26 giugno 2018, un giorno maledetto. Il ricordo di Miseferi: "Quella mattina abbiamo bevuto il nostro ultimo caffè..."

Lo storico compagno di viaggio Gigi Miseferi ricorda così quel triste giorno

E’ trascorso esattamente un anno fa da quel terribile ictus che ha compromesso in modo tragico la brillante carriera dell’artista reggino Giacomo Battaglia.

Lo storico compagno di viaggio Gigi Miseferi ricorda così quel triste giorno.

“Maledetta data”! Per me è questa e non quella in cui sei volato via, Giacomo! Esattamente un anno fa, la mattina del 26 giugno 2018 abbiamo bevuto il nostro ultimo caffè mattutino, insieme. Poi siamo andati alla Casa Circondariale di Reggio Calabria a offrire il nostro Spettacolo, come facevamo da anni.

Due ore insieme sul palco, condiviso con altri Amici Artisti e nonostante da sei mesi avessi il tuo appuntamento con la “pozione di Obelix”, come la chiamavi Tu, in scena sei stato perfetto. Ritmo sostenuto, niente fiatone, nessun segnale di un minimo affaticamento. Insomma, nulla che lasciasse presagire ciò che sarebbe accaduto dopo alcune ore. Ci siamo salutati a mezzogiorno e dati appuntamento per il dopo cena. Così Tu sei andato a riposare e a prepararti all’importante esame previsto per il giorno dopo, attraverso cui avremmo saputo se la “pozione” avesse sortito gli effetti desiderati. Ma in serata, a tavola, ho ricevuto una telefonata in cui una parola, come un fendente, ha tagliato l’aria e strozzato la mia reazione: “Ictus”! Da quell’istante, nulla è stato più lo stesso! Solo “vite sospese”. Per nove mesi. La tua e quella di chi ti è stato sempre accanto.

Dal Pronto Soccorso, fin dentro la Sala Operatoria nel cuore della notte. Al giorno dopo, in cui seduto accanto al tuo letto in Ospedale, per ore ti ho tenuto la mano mentre tu me la stringevi continuamente. Io, non sapendo se fosse un riflesso condizionato o se volessi comunicarmi qualcosa, ti parlavo in continuazione…improvvisando. Proprio come accadeva spesso sul palcoscenico in cui Tu già sapevi dove andavo a parare. Ma in quei dannati momenti la mia mente cercava solo frasi di circostanza che volevano essere rassicuranti, ipotizzando che tu potessi sentirle senza però poter rispondere! Poi, con il passare dei giorni sei sprofondato in una voragine senza via di ritorno e noi con Te. Ecco, io non sono nessuno per giudicare ciò che il destino riserva per ciascuno di noi ma vorrei avere almeno il diritto di pensare che non è stato giusto quanto ti è accaduto!!!

Troppo presto! Nonostante da anni, lavorassimo anche individualmente, avevamo ancora tantissime cose da fare insieme, progetti da realizzare e soprattutto tanta vita da condividere. Come facevamo sempre in questi giorni, all’inizio della bella stagione, che per me, da allora, anche se ti ho promesso di ricordarti sempre “con il sorriso sulle labbra”, saranno sempre privi dei loro reali colori e sapori. E la chiamano estate…”