“Io Volevo Farli Qui”: il progetto che valorizza la Calabria con un taglio di capelli

Ci troviamo in Calabria, nella nostra bellissima t

Ci troviamo in Calabria, nella nostra bellissima terra, ricca di storia e tradizione, ma anche di talenti e di innovative idee.

Siamo con Francesco Adduci, un ragazzo dalle umili origini che ha ereditato dal nonno uno dei mestieri più vecchi del mondo, per lui anzi è una passione, fa il parrucchiere ed è rinomato per la sua voglia di uscire dagli schemi. Oggi Francesco ci parlerà di “Io Volevo Farli Qui”, un progetto particolare che si fonda su un importante obiettivo: valorizzare la Calabria.

Questo progetto nasce proprio da lui, che dopo aver fatto un sogno durante una notte come le altre, decide di realizzare la sua stravagante idea, cioè quella di portare i propri clienti a fare un taglio di capelli nei luoghi più affascinanti dell’alto tirreno cosentino  “per dar loro la possibilità di ammirare il panorama circostante e far riscoprire il meraviglioso patrimonio di cui siamo detentori. Tutto questo viene raccontato da un video che descrive ogni uscita. L’idea prende piede circa un anno e mezzo fa, e adesso viene effettuato anche il taglio femminile a opera di Mario Minici. L’iniziativa vuole però allargarsi a nuove mete anche al di fuori della Calabria, la Riviera dei Cedri è solo un punto di partenza”, racconta Francesco ai microfoni di CityNow.

Ma come funziona questa “pazzia”?

“Il concetto è semplice: i clienti vengono portati fuori da un qualsiasi salone e si fanno tagliare i capelli immersi in uno degli innumerevoli patrimoni di origine storica-culturale-architettonica che la nostra terra detiene e di cui purtroppo molto spesso ci dimentichiamo di avere”.

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Quale è l’obiettivo principale del progetto?

“L’obbiettivo è quello di far vedere e raccontare quanto di bello e meraviglioso abbiamo nella nostra terra e non solo, facendo immergere chi ci vede nel luogo che stiamo raccontando, facendolo riscoprire e visitare attraverso i nostri video”.

Il posto più particolare in Calabria in cui finora “li avete fatti”?

“Il posto più suggestivo e affascinante finora è stato l’Arcomagno di San Nicola Arcella, ma di certo non passano inosservati i Ruderi di Cirella, l’isola di Dino, la Torre dell’Orologio ad Orsomarso e molti altri.”

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Da chi è composta la vostra equipe e come lavorate?

“La nostra equipe prevede i due pazzi parrucchieri che sarebbero capaci di scalare montagne…in parte già stato fatto nel video realizzato tra le vette innevate di Verbicaro, pur di riuscire portare avanti la loro impresa, e sono io, Francesco Adduci, e Mario Minici. Ad accompagnarli un reparto tecnico, Gabriele Gaeta, Francesco Garritano e Angelo Benvenuto che si occupano delle riprese e montaggio con un’attrezzatura ben più pesante delle forbici (svantaggiati quando bisogna fare lunghe scalinate). Gabriele e Francesco sono rispettivamente un videomaker e un regista mentre Angelo è un fotografo fuori dagli schemi. La ciliegina sulla torta è però Michela De Marco! La nostra scenografa che da poco è entrata a far parte del gruppo ma già ha dimostrato il suo immenso valore”.

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Quanto pensate che i social network possano essere utili per la valorizzazione del territorio?

“I social sono una grande risorsa e in quanto tale dev’essere sfruttata al meglio, noi vogliamo che le persone osservino le meraviglie territoriali e questi sono la miglior forma di diffusione. Perdiamo molto del nostro tempo sui social, a volte per cose di poco conto, invece noi rubiamo qualche minuto per mostrare qualcosa di più importante: la nostra storia, la nostra cultura, le nostre origini, ma soprattutto l’enorme potenziale che la nostra terra ha e che purtroppo non viene sempre sfruttato”.

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Una terra ricca, ma contemporaneamente ostile. Cosa pensate della nostra Calabria?

La Calabria non è solo mal costume e noi siamo prova esistente di questa affermazione, la Calabria è molto altro, è un patrimonio storico-culturale che non dev’essere dimenticato, è un luogo abitato da persone genuine, dal clima meraviglioso e dall’eccellente cibo, come ci ricorda un recente articolo del New York Times, è un luogo che va sfruttato per le sue potenzialità. Speriamo che anche l’amministrazione pubblica se ne renda conto”.