Musikanten, 'Come è profondo il mare', il disco della svolta, compie 40 anni

di Enzo Bollani - Se oggi Lucio potesse parlare, p

di Enzo Bollani – Se oggi Lucio potesse parlare, penso sarebbe favorevole alle varie reinterpretazioni piovute addosso a questa canzone scritta alle Tremiti, il suo posto per eccellenza. Quello in cui avrebbe voluto essere sepolto, il più tardi possibile.

Però sarebbe favorevole nella misura in cui era diventato favorevole ad ogni cosa, o quasi, lo riguardasse. Sostanzialmente, non sentiva più l’esigenza di dividere e di scontrarsi, cosa che poco notoriamente lo caratterizzava in una dimensione pubblica, soprattutto fintanto che ha scritto canzoni come quelle contenute in questo disco, avanti anni luce in tutto e per tutto, prodotto al Castello di Carimate, agli Stone Castle Studios, dove tutti i grandi producevano dischi lontani dagli standard mediocri della musica italiana di allora, spesso mascherati da standard che oggi definiremmo indie, e che di fatto erano il lasciapassare per produrre fuffa, per dirla alla Briatore. Forse ho reso l’immagine.

Cos’è cambiato, oggi? Tutto, e il suo contrario.

Per trovare uno giusto, bisogna chiedere a Dario Brunori, che fa mambassa di quello che è stato e sarà sempre il massimo che Lucio potesse esprimere, mescolando a suggestioni stile sfiorivanoleviole e di De Gregoriana memoria o immagine.
Oppure c’è Colapesce. Ma è inutile cercare figlio o figliocci, perché Lucio Dalla non è mai stato incasellabile, nemmeno dagli interessi di chiunque volesse imprigionarlo in un ruolo, in uno status, o in qualcosa di addirittura squalificante per la sua stessa libertà. La stessa che gli ha permesso, da “Attenti al Lupo” in poi, di fare quel che gli fregava, fosse anche il nulla cosmico, o di lavorare solo, esclusivamente e puramente per senso di responsabilità verso le persone che lavoravano per lui, e che ancora, in qualche modo, lavorano. Mi viene in mente Biancani, mi viene in mente Bruno Sconocchia e poi, forse, basta.

Il resto è meglio che non mi torni in mente. Perché bisogna saper dire basta. Lucio non è stato capace, e questo gli è stato fatale. Ma al di là di questo argomento, troppo esteso per un articolo e troppo complesso nella sua semplicità, come diceva Suor Sorriso (emilianità spinta), e soprattutto al di là delle prefiche rispedite in Puglia con raccomandata di ritorno, a danno compiuto, parlarei del disco.

Uscito nel 1977, perfetto, in concorrenza diretta con nessuno.
Super partes, a distanza netta dalle produzioni precedenti con Roberto Roversi, a distanza dalle prese di posizione politiche facili allora come oggi, ma allora ben più pericolose e da carri armati in piazza, “Com’è profondo il mare” in realtà rimane al di sopra anche oggi.

Inutile provare a rifarlo, come ha fatto Ensi, mio ex vicino di casa per il quale ho molto rispetto, ma al quale consigliai di prendere in mano “Se io fossi un angelo”, piuttosto che rimaneggiare l’unica canzone che non avrebbe nemmeno bisogno di un videoclip banale, didascalico e grossolano come quello che è stato tirato fuori l’altro ieri.

Nel disco, spiccano “Il cucciolo Alfredo”, dove Lucio tira fuori cose che possono capire solo chi lo avesse veramente conosciuto, ma open source, per dirla nel linguaggio di quelli che chiamano i DOP per fare i videoclip a scoppio molto ritardato.
Spicca “Corso Buenos Aires”, in cui tutta la comicità di Dalla esce allo scoperto, con volanti che arrivano volando e non frenano, vecchi da cantiere ubriachi di cicchettini dal mattino e un immaginario rimasto immutato, se non fosse per la tecnologia dilagata.
E qui bisognerebbe citare Gaber.

Per il resto, c’è “E non andar più via”, con un finale ripreso molte volte da Vasco, influenzatissimo da Lucio, ma mai del tutto allineato e in rapporto di amicizia con lui. Anche perché, per citare quello che una volta disse Morandi: “non è facile essere amici di Lucio”.  A distanza di 40 anni dal disco della svolta, una delle tante che ha vissuto finché ha potuto parlare, direi che non lo abbia ancora capito nessuno.
E lui, questa cosa, l’aveva capita.

L’ha anche dichiarato, diverse volte. Beh, per fortuna esiste la musica, e quella è eterna. Finché non la fermeranno. Essendo come un pesce, è difficile da bloccare.

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