Vincenzo Falcone racconta la Calabria: "Oggi sarebbe la Florida d'Italia"

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Come ogni domenica CityNow torna con un nuovo appuntamento della rubrica #InsideTheBook proponendovi un libro da leggere. A far da protagonista questa settimana ‘L’industrializzazione senza volto’ di Vincenzo Falcone.

L’autore catanzarese è laureato in Economia Politica presso l’Università Bocconi di Milano, ed è membro dell’Organizzazione Mondiale della Stampa Periodica, con sede a Bruxelles, dal 1995, ha prodotto, fino ad oggi, oltre 250 documenti tra pubblicazioni, articoli per la stampa, studi e ricerche a livello regionale, nazionale ed internazionale.

Un vero e proprio uragano di sapienza che ha investito la Calabria con le sue idee. Fra la sue pubblicazioni vanno ricordate: “La Calabria tra Leggi dello Stato e Direttive Comunitarie”, “Le Ferriere di Mongiana, un’occasione mancata”, “Storia Economica e Politica dell’integrazione Europea”, “Una Maratona per la Calabria”, “Calabria la velocità immobile”.

In “L’industrializzazione senza volto” Vincenzo Falcone mette in luce le cause e le conseguenze, tutt’oggi visibili, del mancato rilancio industriale della regione, partendo dall’approvazione del Pacchetto Colombo fino al completo collasso di tutti i progetti che hanno indebolito ancora di più la Calabria, anche rispetto al resto del Mezzogiorno.

Una verità cruda e un pò scomoda, che porta una delle regioni più belle d’Italia ad essere svantaggiata rispetto a tante altre. Quello raccontato da Falcone nel suo libro è il fallimento di cinquant’anni di politica industriale che, non sostenendo le aziende medio/ grandi già esistenti, ha portato all’avvelenamento e al degrado del territorio con l’insediamento di impianti industriali molto spesso incompiuti, ma essenzialmente nocivi e pericolosi.

“Oggi la Calabria sarebbe la “Florida d’Italia”.

Queste le parole che Falcone rivolge ai lettori per far ben capire la situazione in cui verte oggi la nostra povera regione.

“Tutta la classe dirigente (e non solo quella politica locale e nazionale) ha avuto il grande merito di rendere la Calabria un deserto indistinto, bruciando tutto quello che poteva ardere, invece, in termini di benessere e di più elevato livello di vita.”
C’è un imminente e profondo bisogno di un approfondimento storico per non dimenticare e meglio comprendere “l’inganno e la beffa” perpetrati ai danni della Calabria e dei calabresi. “Io ci ho provato, ma incito altri a studiare un passato che potrebbe aiutare le future classi dirigenti a cambiare marcia e percorso rispetto al processo involutivo ancora in atto”.

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