Qualità della vita bassa: Reggio non è un paese per vecchi (e nemmeno bambini)

Secondo la classifica del 'Sole 24 Ore', Reggio è agli ultimi posti in diverse categorie. Va meglio per la fascia 18-35 anni

Reggio non è un paese per vecchi. E per la verità, nemmeno per bambini. I fratelli Coen non c’entrano però, in questa storia si parla di qualità della vita e, secondo la classifica pubblicata ieri dal Sole 24 Ore, la città dello Stretto, nelle classifiche che tengono conto di servizi erogati per fasce d’età (bambini, giovani, anziani) annaspa malinconicamente nelle ultime file per quanto riguarda i nuovi nati e i maggiori di 65 anni.

Va (un po’) meglio nella fascia tra i 18 e 35 anni. 12 i parametri presi in considerazione per ogni fascia d’età per l’ennesima indagine del quotidiano di Confindustria che, servendosi dei dati Istat, ha messo nero su bianco alcuni dei fattori che rendono la nostra, un città complicata sotto molti aspetti.

I bambini

Nella classifica finale che prende in considerazione i più piccoli, Reggio si piazza quintultima alla posizione 103. Appena un filino sopra Cosenza e lontanissima dalla pur non rosea situazione della dirimpettaia Messina.

A incidere in negativo la carenza di posti negli asili nido (meno di 10 disponibilità ogni 100 bambini), la scarsa accessibilità per i disabili alle scuole (meno del 20% degli istituti ha le carte in regola, negli altri, le barriere fisiche sono la norma), le poche palestre e la scarsa disponibilità di giardini e di verde all’interno delle stesse scuole. Meglio sul versante dello spazio abitativo e sul numero dei reati subiti dai bambini.

I giovani

Nel settore che analizza il segmento compreso tra i 18 e 35 anni, la realtà raccontata dai numeri analizzati dal Sole, ha toni meno foschi e piazza Reggio a metà classifica, al 66esimo posto.

Diversi gli indicatori presi in esami dagli analisti del quotidiano: se infatti le cose vanno male sul versante della preparazione scolastica superiore raggiunta (posizione numero 100 con un indice di 17,8 lontanissima dalla capolista Trento con 41,6) sul tasso di disoccupazione tra i 15 e i 29 anni che si attesta sul poco invidiabile risultato del 31,4% e sull’eterno problema dell’emigrazione (99esimo posto e saldo che segna negativo tra gli iscritti e chi si cancella dai registri anagrafici della città dello Stretto), l’aria migliora quando si parla capacità imprenditoriale giovanile (Reggio si piazza al quarto posto nella classifica relativa al numero di imprenditori under 35), sul costo medio per la casa (comprare o affittare casa a Reggio, dicono i numeri, è affare conveniente) e sulla percentuale di amministratori con meno di 40 anni che vede Reggio raggiungere il posto 17.

Gli anziani

La situazione torna a peggiorare però quando il campione analizzato riguarda i servizi erogati ai maggiori di 65 anni, con la nostra città che si piazza al 101esimo posto con un punteggio 299,9 su un massimo di 1000. Un disastro causato anche dai problemi legati alla inqualificabile sistema sanitario di cui i reggini sono vittime da anni.

A Reggio l’aspettativa di vita è piuttosto alta, anche se si consumano tantissimi farmaci per malattie croniche e il numero degli specialisti in geriatria ci pone solo al 90esimo posto.

Al lumicino la spesa destina alle cure domiciliari con Reggio che affoga al 102esimo posto con appena 1,1 euro speso per ogni cittadino con 65 anni e oltre. E se le cose sul versante sanitario restano sempre sull’orlo di una crisi di nervi, anche l’aspetto finanziario nella vecchiaia in riva allo Stretto presenta numerosi problemi.

1079 euro di pensione media piazzano la città al 94esimo posto, con una differenza abissale dalla capofila Milano dove un pensionato, in media, riceve praticamente il doppio. Altissima la percentuale di pensione di basso reddito (11,2% delle pensioni liquidate rispetto al 2,6 del capoluogo lombardo).