25 anni dall’omicidio di Gianni Versace, l’immortale genio della moda

"La sua passione per il lavoro, la sua gioia di vivere ed il suo essere un vulcano di idee erano contagiosi". Il ricordo della sorella Donatella


Riconosciuto a livello internazionale come il “Genio della moda”, Gianni Versace è stato assassinato il 15 luglio 1997, esattamente 25 anni fa, nella sua villa di Miami Beach.

Nato nel 1946 a Reggio Calabria e fondatore insieme ai genitori ed al fratello Santo della casa di moda Versace, Gianni ha raggiunto, secondo la critica, “un livello superiore”, elevando il suo mestiere ad arte, teatro e poesia.

A fermare uno degli stilisti più famosi e amati di sempre sono stati due colpi di pistola del serial killer Andrew Cunanan.

Amante della sperimentazione tecnologica, quanto della Magna Grecia tra le cui rovine era cresciuto, Gianni Versace è stato un cultore della bellezza femminile, a lui si deve la nascita del fenomeno, negli anni ’90, delle top model, Linda Evangelista, Cindy Crawford, Naomi Campbell e Carla Bruni.

Il ricordo di Donatella

“Come ogni anno – ha detto la sorella Donatella al Corriere, in un’intervista di qualche giorno fa – anche se faccio di tutto per distrarmi, lo rivivo esattamente come il 15 luglio del 1997, uno shock incredibile, un dolore inimmaginabile. Essere così lontana da lui… Lo ripenso come se fosse accaduto solo ieri. È stato un dolore troppo forte.

Non amo pensare al passato, sono sempre proiettata verso il domani, verso i giovani perché il futuro appartiene a loro; credo sia proprio questa una delle mie caratteristiche che mi ha dato la forza di andare avanti in tutto questo tempo”.

Al Corriere il direttore della Maison ha poi confessato:

“Oggi ricordo Gianni come un lungo momento felice della mia vita, ma non è sempre stato così. Quando sono diventata direttore artistico di Versace mi sentivo insicura; poi ad un certo punto ho capito che dovevo fare come faceva lui: rompere gli schemi, ignorare le critiche ed avere intorno a me un gruppo di giovani creativi capaci di portare qualcosa alla maison. Io e Gianni avevamo un rapporto strettissimo, lui era la mia famiglia. Insieme a lui sentivo che potevo fare tutto, osare quello che gli altri non avevano osato. È così che ho imparato a non arrendermi mai, perché la sua passione per il lavoro, la sua gioia di vivere ed il suo essere un vulcano di idee erano contagiosi”.

Vista la mediatizzazione del caso, nel 2018, l’assassinio di Gianni Versace divenne una serie televisiva, all’interno dell’antologia American Crime Story.

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