Gratteri conquista gli italiani con le sue ‘Lezioni di mafie’: “La ‘Ndrangheta è la più cruda”

Esordio convincente per “Lezioni di Mafie” su La7: Nicola Gratteri guida il racconto sul potere della ’Ndrangheta. Oltre 1,1 milioni di spettatori e 7,12% di share

lezioni di mafie gratteri

Due cattedre, qualche scartoffia, tre super personaggi. Sono questi gli ingredienti del successo del debutto di “Lezioni di mafie“, il nuovo format La7 che ha conquistato gli italiani nella sera di mercoledì 17 settembre.

Il magistrato antimafia Nicola Gratteri ha fatto centro al primo colpo. Il suo debutto televisivo ha conquistato 1.108.076 spettatori con il 7,12% di share: un esordio più che convincente.

Il format: un’aula in prima serata

Due cattedre e un dialogo serrato. In studio Nicola Gratteri, Antonio Nicaso e Paolo Di Giannantonio guidano un ciclo di quattro serate dedicato alle forme contemporanee della criminalità organizzata. La prima puntata si è concentrata sul Potere della ’Ndrangheta che il procuratore di Napoli conosce molto bene, essendo nato a Gerace (RC) e essendo stato, fino a poco tempo fa, il procuratore di Catanzaro.

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Le differenze tra le mafie, spiegate da Gratteri

Gratteri ha spiegato, da vero professore, le origini storiche e le differenze strutturali tra le tre grandi organizzazioni criminali italiane:

“La prima mafia nata in Italia è stata la Camorra, poi Cosa Nostra e infine la ’Ndrangheta”.

Ma è nella struttura e nella mentalità che emergono le differenze:

La ’Ndrangheta è la più cruda, più dura, più asciutta“, anche per il rigido criterio di selezione che produce meno collaboratori di giustizia, mentre la Camorra “ha una struttura a maglie larghe” e genera più pentiti. Sulla trasformazione di Cosa Nostra, Gratteri ha osservato che la mafia raccontata da cinema e documentari “non esiste più“.

Perché la ’Ndrangheta è un potere globale

Un viaggio nei luoghi e nella storia di una delle mafie più ricche al mondo, per capire come funziona e perché un’organizzazione nata sulle montagne della Calabria sia oggi presente in tutti e cinque i continenti, capace di infiltrarsi nella finanza, nell’economia e nella politica. La puntata ha narrato anche le storie di chi resiste e sceglie di dire no.

Polsi, “Betlemme” della ’Ndrangheta

Mentre scorrevano le immagini della processione di Polsi, occasione rituale da secoli sfruttata dalla ’ndrangheta per la sua particolare tensione emotiva, ma anche sede depositaria di regole istitutive e patrimonio valoriale delle cosche, Nicaso ha definito il santuario come la “Betlemme” della ’ndrangheta.

“Si ritiene che proprio qui sia iniziato tutto”.

Un rapporto del 1901 del tenente dei carabinieri reali Giuseppe Passarella racconta che a Polsi venne eletto presidente onorario della picciotteria, una sorta di ’ndrangheta delle origini, il bandito Musolino. Negli anni il santuario divenne il luogo del raduno annuale in cui i boss delle principali organizzazioni si incontravano per eleggere il capocrimine.

Chiesa e ’Ndrangheta: una stagione che cambia

Il procuratore ha raccontato anche il complesso rapporto tra la Chiesa e la ’ndrangheta.
Oggi però, la situazione è cambiata.

“Negli ultimi anni in Calabria sono arrivati vescovi onesti e perbene che hanno dato una chiusura netta, senza se e senza ma, contro la ’ndrangheta. Questo è molto importante, perché al Sud la Chiesa è molto seguita”.

La seconda puntata

“Cocaina, l’oro bianco” questo l’argomento cardine della seconda puntata di “Lezioni di mafie”.

La cocaina è il principale business di tutte le mafie, il pilastro di un’economia illegale che inevitabilmente si intreccia con quella legale. Verrà seguito l’itinerario che porta la polvere bianca dalle foreste colombiane alle nostre città, un flusso noto a tutti ma che nessuno riesce a fermare.

“Lezioni di Mafie” raccoglie il testimone della storica “Lezioni di Mafia” ideata nel 1991 da Alberto La Volpe e Giovanni Falcone: divulgazione come strumento di cittadinanza, contro silenzio e indifferenza, con un linguaggio sobrio ed un obiettivo chiaro, anche se non sono mancate le polemiche.