"Il tempo di una notte" della reggina Annarita Marino

di Eva Curatola - Come ogni domenica CityNow torna

di Eva Curatola – Come ogni domenica CityNow torna con la rubrica #InsideTheBook, proponendovi un libro da leggere. A far da protagonista questa settima è il volume “Il tempo di una notte” della reggina Annarita Marino.

Annarita Marino nasce a Reggio Calabria il 4 giugno 1972. Dopo le prime esperienze teatrali nella sua città di origine, frequenta a Roma l’Accademia Salvo Randone, diretta da Lorenzo Artale. Dal 1998 è protagonista di molti allestimenti scenici di generi diversi, dal brillante al comico puro, fino al genere drammatico. Si ricordano, tra gli altri, “Delitto e castigo” con la regia di Claudio Boccaccini, “Lo zoo di vetro” e “Una coppia aperta” diretti da Lorenzo Artale, “I diari del rock” con la regia di Luca Brignone. Nel 2011 porta in scena con grande successo di pubblico “Il tempo di una notte”, monologo scritto e interpretato da lei, con la regia di Luca Brignone. Nel 2014 è in scena al 57° Festival dei Due Mondi di Spoleto con lo spettacolo “The Dubliners”, diretto da Giancarlo Sepe.

Una vita costellata di successi teatrali, che purtroppo si spegne prematuramente il 27 luglio 2015 dopo una breve malattia all’età di 39 anni.

‘Il tempo di una notte’ è il monologo di Enrichetta, figlia di Eleonora Duse. Il piccolo volume nasce inizialmente come piece teatrale, scritta e interpretata da Annarita Marino, con la regia di Luca Brignone.

Solo successivamente l’opera verrà riprodotta in testo curato dalla sorella Maria Teresa Marino, con l’introduzione di Luca Barbareschi (Città del Sole Edizioni, pp. 64, 10 euro).

Il libro nasce dallo studio del rapporto quasi esclusivamente epistolare tra madre e figlia con un’ottantina di lettere scritte in italiano, francese ed inglese (tra il 1892 e il 1924). Ad essere narrate sono due esistenze che scorrono parallele, distanti e silenziose, vicine solo negli echi di dolori antichi e di antichi rimorsi.

Enrichetta, nata dal matrimonio di Eleonora Duse con Tebaldo Marchetti in arte Checchi, si racconta dopo la morte di quella madre che non ha mai pienamente conosciuto, rinchiusa in una solitudine difficile da accettare.

Eleonora Duse fa fatica a interpretare il suo ruolo reale, in contrapposizione e in virtù della sua capacità di immedesimazione nei suoi personaggi, così profonda da riuscire a vivere le loro emozioni.

Quella tra Eleonora ed Enrichetta è una storia tra madre e figlia, come se ne vedono tante al giorno d’oggi. E’ la storia di una madre presa dalla carriera teatrale e di una figlia ancora bambina costretta a seguire il genitore nella sua corsa di donna dello spettacolo.

”Andiamo Enrichetta… dai che è tardi… la mamma deve andare…. Andare, partire…”.

Per Enrichetta arriva poi la vita in collegio: Torino, Dresda e infine Inghilterra. Anni che la bambina diventata prima ragazza e poi donna porterà sempre nel suo cuore con quel rancore tipico dei figli che vorrebbero dei genitori più presenti.

Con l’età adulta Enrichetta abbandona quel rancore che ha caratterizzato gli anni della sua infanzia e della sua adolescenza, per lasciare spazio al buon senso che la spinge a cercare la madre nel luogo che ha rappresentato la sua esistenza: il teatro.

Un ultimo, estremo, tentativo di riallacciare quel rapporto ormai andato perduto che non le ha permesso mai di sentirsi una vera “figlia“.

Un toccante racconto più che mai attuale, dai risvolti amari, che lascia il lettore in trepidante attesa di scoprire i misteri che si celano dietro la storia di queste due donne unite da un legame indissolubile.

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