Leucopetra

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LEUCOPETRA (dal greco “bianca pietra”) di Capo d’Armi racchiude nella sua toponomastica duemila e più anni di storia, dall’Ulisse di Omero alla Magna Grecia, dalla Roma di Plinio ai Turchi, attraverso l’imperatore Carlo V e la battaglia di Lepanto.

L’omerico Ulisse diede il nome di “Leucopetra” alla parte meridionale dello Stretto di Messina lato Calabria.

Secondo lo studioso Strabone, Leucopetra tra il VII e il V secolo A.C. era fertile, ubertosa, ricca di miniere di argento, di rame e di ferro, fiorente per il commercio, espressione della Magna Grecia per la gentilezza dei suoi abitanti, la loro cortesia e premura verso il “forestiero”, la tradizionale ospitalità .

Secondo il latino Plinio, Leucopetra è la “spalla” da cui parte l’Appennino che sostiene tutta l’Italia.

Secondo Strabone, essa è “finis Appennini”, ovvero sostegno dell’Appennino e cioè spina dorsale dell’Italia. Leucopetra fu, infine, rinominata Capo d’Armi, dopo che la flotta cristiana al comando di Don Giovanni d’Austria, fratello di Carlo V di Spagna, partendo da quella costa, sconfisse a Lepanto nel 1571 i temibili Turchi che sino ad allora avevano dominato il Mediterraneo.

Oggi Leucopetra di Capo d’Armi è il più meridionale ed il più suggestivo lembo di terra del Bel Paese, naturale trampolino dell’Europa per metter prua verso i lidi emergenti del Mare Nostrum.

Via Nazionale Lazzaro,