Ranking Censis: l'Università della Calabria tra i grandi atenei

Anche nell'anno accademico 2016/17 sono cresciute

Anche nell’anno accademico 2016/17 sono cresciute le immatricolazioni alle università italiane, che hanno fatto registrare un aumento del 5,2% rispetto all’anno precedente. Bologna si conferma al vertice della classifica dei migliori mega atenei statali (quelli con più di 40mila iscritti), Perugia dei grandi atenei, Siena dei medi e Camerino dei piccoli atenei. Questo, in sintesi, il ranking stilato dal Censis sulle università italiane, prendendo in considerazione strutture disponibili, servizi erogati, livello di internazionalizzazione e capacità di comunicazione 2.0. La classifica dei Politecnici resta stabile, con Milano sempre in testa, seguito da Venezia, Torino e Bari. Per quanto riguarda gli atenei non statali al comando dei grandi c’è la Bocconi di Milano, mentre la Luiss di Roma guida la classifica delle università medie e Bolzano quella delle piccole.

Al secondo posto, fra i mega atenei, si piazza, come lo scorso anno, l’università di Firenze a pari merito con l’università di Padova e con La Sapienza di Roma. Al pari dello scorso anno, ultima in classifica è l’Università di Napoli Federico II, preceduta in penultima posizione dall’Università di Catania. L’Università Statale di Milano, infine, si conferma terzultima. Tra i grandi atenei – quelli tra i 20 e i 40 mila iscritti – dietro a Perugia si piazzano l’università della Calabria e l’università di Parma. Nella classifica delle università di medie dimensioni (da 10 a 20 mila iscritti), guidata da Siena, ci sono Sassari e Trento in seconda e terza posizione. Tra i piccoli atenei (fino a 10mila iscritti) in testa c’è Camerino, mentre Foggia e Cassino completano il podio. Sul fronte dell’offerta, la dimensione internazionale acquisisce un peso sempre più consistente. Nell’ultimo anno accademico, più di 44.000 iscritti (quasi il 4% del totale) sono stati in mobilità, studiando e sostenendo esami presso un ateneo estero, e più del 23% di loro lo ha fatto attraverso programmi di mobilità internazionale diversi da Erasmus+, attivati grazie alla cooperazione internazionale dei singoli atenei. Questi ultimi, da parte loro, hanno ospitato oltre 29.000 studenti stranieri in mobilità. Nel 2016 quasi il 9% dei corsi di studio erogati era interamente in lingua inglese o con specifici curricula interamente in lingua inglese, mentre il 13% dei corsi di studio prevedeva il rilascio del titolo doppio o congiunto (double/joint degree).

«Un riconoscimento da record per la nostra università, segno che il lavoro e la costanza alla fine pagano sempre». Commenta così il rettore, Gino Mirocle Crisci, il piazzamento al secondo posto tra i grandi atenei statali dell’Università della Calabria, secondo la classifica del Censis. Una graduatoria suddivisa per categorie omogenee in dimensioni (l’Unical è tra i grandi atenei statali da 20.000 a 40.000 iscritti), relativa all’anno accademico 2018/2019, valutate in base ai servizi, le strutture, le borse di studio offerte agli studenti, la comunicazione e l’internalizzazione. Il balzo in avanti, rispetto allo scorso anno, è stato registrato grazie all’incremento del punteggio sulle borse di studio (110 quest’anno con un +22 punti) e la comunicazione e i servizi digitali (94 con un incremento di 12 punti), che unito alle altre voci ha visto una valutazione finale di 92 punti per l’Unical che arriva sul podio alle spalle della sola università di Perugia, che ha ottenuto 93,8. Punteggi massimi, superiori anche alla stessa Perugia, l’Unical li ha ottenuti anche nella valutazione sui servizi (110).

«La ricerca del Censis è un valido aiuto per gli studenti che vogliono orientarsi nel mondo delle università – commenta il rettore – e i risultati finali che ci premiano con questo secondo posto sono frutto dell’impegno di tutto il personale dell’ateneo, dai docenti al personale tecnico amministrativo, che ci tengo a ringraziare personalmente. Tutti noi siamo orgogliosi quando classifiche prestigiose come quella del Censis ci piazzanoin posizioni così alte, che confermano che nulla abbiamo da invidiare ai grandi atenei del Nord».

«I buoni risultati ottenuti – conclude Crisci – ci servono da stimolo per crescere ancora, puntando, in particolare, sul miglioramento dei servizi, sul potenziamento dei laboratori didattici, su nuovi progetti Erasmus e su corsi di laurea con rilascio di titolo congiunto, molto richiesti e caratterizzati per l’alta qualità degli studi e per lo specifico valore aggiunto internazionale».