa difficilissima e che richiede molto tempo e tantissimo lavoro, la trovo estremamente frustrante.

La fotografia per me è stata una liberazione, anzi per me è libertà, ecco cos’è.

La libertà di decidere in qualunque momento di andare in qualunque posto, solo con una macchina al collo, ed avere la possibilità di realizzare qualsiasi cosa.

E’ una cosa semplice, a condizione di avere qualcosa da dire naturalmente, come diceva il grandissimo Mario Giacomelli”.

 

Come definiresti il tuo stile fotografico e da cosa ti senti principalmente attratto quando scatti?

“Mi sento ancora all’inizio del mio percorso fotografico. il mio stile è in continua evoluzione ma sicuramente prediligo un approccio documentaristico e fotogiornalistico, amo molto giocare col buio e le ombre. Quello che più mi attrae sono sicuramente le persone e le loro interazioni con l’ambiente circostante”.

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La fotografia, secondo te, che ruolo può giocare in quella che è definita la società dell’immagine? L’impressione è che rischia di acquistare maggiore importanza ma al contempo perdere di valenza iconografica…

“Oggi c’è una saturazione totale. Tutto è immagine, ma non tutte le immagini sono fotografia, anzi il contrario, rubando una definizione ad uno dei miei insegnanti di cinema, il regista Paolo Benvenuti, parlerei invece di ‘pornografia’.

Per colpa di tutti questi social network e questi maledetti smartphone ognuno può mostrare e ostentare qualunque cosa. Ogni giorno lo stesso autoritratto in presunta posa sexy, il piatto di pasta al ristorante, il cane o il gatto, il drink al localino chic. Tutto quello che prima era normale vita vissuta oggi diventa rappresentazione esplicita e oscena, pornografia appunto.

Bisogna quindi fare attenzione, la fotografia resta una forma d’arte precisa che continua ad avere la sua importante valenza socioculturale, non dobbiamo farci confondere dal bombardamento di spazzatura che subiamo quotidianamente”.

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Da Reggio Calabria a Berlino, il grande salto. Cosa ti ha dato e continua a darti, come influenze e ispirazioni, vivere in una delle capitali più dense di culture, simboli, avanguardie?

“Berlino è la città meno tedesca della Germania, è un luogo vibrante ma non caotico, ricco di splendide contraddizioni legate alla sua storia unica. Per me è una continua ispirazione, a seconda della zona cambia completamente, come se fossero tante città diverse in una. La qualità della vita è eccellente e si incontrano persone da tutto il mondo, questo è importante per me, il confronto e la condivisione continua con realtà ambientali e umane differenti dalla mia”.

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Qual è stata sinora la tua soddisfazione principale? Intendo sia come premioriconoscimento, sia invece come momento (o scatto) che ti ha particolarmente inorgoglito?

“Nel 2014 ho vinto il premio come miglior fotografo di scena esordiente italiano, per le foto di scena del film “Il sud è niente” (film del regista reggino Fabio Mollo, ndr),  ma questo 2017 è stato davvero ricco di soddisfazioni inattese. Per la prima volta ho partecipato a dei concorsi fotografici internazionali e ho avuto subito dei riscontri positivi. Ho vinto due menzioni d’onore, una al Px3 (Prix de la Photographie Paris)  e una all’ IPA (International Photography Awards ) e poi un vero premio, un bronzo al MIFA (Moscow International Foto Awards) nella categoria Portfolio Wedding.

Più che una soddifazione tutto questo per me è un incentivo, vuole dire che la strada che ho deciso di percorrere è quella giusta.

Un mio scatto di cui essere orgoglioso? Ho ancora tanta da imparare. Più si scatta più si migliora, ma ci sono ovviamente foto che preferisco.

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Cosa hai scattato della tua città e dei dintorni, cosa invece ti piacerebbe scattare in futuro…

Non ho scattato molto a Reggio città devo dire, più nella provincia e in periferia.

Raccontare il nostro sud è sempre molto interessante considerando che viviamo una realtà molto differente dal resto dell’Italia. La cosa più stimolante è sicuramente la vita dei paesi, spesso ancora radicati alle vecchie tradizioni. Il passato è senza dubbio più suggestivo del presente per me.

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Come vedi Reggio? Quali le peculiarità, i pregi e difetti, le contraddizioni che secondo te fanno parte della tua terra?

“Reggio non la vedo bene purtroppo. E’ una città paesaggisticamente bellissima, climaticamente perfetta ma con diversi problemi credo difficili da risolvere perché relativi alla mentalitá di buona parte della popolazione.

Ci  torno per pochi giorni e giusto per il piacere di vedere amici e parenti, quei pochi rimasti, per cui nutro una profonda e sincera ammirazione considerate le difficoltà con le quali spesso devono convivere”.

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Quali sono i tuoi obiettivi, le tue aspirazioni, che speri di poter realizzare in futuro?

L’obiettivo è quello di riuscire a vivere solo della mia fotografia, già mi sento un privilegiato visto che faccio quello che più amo, ma voglio alzare l’asticella sempre più.

Al momento sono un freelance e vorrei trovare un’importante agenzia fotografica, ho finalmente in lavorazione un paio di progetti che credo possano essere validi. Ancora non ne ho mai realizzato uno con cognizione di causa e i progetti sono quello che qualificano il tipo di fotografo che vorrei essere, non le foto singole. Per cui rimboccarsi le maniche e ‘scattare’, in tutti i sensi. Questi sono i miei propositi per il 2018″.

 

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