Doppio Sogno – ‘Sfida senza regole’: De Niro, Al Pacino e l’occasione persa
28 Ottobre 2018 - 19:12 | di Pasquale Romano
Come poter parlare di ‘Sfida senza regole’ senza partire da loro, anzi da LORO? L’ovvio riferimento sono Robert De Niro e Al Pacino, definibili semplicemente come i due più grandi attori viventi.
Va da sé che l’attesa per il film uscito nel 2008 era spasmodica, enormemente giustificata dal vedere per la prima volta, e forse ultima, i due mostri sacri fianco a fianco, presenti durante l’arco del film in maniera costante e contemporanea, cosa invece non accaduta nei due precedenti film girati insieme, Il Padrino e Heat.
Per rendere l’idea della grandezza dei personaggi, il ristorante in cui avveniva l’incontro tra i due nel magnifico Heat di Michael Mann (una delle poche scene che li vedeva contemporaneamente sullo schermo) è diventato un luogo di culto ancora oggi preda di fan, che chiedono di poter mangiare in quel tavolo.
In Sfida senza regole De Niro e Al Pacino (stranamente non doppiato da Giancarlo Giannini, all’epoca suo alter-ego naturale) sono il detective Turk e il detective Rooster, amici più che colleghi da trent’anni, e sulla via della pensione. A interrompere la loro tranquilla esistenza pre-congedo arriva una serie di omicidi, cadaveri accompagnati da frasi poetiche in rima lasciate sul luogo del delitto dal misterioso assassino.
Gli omicidi iniziano a susseguirsi, e il più delle volte si tratta di persone non esattamente integerrime: spacciatori, stupratori, protettori di prostitute, tutta gente di cui non sentire troppo la mancanza.
Persone che i due detective conoscevano bene, e proprio per questi continui collegamenti tra le vittime e i due protagonisti, va sbiadendosi l’alone del serial killer, il naturale ricercato in occasioni del genere.
Fomentato dalle convinzioni di alcuni colleghi, i sospetti iniziano a ricadere proprio su uno dei due detective,Turk per la precisione, in rotta di collisione con un collega anche per questioni amorose. La pellicola si fonde anche attraverso frammenti di flash-forward che ci fanno vedere sin dall’inizio Turk che si autoaccusa di quindici omicidi, spiegando anche i moventi dei vari delitti.
Il film è stato affidato alle mani esperte ma poco talentuose di John Avnet, mestierante di Hollywood che alternando il ruolo di produttore con quello di regista (cosa peraltro accaduta anche in questo film) non si è mai fatto notare eccessivamente.
Anche la sceneggiatura è opera di un semi-sconosciuto, Russell Gewirtz, che dopo varie serie tv americane per il grande schermo aveva scritto il solo Inside Man di Spike Lee, opera peraltro interessante.
Scelte di basso rilievo che rendono evidente il pieno controllo della pellicola da parte di De Niro e Pacino, dalla nascita alla post-produzione, e del resto come sarebbe potuto essere diversamente con due personalità di questo calibro sul set? Purtroppo però il film si presenta come il solito thriller di medio-basso livello, insomma quello che si trova in televisione in seconda serata.
Lo stra-abusato cocktail di stupratori, boss di quartiere, prostitute, spacciatori e protettori non funziona, regalandoci la sensazione che forse per De Niro e Pacino sarebbe stato meglio aspettare copioni maggiormente validi vista l’occasione più unica che rara.
Magari in mano a Scorsese, De Palma o altri big della regia il film avrebbe reso diversamente, ma sarebbero rimasti i difetti principali, legati ad una scrittura maldestra e sfilacciata.
Molti sono i personaggi già visti e senza mordente, e anche le critiche su certe abitudini infime e gli affondi morali si rivelano insipidi. Gewirtz cerca di unire il lirismo dei personaggi con la tremenda realtà delle metropoli odierne,viste come spazzatura della società, non solo nei ghetti ma sino ai più alti strati sociali, compito riuscito solo in parte.
A tratti però sembra quasi che il film si vanti, accontentandosi, di avere al suo interno due attori di quel calibro, senza preoccuparsi eccessivamente del resto e lasciando spazio ai siparietti tra i due protagonisti, che rappresentano paradossalmente il meglio della pellicola.
Il colpo di scena poi, marchio di fabbrica ineluttabile dei film thriller su cui poggia l’intera struttura, lascia davvero l’amaro in bocca in quanto a credibilità.
Talvolta sembrano palesarsi espressioni malinconiche in De Niro e Al Pacino, mista a una sorte di stanchezza espressiva, cosa peraltro ovvia dopo quasi mezzo secolo per entrambi passato davanti ad una cinepresa.
Leggero malessere comunque coadiuvato dal non avere, oramai da anni, un grande film a disposizione con il quale mettersi alla prova e dimostrare ancora una volta l’inarrivabile talento posseduto.
Nel bene e nel male, in ogni caso Sfida senza regole passerà alla storia, ci ha dato la possibilità di vedere De Niro e Pacino per tutta la durata del film uno accanto all’altro. Al contempo bisogna rammaricarsi: l’occasione preziosissima, forse unica, è stata sprecata con un’opera dozzinale.
di Pasquale Romano *’Doppio Sogno’ è la rubrica cinematografica di Citynow. Le ultime novità in sala ma anche film recenti e del passato, attori e registi che hanno fatto la storia del cinema. Racconti, recensioni, storie e riflessioni sulla Settima Arte.