Reggio, Rosy Canale: 'Assolta con formula piena dal reato di calunnia'

Rosy Canale in quello stesso periodo era imputata in un delicato processo e ancora soggetta al giudizio di quella magistratura

Di seguito la nota stampa con le dichiarazioni di Rosy Canale sulla recente sentenza della Corte d’Appello di Reggio Calabria.

La prima sezione della Corte d’Appello di Reggio Calabria ha assolto con formula piena Rosy Canale, condannata in primo grado per calunnia ai danni del suo ex difensore, l’avvocato Giancarlo Liberati, difeso anche in appello dall’avvocato Luca Barillà.
Una straordinaria vittoria giudiziaria per la Canale poiché nonostante la Procura Generale avesse chiesto la pronuncia di prescrizione del reato, la Corte, coraggiosamente, ha accolto la richiesta di assoluzione nel merito avanzata dalla difesa.

La vicenda risale al giugno 2014, quando Rosy Canale ufficializza via email la revoca dell’incarico difensivo all’avvocato Liberati, suo ex difensore. Liberati, in un secondo momento, invia inopportunamente un comunicato stampa all’agenzia Ansa dichiarando di essere stato lui a rimettere la difesa in favore di Rosy Canale a causa di presunti attacchi della stessa contro la magistratura. Rosy Canale, all’epoca denunciò i fatti all’Autorità Giudiziaria, ma vivendo all’estero e non avendo avuto modo di seguire il procedimento la sua denuncia venne archiviata, dando modo al Liberati di procedere per calunnia.

Il dibattimento alla Corte d’Appello di Reggio

Durante il dibattimento di ieri presso la Corte d’Appello di Reggio Calabria, l’avvocato Giuseppe Mazza, legale di fiducia della Canale,  ha contestato sia il capo di imputazione che la pronuncia di colpevolezza rassegnata dal giudice di prime cure, carente, ad avviso del professionista, sotto il profilo argomentativo e probatorio, soprattutto alla luce dell’assenza di una valida ricostruzione degli elementi costitutivi della fattispecie di calunnia sia sotto il profilo oggettivo che soggettivo. L’avvocato Mazza ha evidenziato alla Corte come fosse giuridicamente impossibile per il Liberati rinunciare in data 17 giugno 2014 ad un mandato difensivo che gli era stato già revocato due giorni prima dalla Canale stessa, che lo aveva poi denunciato per diffamazione ritenendo gravissima e inopportuna l’esternazione gratuita e diffamante del suo ex difensore all’Ansa.

Rosy Canale in quello stesso periodo era imputata in un delicato processo e ancora soggetta al giudizio di quella magistratura.

Liberati conosceva bene la lapidazione mediatica che la Canale aveva subito, e una dichiarazione del genere, proveniente proprio dal suo ex difensore, in quel frangente non avrebbe potuto far altro che danneggiarla ulteriormente. Tutto questo, emerso anche nel dibattimento di primo grado, in cui lo stesso PM, sicuramente convinto dell’innocenza della Canale, aveva chiesto l’assoluzione con piena formula. Invece ci fu una condanna.

Le dichiarazioni di Rosy Canale

Ma la sentenza di ieri restituisce dignità alla verità dei fatti, poiché l’assenza di adeguati riscontri probatori nonché i vizi di motivazione hanno portato alla radicale riforma della sentenza di primo grado. Vano l’ossessivo sforzo dell’accusa di spostare il focus del dibattimento sulla stantia operazione inganno in cui la Canale è stata coinvolta nel 2012:  la stessa è stata pronunciata prescritta nel 2021. Ma va detto, nell’interesse del lettore, che dopo lo sfortunato primo grado del 2016, nei successivi 5 anni non è stata mai fissata una data d’appello.

Dichiara Rosy Canale:

“La mia fiducia nella giustizia è stata ripagata. I giudici anziché pronunciare prescritto un reato mai commesso, hanno voluto scagionare completamente la vera vittima di questa vicenda: cioè io!”.

Prosegue la Canale:

“Nel 2022 la sentenza di primo grado aveva offerto a Liberati e al suo difensore Barillà la possibilità di rimediare qualche articolo, cavalcando un giudizio che veniva proposto come fosse stato definitivo. Ricordo gli sperticati inni alla verità di una grassa e perniciosa nota stampa, firmata dal Barillà, in cui in via del tutto strumentalesi speculava su procedimenti estranei ai fatti: con il chiaro intento di offrire all’opinione pubblica un’immagine distorta della mia persona. Nella nota stampa però, veniva completamente omessa la richiesta di assoluzione con piena formula da parte del Pubblico Ministero; veniva omesso che non era mai stata fissata una provvisionale – nonostante qualcuno titolasse che Rosy Canale doveva risarcire il Liberati-; che durante l’interrogatorio del Liberati, sotto giuramento, emergevano delle imprecisioni, e che il mio legale ne chiedeva la trasmissione alla Procura. Cosi come veniva taciuto che la sottoscritta aveva pagato il Liberati per un appello in Cassazione, come risulta anche dagli atti, per poi scoprire che lo stesso non è un cassazionista. Oggi la verità trionfa e giustizia è fatta! Entro 90 giorni le motivazioni: le attendiamo con rinnovata fiducia! Mi auguro solo che la stampa, in generale, abbia in futuro un approccio più moderato nel rispetto della dignità delle persone che affrontano vicende giudiziarie. Cosi come vengono prodotti titoloni in caso di condanne, spesso vengono offerti trafiletti nascosti quando si viene assolti. Questo non è giornalismo ma sciacallaggio”.