Teresa Averta incontra il priore della Certosa di Serra San Bruno

 Un’alba straordinaria, quella dell’undici di

 Un’alba straordinaria, quella dell’undici di Agosto 2018, che ci regala un giorno nuovo al monastero certosino di Serra San Bruno, alla “Cittadella dello spirito” come l’ha definita il Papa emerito Ratzinger nella memorabile visita alla Certosa nell’ottobre del 2011.

Serra san Bruno è, veramente, un importante centro di religiosità e di ricerca del Signore, nello spirito della clausura, oltre ad essere anche un monumento dall’alto valore storico-culturale, e meta fondamentale del turismo religioso nazionale e internazionale. L’antico eremo dei certosini, incastonato come una perla naturale in uno scenario paesaggistico, ambientale del tutto singolare, è in buono stato di conservazione, ma richiede la necessità di una cura continua e straordinaria; per questo il Parco sempre sensibile a questi temi ha messo in opera dei lavori di riqualificazione e finitura in previsione degli importanti e frequenti eventi religiosi straordinari.

Accompagnata da cari amici -accomunati dalla medesima passione- a visitare il Museo della Certosa, ho potuto incontrare Dom Basilio Trivellato in carne ed ossa, sì proprio lui. L’uomo che sorrise a “Leonardo Sciascia”, decide di riceverci. Sapendo, anche del mio desiderio di voler approfondire la conoscenza della vita contemplativa e di voler scrivere presto, un saggio storico – teologico, che documentasse quei luoghi, eccolo, all’ingresso, puntualissimo ad attenderci. Bello, raggiante come il sole e col sorriso sornione, si avvicina, si presenta e ci porge la mano, stringendocela come fossimo dei vecchi e cari amici.

Un uomo alto, imponente, testa rasata, sguardo intelligente, con i tratti del viso ancora freschi, nonostante l’età ma gli occhi esprimevano le inquietudini, i sacrifici di anni e anni di solitudine, vissuta in mistico raccoglimento e in preghiera contemplativa. Il suo accento conserva, ancora le sue origini venete, ma ormai, la sua dolce dimora è qui, nell’estremo sud della nostra bella Italia, dove a suo dire: della cara Calabria ama il mare e i monti, il formaggio e il salame, prodotti tipici calabresi, che a lui son molto graditi, ma non può mangiare, a causa dell’osservanza delle regole monastiche, e in sostituzione si nutre come anche i fratelli conventuali del prelibato pesce dell’azzurro e cristallino, “mare nostro”.

Ci accoglie con grande calore e simpatia, e ci accompagna lui, proprio lui (non succede quasi mai) a conoscere il patrimonio artistico e culturale del Museo della Certosa. Non aveva mai fatto prima d’ora, da Cicerone a nessuno, e per noi averlo come guida, è stato un miracolo! Una Grazia speciale.

Con viso gioioso e parola mite -alternata a battute scherzose- Dom Basilio volteggiava come una leggiadra farfalla dentro la sua tunica bianca avorio, nelle stanze del museo, a raccontare storia e cultura a noi poveri e umili mortali.

Lo guardavo e immortalavo quei momenti unici e irripetibili, e ascoltandolo, pensavo alla vita meravigliosa e piena di Dio, di quest’uomo, che aveva dato e dà ancora lustro alla Calabria. Sul suo volto c’era tutta la gioia di essere certosino e la voglia di raccontarcelo, di gridarlo a tutto l’universo.

Dal 28 novembre del 2014, su nomina del Reverendo Padre Generale dom Dysmas de Lassus, il Padre Basilio è il nuovo Priore della Certosa di Serra San Bruno, antico monastero che Bruno di Colonia, fondatore dell’Ordine dei certosini, edificò insieme ai suoi compagni intorno al 1091.

È cresciuto culturalmente e spiritualmente alla scuola d’arte, di diritto e di catechetica di Mons. Albino Luciani, diventato Papa con il nome di Giovanni Paolo I. Più che parlare, ama tanto pregare:- Sa – ci dice sorridendo – la nostra vita è consacrata alla preghiera; noi viviamo per il silenzio. Di noi è stato già detto tutto. Anch’io nasco in una città di cui non devo dire nulla, sennonché è stata la dimora del grande Sant’Antonio di Padova. Per noi deve parlare il nostro silenzio. La nostra deve essere una continua contemplazione nella ricerca di Dio.

Il candido e gioioso certosino ci guida, per corridoi, scale e celle; non abbiamo voglia di far domande, di verificare, ma solo di osservare e contemplare quelle meraviglie. Ci sentiamo anche noi coinvolti, tenuti all’osservanza di un segreto, di un mistero. Aleggia uno spirito di pace e respiriamo forte e intensamente silenzio e storia.

Qualcuno, cautamente, e guardandosi intorno interrompe quell’atmosfera, rivolgendo una timida domanda al Priore: ma solo quando il certosino si volta a guardarci e a scrutarci. Si aspettano le risposte, sempre col suo sguardo chiaro in cui trascorrono diffidenza e ironia. Si chiede, in quanti sono, oggi, nel convento, e lui ci spiega che, all’inizio della missione erano in tre e ora son diventati dodici come gli apostoli di Gesù.

Pur non trattandosi di un’intervista, lui con simpatia e grande disponibilità, si sottopone a una breve riflessione dopo essersi raccontato in poche e brevi notizie. Ci dice che è ritornato come Priore alla Certosa di Serra San Bruno il 28.11.2014 dove aveva trascorso due anni (1999-2000) come Vicario, con l’incarico di celebrare la messa domenicale alla cappella esterna della Certosa. Dom Basilio è un grande amante di San Bruno, dei serresi e di tutti i calabresi. All’inizio del suo mandato ha affidato a S. Maria del Bosco e a San Bruno i serresi, specialmente gli ammalati, i poveri e gli ultimi, implorando grande prosperità, concordia, benessere materiale e spirituale, e mentre ci parla di questo, ci mostra una scultura particolare di Maria Immacolata, che è unica al mondo. Tocca quella statua, la accarezza come fosse la Madre di Dio, in persona. Ha il passo spedito e deciso… e noi come soldatini dietro a seguirlo. Terminato il giro al museo, al suono della campana di Mezzogiorno, proprio io, mi rivolgo a lui dicendo:-Padre Basilio per voi, sicuramente, è l’ora della mensa e forse dobbiamo salutarci.

Lui mi guarda, sorride e dolcemente risponde: –sì è vero, ma che vuole che sia un’ora di digiuno in più … offriamo tutto, al Signore.

Improvvisamente, mette le mani in tasca, impugna un mazzo di chiavi e ci dice:- venite e seguitemi di sopra, all’altro piano. Ci fa attraversare un’ampia rampa di scale di marmo bianco, che sembravano quelle del paradiso e ci ospita nel suo ufficio privato, al piano superiore della struttura. Lì, ci invita a sederci e desidera conoscere per sommi capi- perché il tempo a disposizione era quasi scaduto- la mia persona e quella degli amici ospiti. Qualche accenno alla nostra vita spirituale e pratica… e poi ci fa pregare, per pochi minuti con lui, facendoci dono della sua speciale benedizione. Sereni e felici, scendiamo giù nell’ampio e meraviglioso giardino del Museo, dove non si risparmia a fotografarsi con noi. Decide lui, la postazione per la foto-ricordo: rigorosamente davanti alla sua bella Madonnina circondata di piante e di aiuole profumate. Mi ha colpito, molto, questa profonda e intensa devozione a Maria Vergine Santa, madre nostra e madre del mondo intero.

Ho avuto la fortuna insieme a mio marito e ai miei cari amici d’incontrare padre Basilio per la prima volta nella mia vita, di girare intorno alle mura della Certosa, di dialogare con lui per qualche ora, e di capire di più, sul mondo della clausura e della contemplazione, che mi affascina e mi piacerebbe approfondire con la mia scrittura.

Dom Basilio, un certosino straordinario, un uomo erudito, un pezzo di Calabria nuova e bella, una persona di vivace intellettualità, un uomo dallo spirito franco e gioioso, ha sicuramente lasciato il segno di un sole che splende e può splendere ancora, e portare luce nel buio delle nostre vite. Un rappresentante della spiritualità in Calabria che apre, attraverso il silenzio e la preghiera, una nuova stagione da trascorrere nei luoghi vissuti da san Bruno nella certosa di Serra, nei quali si potrà respirare non solo il profumo di pini e cipressi ma l’energia spirituale, che darà forza all’anima e ci permetterà di crescere comunità cristiana calabrese.

Grazie caro Padre Basilio, a nome mio, e di tutta la comunità calabrese, per questo incontro prezioso che apre le porte a una primavera nuova di fede.