Gianni Crea, il reggino che apre le porte del Vaticano: ‘Ho le chiavi del Paradiso’


E’ un reggino, l’uomo che ogni giorno è deputato ad aprire le porte del bunker che custodisce le 2797 chiavi dei musei vaticani. Gianni Crea, originario di Melito di Porto Salvo, è capo clavigero dei musei vaticani. A lui il compito di aprire e chiudere tutte le porte e le finestre, 500 in tutto, 300 del percorso dei visitatori e 200 dei vari laboratori collegati.

A vent’anni il parroco della chiesa che frequentava sulla via Appia gli chiese se voleva lavorare nella basilica vaticana come custode ausiliario, Crea accettò. Qualche anno dopo, partecipò a un concorso per diventare a tutti gli effetti custode. Per un anno lo osservarono, scrutandone puntualità, discrezione e serietà. Poi venne assunto con il nuovo incarico.

“L’alba è il momento più magico. Quando non ci sono gli addetti della sagrestia pontificia, tocca a me prelevare l’unica chiave che non ha numero né copie. È un modello antico come la porta che apre, quella della Cappella Sistina. Giro la serratura della Cappella, per pochi istanti mi sento investito da una meraviglia che non è facile spiegare. Prego, chiedo che tutti i visitatori che di lì a poco entreranno possano provare il medesimo stupore. Sono un privilegiato -confessa ai microfoni di Repubblica.it- ne sono consapevole. E so che di questo privilegio devo esserne sempre degno”.

Gianni Crea racconta di quando da semplice clavigero venne nominato capo, con tutte le soddisfazioni ma anche responsabilità del caso. “Da quel momento il Vaticano è diventata la mia seconda casa. Conosco le chiavi come le mie tasche. Ogni porta apre un mondo per me e per tutti i clavigeri familiare. Dietro ogni porta c’è un odore particolare, un profumo, riconoscibile soltanto da noi”.

I visitatori dei musei sono in costante aumento, ben 28 mila le presenze quotidiane registrate negli ultimi tempi. Il lungo giro, durante l’apertura e la chiusura, dura circa un’ora e mezzo. “Non è facile, bisogna controllare che nessuno rimanga all’interno. Gli imprevisti sono sempre possibili, una sera chiudemmo tutto e di colpo suonò l’allarme. Accorremmo nella stanza nella quale veniva segnalata una presenza. Per fortuna era soltanto un passerotto rimasto dentro”.

Crea, di tante emozioni e gioie vissute, ne racconta una particolarmente cara, rimasta impressa nel cuore. “La gioia più grande in questi anni l’ho avuta pochi anni fa. Prima che morisse mia madre ha potuto assistere a una messa del mattino a Casa Santa Marta. Ha ricevuto una carezza dal Papa. Un piccolo gesto che per me ha significato molto”.

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