Il calabrese Silvio Gatto ci porta alla riscoperta della nostra Calabria

L’opera racchiude in sé tracce d’inestimabile valore, storie che hanno attraversato luoghi ormai zuppi di memorie che hanno il diritto di tornare a splendere

Come ogni domenica Citynow vi propone un libro da leggere. A far da protagonista questa settimana la straordinaria opera di un giovane calabrese: Silvio Gatto.

Patrimonio storico artistico della Calabria” questo il libro del giovane 26enne di origini calabresi con la passione per l’arte e la storia (la nostra soprattutto).

“Conoscere la nostra storia è un’opportunità per conoscere il mondo, capirne le dinamiche, la bellezza che sprigiona nella sua diversità.”

Un talentuoso scrittore e ricercatore che però si descrive come “Uno tra tanti, intento a scampare dalle vicissitudini della vita e rifugiarsi nelle bizzarrie della realtà (scrittura compresa).”

Fin dal titolo è possibile immaginare l’impronta del libro, che però non prepara affatto il lettore al contenuto. Partendo infatti da una Calabria primordiale Silvio Gatto ci accompagna attraverso un passato millenario grandioso talvolta sconosciuto o dimenticato.

Dalle prime testimonianze umane all’arrivo dei Greci, dalla conquista romana alle contese tra Bizantini, Longobardi e Saraceni. Passando dall’epoca normanna alla colonizzazione francese e spagnola, dal rinascimento alla sorprendente scena artistica contemporanea.

Silvio Gatto

L’opera racchiude in sé tracce d’inestimabile valore, storie che hanno attraversato luoghi ormai zuppi di memorie che hanno il diritto di tornare a splendere. Sì perché grazie al suo fantastico lavoro Silvio getta finalmente un po’ di luce su una terra che negli ultimi anni era stata avvolta dall’oscurità.

Nel libro sono evidenti l’amore per l’arte, la storia, la scrittura e la fotografia. Viene dunque naturale chiedersi come queste passioni siano nate nel nostro scrittore. “Un po’ di qua e un po’ di là… Bernard Berenson, Roberto Longhi e dalla presenza ingombrante di Leo Longanesi, compagno instancabile e mai banale.”

Patrimonio storico artistico della Calabria” è un libro un po’ fuori dagli schemi, che non prevede la narrazione di una semplice storia, ma l’intreccio di tutte le storie che hanno contribuito a far del nostro territorio ciò che è oggi. Ma come nasce l’idea di un’opera cosi?

“Da un personale lavoro di documentazione e da un incontro fortunato avuto a Roma con Massimo Bray, ex ministro della cultura e direttore dell’Enciclopedia Treccani.”

Fra le pagine sarà infatti possibile perdersi piacevolmente in un percorso fatto di antiche strade narranti, di mondi diversi e di vite passate, una sorta di viaggio a ritroso nelle profondità di una terra ancora da scoprire: la nostra Calabria.

Il cammino per portare a termine un’opera così ben strutturata non è stato di certo semplice o in discesa: “Il tempo impiegato è determinato dalla presenza fisica sui luoghi e dal rapporto instauratosi con loro; la complessità nella tessitura storiografica possibilmente omogenea che non dimenticasse nessuno di quei legami creati.”

L’opera è a tratti toccante, se da una parte mostra il bello di una regione che in pochi al giorno d’oggi sanno apprezzare, dall’altro non dimentica gli sgarbi del passato. “Ancora una volta la Calabria rimane fuori dai disegni politici preunitari, inseguendo uno sviluppo economico che mai arriverà.”

Patrimonio storico artistico della Calabria Silvio Gatto

Partendo dalla genesi di quel lembo di terra oggi chiamato Calabria, Silvio Gatto ci prende per mano e con pazienza, minuziosità e maestria ci conduce attraverso migliaia di anni di storia ed arte.

Dando così vita ad un’opera dettagliata e coinvolgente che non manca di quel pizzico di mitologia necessaria a stuzzicare la curiosità del lettore, che grazie a questo capolavoro si stupirà di fronte alle meraviglie che questa terra ha da offrire.

A questo punto però, dopo aver vissuto, attraverso le parole di Silvio, i posti più belli della Calabria, vogliamo lasciarlo con una piccola indiscrezione, per questo gli chiediamo se fra tutti i luoghi che ha sapientemente descritto ve n’è uno a cui è maggiormente affezionato? O uno che vorrebbe veder rifiorire?

“La preferenza limita la conoscenza, ma rimango avvilito per il destino di Capo Colonna ancora tormentato da cemento e sopraffazioni.”