NMUN a New York: ecco il racconto di una studentessa calabrese per le strade della Grande Mela
26 Ottobre 2014 - 17:12 | di Redazione

di Giorgia Puntoriere – Come diceva Osho, la gioia e le emozioni vanno condivise. Ciò appaga e consente al prossimo di arricchirsi.Oggi, pertanto, vorrei condividere con voi la mia esperienza vissuta a New York con il progetto NMUN.Tutto è nato per puro caso. Una collega universitaria durante una lezione, raccontava, proprio come sto facendo io adesso, la sua esperienza newyorkese. Incuriosita da tanto entusiasmo, le chiesi cosa si dovesse fare per partecipare al progetto. Presi informazioni sul web e decisi di contattare l’Ente responsabile: UniOne. Mi dissero che avrei dovuto sostenere due colloqui: uno motivazionale ed uno di competenza linguistica. Decisi di farli e aspettai di essere ricontattata. Poco dopo mi fu comunicato di poter prendere parte al progetto a tutti gli effetti. Fu un colpo al cuore!“Un ragazza calabrese girovagherà per le strade della grande mela”, pensai.Iniziai a realizzare nel momento in cui salii sull’aereo, e nove ore son bastate per metabolizzare!Passando agli aspetti più tecnici, sono stata seguita, passo dopo passo, lungo tutto il mio percorso. Avviene un po’ come per gli esami universitari: ti si spiega la lezione, ti prepari e sostieni l’esame. Il risultato? Beh, un bel 30 e Lode!La preparazione, didattica e psicologica, consiste in lezioni dirette e via Skype con tanto di materiale e simulazioni, informali e formali.L’Ente UniOne, è composto da persone squisite, professionali, preparate, disponibili, incoraggianti e amichevoli. Soprattutto, persone che credono fermamente in quello che fanno.Una volta conclusa la preparazione, seguita da una simulazione finale formale, l’unica cosa che restava era raccogliere le emozioni e preparare la valigia!Dal momento dell’iscrizione a quello della partenza, affrontai il tutto come se si trattasse di un gioco. Non sapevo minimamente a cosa stessi andando incontro. La parte più bella e gratificante è stata, senza ombra di dubbio, quella vissuta lì. La magica e suggestiva Manhattan diventava realtà. Mi ritrovai avvolta nella sua grandezza, nella sua bellezza, nel suo stupore. E’ stupefacente girovagare per le strade canticchiando “New York, New York” o “Que Sera, Sera”. Sentirsi ogni giorno protagonista di un film. Sentirsi ogni giorno Carry, di Sex & the City. Sentirsi piccoli e grandi allo stesso tempo.La Grande mela..Credo non ci sia niente di equiparabile al rilassarsi sul prato a Central Park, fermarsi al Strawberry Field, in cui c’è la lapide sempre piena di fiori per ricordare John Lennon, vedere le luci e la maestosità di Manhattan dall’alto (Empire State Building, Top of the Rock, Rockefeller Center), aspettare l’alba sul ponte di Brooklyn, entrare da Tiffany e sentirsi Audrey Hepburn, entrare nella pasticceria The Magnolia Bakery, visitare il MoMa, cantare e ballare durante la messa gospel a Harlem, vedere la Statua della Libertà talmente tanto vicino da sembrare di poterla toccare, passeggiare sulla Fifth Avenue, così, giusto per rifarsi gli occhi, salire sui famosissimi taxi gialli newyorkesi e sperare di poter urlare “segua quella macchina”! E’ stato tutto così incredibilmente magico. L’atmosfera più suggestiva sicuramente la si respira a Ground Zero. Una volta lì, si viene avvolti dal silenzio, dal dolore, dal ricordo. Sembra quasi di aver vissuto in prima persona il tragico evento. Significative sono la commozione attorno alle due grandi vasche che, adesso, sostituiscono le Torri Gemelle e l’insistenza, fors’anche più significativa, ovvero l’assenza di qualsiasi capacità simbolica da parte dell’architettura chiamata a rievocarlo.Dicevo che ci si sente piccoli e grandi allo stesso tempo. Piccoli, per tanta maestosità, e grandi, in questo caso, per avere avuto il coraggio e la volontà di mettersi in gioco.Cos’era il tanto ambito NMUN?“(National Model United Nations): la simulazione diplomatica più famosa al mondo, organizzata dall’NCCA. Quest’ultima è un’organizzazione no-profit che diffonde e migliora la comprensione dei processi diplomatici delle Nazioni Unite occupandosi di questioni internazionali. Con NMUN si cerca di influenzare positivamente la vita dei partecipanti e prepararli ad essere cittadini migliori attraverso esperienze educative che enfatizzano la collaborazione e la risoluzione cooperativa dei conflitti.”Anch’io, come voi, mi sono trovata davanti a questo testo, intimorita forse.In pratica, quindi, in cosa consiste? Più di 5.000 delegati (la metà provengono da paesi al di fuori dagli Stati Uniti) si trovano, ogni primavera, a New York per discutere le attuali problematiche globali. Si viene divisi in Commissioni di lavoro e si mettono in atto dei serissimi work-shop. Il primo giorno di lavori mi sentivo spaesata, fuori dal mondo. Ho pensato di mollare tutto perché non mi sentivo all’altezza: sei tu, la tua conoscenza dell’inglese, la tua conoscenza in merito all’Onu e all’intero progetto, la tua curiosità, la tua voglia di fare e altri 5000 ragazzi provenienti da tutto il mondo con la tua stessa voglia di fare, di mettersi in gioco, spesso in maniera agguerrita.Si possono cogliere da subito due aspetti principali: la serietà (tanta) e lo spirito di gruppo. A livello umano, invece, i forti legami che si vengono a creare.All’interno di questo contesto senti che stai contribuendo, che stai mettendo del tuo per raggiungere uno scopo.A tal proposito, mi preme precisare che questo tipo di esperienza, oltre a servire a chi ambisce ad una carriera a livello internazionale, serve per se stessi. Aumenta l’autostima, rompe l’imbarazzo, aiuta a socializzare, misurarsi e mettersi in gioco. Oltre a “discutere tra ragazzi” durante i lavori informali, si “simula” davvero: si propongono le proprie idee davanti alla propria commissione, rigorosamente in lingua inglese, ci si oppone se le idee altrui non rispecchiano le nostre, ecc. Inoltre, occorre imparare una sorta di codice comportamentale per muoversi all’interno dei vari contesti: il modo corretto per intervenire, per chiedere la modifica di una mozione ecc. Tutto molto serio e decisamente professionale. Perciò ci si sente “grandi”.Insomma, il progetto riempie sotto molteplici aspetti: formativo, emotivo, relazionale, etico.Sono davvero contenta di aver deciso di partecipare e credo che lo rifarò ancora, più e più volte. Una volta ritornata alla quotidianità, desidero spesso ritornare.Chi parte lascia un pezzo di cuore che, quanto prima, andrà a riprendersi.Volevo ringraziare chi mi ha seguita: Ente UniOne. Singolarmente: Paolo Romano (Direttore), Denis Veneziano, Enrico Coppa, Giovanni Coppolino, Vanessa Veneziano, Priscilla la Delfa, Francesco Agnello, Carmelo Coppolino (Rappresentante legale) e tutti i meravigliosi ragazzi che ho conosciuto e che sono stati i miei compagni di viaggio, in particolar modo Alice Minniti.Auguro a tutti di poter vivere un’esperienza così significativa. Anzi, lo consiglio.« Chi torna da un viaggio non è mai la stessa persona che è partita. » link