Reggio, canto e trascendenza: la Schola Cantorum Ns Signora di Lourdes porta in scena la voce come via alla bellezza

Un convegno tra arte, fede e musica per riscoprire il canto come espressione dell’umano e ponte verso il divino

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Cosa rende davvero autentico il canto? Da questa domanda, semplice ma profonda, è partito il convegno “La Voce e l’Anima – Il Canto tra Tecnica e Trascendenza”, tenutosi lo scorso sabato presso il centro “Made in Med” di contrada Armacà a Pentimele.

Promosso dalla Schola Cantorum Nostra Signora di Lourdes, l’incontro ha trasformato una riflessione sul canto in un viaggio profondo tra corpo e spirito, tra ciò che si può imparare e ciò che si può solo sentire. Un’occasione rara in cui artisti, pensatori e curiosi si sono interrogati su cosa accade quando la voce umana smette di essere solo suono per diventare ascolto, preghiera, presenza.

I relatori dell’evento hanno condotto i presenti in un’esperienza quasi mistica, lasciando il segno con le parole.

“La musica è una via alla bellezza – ha detto Padre Gaetano Lombardo, sacerdote e docente di Filosofia presso l’ISSR di Reggio Calabria. E la bellezza è un linguaggio con cui Dio si rende vicino. Nei giovani vedo che il canto non è solo espressione, ma scoperta di sé. Ed è lì che si fa esperienza del sacro”.

Una riflessione che ha trovato eco nella voce e nella sensibilità del M° Angela Stella Cimbalo, soprano lirico drammatico del Conservatorio “F. Cilea” di Reggio Calabria:

“In una prima parte del convegno si è trattato il lato puramente anatomico del canto, come ad esempio le tecniche di riscaldamento. In realtà, però, parte tutto dal profondo. Il lato tecnico si lega indissolubilmente a quello spirituale, perchè nel canto ci vuole il cuore”.

A introdurre il senso più profondo dell’iniziativa è stata Rita Chirico, presidente dell’associazione organizzatrice:

“Siamo un’associazione culturale nata nel 2017 con l’obiettivo di divulgare la musica sacra attraverso il canto. Con questo convegno abbiamo voluto avvicinare gli appassionati a una realtà che negli anni ci ha dato bellissimi frutti”.

A guidare il dialogo il Prof. Alessandro Emanuele Calabrese, direttore artistico della Schola Cantorum:

“Parlare di voce significa attraversare una soglia. In questa edizione 2025 siamo andati oltre il dualismo tra sacro e profano, cercando nel canto quella sintesi in cui tecnica e ispirazione si fondono, come in un viaggio dantesco verso la trascendenza. Il punto più alto del canto è proprio lì: dove la voce smette di esibirsi e inizia a rivelare.

Parlare di canto – ha aggiunto – significa entrare in un territorio complesso e affascinante, in cui la tecnica e l’anima si incontrano, si fidano l’uno dell’altra e si sostengono a vicenda. Tra la voce e l’anima si trova un’importante dualità – o forse unità – tra ciò che può essere appreso e allenato, come la tecnica vocale e ciò che sfugge ad ogni calcolo, l’intensità emotiva, l’ispirazione e la capacità di toccare chi ascolta”.

Il pubblico ha ascoltato attento, coinvolto da un’atmosfera che ha superato la lezione frontale. Perché, in fondo, parlare di canto significa parlare dell’umano stesso: della sua vulnerabilità, della sua ricerca, della sua capacità di elevarsi.

Un convegno che ha lasciato un segno. E un messaggio chiaro: la voce non è solo ciò che si sente, è ciò che ci attraversa.