Lettera a FB Italia che censura le immagini di gravidanza


La Fondazione Giorgio Pardi (attraverso il segretario Generale, Sabino Maria Frassà, e il Presidente, Nicoletta Corbella Pardi) ha deciso di scrivere una lettera aperta a Facebbok Italia dal titolo “Di chi abbiamo paura?”. Oggetto della lettera la censura alle immagini della campagna di informazione sulla gravidanza “ama nutri cresci” www.amanutricresci.it, protagonista tra l’altro anche del palinsesto di Padiglione Italia e EXPO 2015.

Facebook ha censurato più volte le immagini proposte da “ama nutri cresci” a completamento degli articoli medico-scientifici, nati per cercare di convincere le future mamme a vivere nel migliore dei modi la gravidanza (stili di vita e nutrizione corretta prima durante e dopo la gravidanza, ma anche allattamento al seno e infertilità) perché da una sana gravidanza nasce il futuro del nostro Paese. Le immagini utilizzate sono quelle di neonati, pance gravide, allattamento al seno. Il messaggio è chiaro: la gravidanza è un momento centrale nella vita delle donne, da vivere senza vergogna e/o emarginazione sociale/lavorativa.

Immagine della campagna "ama nutri cresci" censurata da Facebook

Facebook è un’azienda privata e chi decide di sponsorizzarsi sui suoi canali accetta le sue regole. Tale lettera nasce con l’intenzione di richiedere una maggiore condivisione di tali regole e linee guida, di rendere espliciti i limiti e renderne conto alla società.
Un’azienda come Facebook, che conta 30 milioni di iscritti, ha delle responsabilità sociali: dove finisce la sua libertà d’azione e autoregolazione e dove comincia il diritto alla libertà di espressione degli iscritti/utenti?

Per tutelare la sensibilità di alcuni, copriremo/censureremo tutte le immagini di oggi e di ieri allorché evochino “comunque nudità visto che è focalizzata sulla parte appena sotto il seno nudo”?
Di chi abbiamo veramente paura? Chi stiamo proteggendo e da cosa?

Un conto è dire che vedere una donna che allatta all’aperto o mette in evidenza la propria pancia (incinta) possa non piacere e/o creare imbarazzo, un’altra cosa è censurarlo. Da una censura di tali immagini che lezione di democrazia si può trarre?

LETTERA APERTA A FACEBOOK
Alla c.a. Facebook Italia

Vi scriviamo per condividere con voi la preoccupazione in merito ai vincoli censori posti dalla vostra azienda riguardo alle immagini di donne incinte e/o di allattamento al seno. Sappiamo di non esser un caso isolato, vorremmo dare voce e farvi conoscere un disagio culturale crescente al riguardo.
La gravidanza è un momento fondamentale anche dal punto di vista della società. Da una sana gravidanza nasce il futuro del nostro Paese: corretti stili di vita e alimentazione dei futuri genitori e del neonato prima, durante e dopo la gravidanza permetteranno di avere nuove generazioni con una migliore salute e quindi anche con costi sociali inferiori (in allegato anche la copertina del TIME nel gennaio 2010 con non a caso una donna gravida nuda).
La Fondazione Giorgio Pardi è stata tra l’altro tra i partner scientifici di Padiglione Italia in EXPO 2015 proprio con la campagna “ama nutri cresci”, oggetto più volte di vostri interventi. Tale campagna di informazione sin dal 2013 raccoglie 100 professionisti provenienti da 12 ospedali e 7 Università italiane. Dal 2013 primari, ricercatori, professori universitari, ginecologi, neonatologi, biologi, nutrizionisti, psicologi lavorano per delineare consigli riguardanti i migliori stili di vita e nutrizione da adottare. Il grande sforzo è quello di dare consigli scientificamente indiscutibili, comunicati in modo semplice ed efficace per convincere a migliorare(cambiare se necessario) il comportamento dei lettori: ad esempio l’importanza dell’allattamento al seno, di ridurre l’obesità e il fumo prima, durante e dopo la gravidanza.

Dal momento che l’obiettivo è proprio essere efficaci e considerando il fatto che le donne in gravidanza hanno in media 30 anni e trascorrono molto tempo sul web e social network, ci siamo concentrati sulla promozione di ama nutri cresci sul web, con campagne su giornali online, Google e Facebook. Le immagini utilizzate sono quelle di neonati, pance gravide, allattamento al seno, in coerenza ai contenuti dei messaggi e per favorire una visione serena della gravidanza, intesa come momento centrale nella vita delle donne, da vivere senza vergogna e/o emarginazione sociale/lavorativa. Tutte le campagne sono state rivolte ad un pubblico italiano maggiorenne (grazie ai sistemi di profilazione: lingua italiana e all’interno dell’Italia e Svizzera di lingua Italiana).

Dal 2013 Facebook Italia ha contestato l’uso delle immagini di “pance gravide” e/o di neonati che si allattano, adducendo le seguenti motivazioni:
testo censura facebook alle pance 2016– “Le immagini non possono essere esplicitamente sessuali, evocare scene di nudo, mostrare grandi scollature o concentrarsi su parti del copro senza che sia necessario.”
– “presenta un’immagine con contenuto esplicitamente sessuale, che mostra eccessivamente il corpo o si concentra inutilmente su alcune sue parti” (caso dell’allattamento)
Pochi giorni fa Facebook ha infine risposto come segue alle nostre continue richieste di chiarimenti: – “Il post  (ndr. contenente un’immagine con due pance gravide di due donne di etnia diversa)  non è stato approvato. L’immagine, pur non essendo esplicitamente sessuale, evoca comunque nudità visto che è focalizzata sulla parte appena sotto il seno nudo.” Tale comunicazione scritta giunge in seguito ad una chiamata telefonica (registrata da FB) tra Facebook e la Fondazione. Durante tale chiamata Facebook suggeriva di “vestire” le donne fotografate e riprese nelle nostre campagne; cosa tra l’altro fatta in alcuni casi, con scarso apprezzamento delle lettrici italiane, sempre più orgogliose della propria gravidanza, a volte così faticosamente raggiunta (per età e/o possibilità economiche).

Copertina TIME del 2010

Consci che Facebook sia un’azienda privata e non desiderando urtare la sensibilità di alcuno, ci interroghiamo però sulla responsabilità sociale di un mezzo di comunicazione quale Facebook. Tale interrogativo è ancora più impellente in un momento così delicato dal punto di vista della nostra identità culturale al fine di un proficuo dialogo inter-intra culturale.

Per tutelare la sensibilità di alcuni, copriremo veramente qualsivoglia forma di espressione artistica, culturale, contemporanea o storica allorché evochi “comunque nudità visto che è focalizzata sulla parte appena sotto il seno nudo”(senza mostrare il seno nudo, per di più)?
Chi stiamo proteggendo e da cosa?
Dove finisce la libertà di azione e autoregolazione (linee guida unilaterali) di un’azienda che si occupa di comunicazione con quasi 30 milioni di iscritti attivi in Italia?
Un conto è dire che qualcosa non piace, un’altra cosa è censurarlo.
Sperando che tale lettera possa essere l’inizio di una più ampia riflessione riguardo alla responsabilità dei media e dei social-network, anche grazie alla condivisione di eventuali riflessione di tutte le parti coinvolte,  vi ringraziamo per la cortese attenzione.