L’antica città di Sant’Agata tra l’Aspromonte e lo Stretto di Messina
Sant’Agata, situata ad appena “sei miglia” dalla città di Reggio, in prossimità dello Stretto, è stata protagonista di vicende storiche che la resero celebre in tutto il Mediterraneo
12 Settembre 2019 - 14:02 | Redazione

È stato avviato il percorso del Ministero per i beni e le Attività Culturali per la tutela dell’antica città di Sant’Agata, tra i borghi di Cataforio e San Salvatore sulle colline di Reggio Calabria. Sant’Agata, situata ad appena “sei miglia” dalla città di Reggio, in prossimità dello Stretto, è stata protagonista di vicende storiche che la resero celebre in tutto il Mediterraneo. Fondata in età bizantina, anche se nel territorio sono stati rinvenuti reperti risalenti all’età del ferro e al successivo periodo greco-romano, è stata un efficace baluardo di difesa contro le scorrerie saracene e riconosciuta strategicamente importante da tutti i sovrani che si sono succeduti nel Regno di Napoli.
Con la sua posizione, faceva parte del sistema di fortificazioni collinari che garantivano un controllo totale dello Stretto. Nel 1552 gli abitanti di Sant’Agata riuscirono a sconfiggere le armate del famoso pirata ottomano Dragut e a partire dal 1283, unica città del Regno, durante le lotte tra angioini e aragonesi si ostinava a rimanere fedele alla corona d’Angiò. Sant’Agata aveva un territorio vastissimo, che comprendeva la fiumara omonima e si estendeva verso l’Aspromonte. Era infatti il bosco la vera ricchezza della città, che forniva legname, neve, pece ed era spesso motivo di contesa con la vicina città di Reggio, con la cui storia si intreccia.
La storia della città è terminata bruscamente il 5 febbraio del 1783 con il terribile terremoto che in gran parte la distrusse, proprio nel giorno in cui si festeggiava la santa catanese. Oggi sulla collina di “Suso” è ancora possibile osservare importanti testimonianze di un glorioso passato: i resti dell’imponente chiesa di San Nicola con le suggestive cripte, la chiesa di San Basilio con i resti di affreschi in stile medievale, le profonde cisterne per la raccolta delle acque piovane, i resti del castello costruito per il controllo strategico dello Stretto, i frantoi, gli opifici e le testimonianze degli antichi palazzi che costituivano il nucleo urbano.
Il tutto immerso in una vegetazione rigogliosa ed incontaminata tipicamente mediterranea, di cui alcune specie trovano esistenza solo in loco, come la famosa Salvia Ceratophylloides, fino al 1997 considerata estinta dalla comunità scientifica. In seguito ai sopraluoghi della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Reggio Calabria e provincia di Vibo Valentia, è stato avviato il procedimento di dichiarazione di interesse archeologico particolarmente importante.
Dal luglio del 2018 il Comune di Reggio Calabria ha inserito la rupe di Sant’Agata nel circuito dei beni culturali e delle aree archeologiche della città e attraverso un bando pubblico la sua cura è stata affidata all’associazione pro Loco di San Salvatore.
