Reggina, cessione saltata. I 3 diktat da cui ripartire per il 2018/2019

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Tanto tuonò che non piovve. Le ultime settimane hanno visto la Reggina ritrovarsi con in mano l’ennesimo pugno di mosche sul piano della cessione societaria. Replicando, almeno per la dinamica, quanto successe nel 2015, quando allora Lillo Foti fu vicinissimo a cedere la Reggina Calcio 1986 a Nick Scali, anche questa volta, tre anni dopo, coloro che si erano detti pronti a rilevare il club, stavolta in acque – almeno economiche – ben più tranquille, hanno deciso di dirigere i propri interessi altrove. Ciò che, però, è ben diverso da allora è il futuro prossimo dei colori amaranto.

Nell’estate del 2015, la mancata cessione del sodalizio dello Stretto all’imprenditore australiano, infatti, segnò la fine dell’era Foti, che non riuscí a far fronte ai debiti accumulati e non poté iscrivere la squadra al campionato di Lega Pro 2015/2016. Oggi, pur non navigando nell’oro, i Praticò non avranno alcun problema a far calcio nell’annata 2018/2019, pur non potendo allestire, salvo clamorosi eventi, un organico che possa allinearsi, per fare un esempio concreto, a quelli odierni di Lecce e Catania.

I vertici di Via Petrara, comunque, hanno fatto sapere di voler riavvicinare la gente alle vicende della compagine che, ogni settimana, rappresenta calcisticamente la città di Reggio Calabria a livello nazionale. Una missione, visto l’andamento di questo campionato, decisamente complicata ma, seguendo i giusti criteri, non impossibile. Principalmente, urgerebbero 3 mosse per riaccendere, anche minimamente, la fiammella d’entusiasmo che s’era vista nel primo biennio targato Praticò.

RIAPPROPRIARSI DELL’AMBIZIONE – Molte delle lamentele verso la recente gestione scaturiscono da alcuni errori di comunicazione, operati proprio dall’attuale presidente della società. Effettivamente, dopo il primo anno di rodaggio nella categoria, era lecito aspettarsi una, anche minima, voglia d’andar oltre la salvezza in Serie C. Puntando, magari, ad un decimo posto che, vista l’indegna struttura del torneo di terza serie, darebbe l‘accesso ai play-off per la promozione in B, oltre che il ticket per tornare a partecipare alla Coppa Italia Nazionale. D’altronde, a tratti, lo stesso organico attuale ha dimostrato che, con una gestione migliore, i presupposti per arrivare al decimo posto non erano assolutamente campati in aria. Serve necessariamente, quindi, alzare l’asticella, prefiggendosi l’obiettivo di prendere il posto, nell’attuale classifica, di un Rende – sesto – o di una Virtus Francavilla – ottavo – qualsiasi.

RICREARE UN LEGAME CON LA CITTÀ – Altra missione imprescindibile, poi, è quella di ricreare il feeling, fra Reggio e la Reggina, che ha contraddistinto gran parte della storia del calcio colorato d’amaranto, non necessariamente quello dell’epopea nella massima serie. In tal senso, sono apprezzabili le visite negli istituti scolastici di quest’ultimo periodo ed il comunicato emesso nella scorsa settimana, nel quale lo stesso Presidente annunciava di voler intervenire per ricostruire quello che gli ultimi anni hanno, praticamente, distrutto. Non serve, necessariamente, una Reggina di reggini, bensì serve una Reggina ricca di gente che pensi Reggio Calabria come la sua seconda casa.

RIDARE DECORO AL GRANILLO – Qui si entra in un ambito che non tocca esclusivamente le possibilità del club. Troppe volte quest’anno si è assistito ad uno spettacolo indecente una volta entrati nel glorioso impianto di via Galilei. Tralasciando che, in un mondo utopico, il Granillo andrebbe abbattuto e ricostruito, sarebbe peccato mortale vedere, anche nella prossima stagione, gli scempi, a livello di manto erboso e non solo, visti in questa stagione. Servono interventi concreti: una risemina del prato, una maggiore cura degli spalti, un sistema d’accesso che non veda il formarsi di code chilometriche agli ingressi. Non succedeva in Serie A, non può succedere in Serie C. Chi vuole intendere, intenda.