Migranti, anche il Comune di Seminara nella rete di accoglienza SAI

Ad essere ospitati saranno nuclei mono parentali, formati da genitori con figli minori, in singoli appartamenti e non in mega strutture

Da qualche giorno, anche il Comune di Seminara fa parte della rete Sai, relativa ai progetti di accoglienza ed integrazione finanziati dal Ministero dell’Interno, volti ad ospitare i titolari di protezione internazionale sui nostri territori offrendo al tempo stesso strumenti utili per l’acquisizione della cittadinanza italiana. La gestione si basa su piccoli numeri di beneficiari, che vengono accolti in singoli appartamenti e non in mega strutture, per contribuire a creare momenti di confronto e scambio tra gli stessi e le comunità che li accolgono.

Nel caso del comune di Seminara ad essere ospitati, saranno nuclei mono parentali, formati da genitori con figli minori, l’ente gestore è Arci Reggio Calabria APS in collaborazione con Unicoop Calabria, che vanta una notevole esperienza nel campo dell’accoglienza e dell’integrazione. Sarà la stessa associazione reggina ad occuparsi dell’erogazione di tutti i servizi utili a far sì, che il percorso dei beneficiari sia proficuo e possa portare in tempi brevi alla loro inclusione ed autonomia.

Afferma Claudia Foti, Presidente Arci Reggio Calabria:

“Il Sai è un sistema studiato e pensato per apportare ricadute positive, non solo per i singoli beneficiari ma anche per le comunità che li ospitano. Si creeranno in maniera naturale momenti di incontro e confronto tra culture diverse, utili ad abbattere barriere stereotipate. Il progetto inoltre, stimolerà la creazione di una micro economia sul territorio comunale”.

I comuni calabresi sono da sempre accoglienti e solidali, anche Seminara ne sta dando dimostrazione facendo sentire il proprio calore ai primi due nuclei arrivati nei giorni scorsi.

Sottolinea Gianni Piccolo, sindaco di Seminara:

“Siamo certi che è solo l’inizio di un’esperienza positiva per tutta la comunità, i beneficiari rimarranno all’interno del progetto per il tempo necessario ad acquisire i documenti, imparare la lingua e provare a trovare un’autonomia che li porterà una volta finito il progetto a vivere in autonomia”.