Campo di Ciccarello: sei mesi fa l’inaugurazione, ma nessuno ha mai giocato. La situazione

Un’opera conclusa, ma inutilizzata. Un impianto riqualificato, in attesa di agibilità e omologazione

Campo Ciccarello

Ha riaperto i cancelli dopo tantissimi anni di attesa, lavori rallentati, errori progettuali e rinvii continui. Tutto sembrava pronto dopo l’inaugurazione compresa, per ridare vita al campo storico di Ciccarello. E invece no. Sei mesi dopo quel 3 maggio, quando l’impianto venne presentato alla città, nessuno ha ancora potuto usufruire del campo da gioco.

Da allora, silenzio e cancelli chiusi. Un’opera conclusa, ma inutilizzata. Un impianto riqualificato, ma ancora senza agibilità e omologazione.

Una concessione in scadenza

Il mese scorso il delegato allo sport Giovanni Latella aveva annunciato un incontro programmato per metà ottobre tra Comune e FIGC per affrontare il nodo principale: la richiesta di una proroga. Perché non tutti sanno che il campo è di proprietà della FIGC, che nel 2008 ha firmato un accordo di concessione (all’Amministrazione Comunale) della durata di diciotto anni. Scadenza: settembre 2026.

La stessa amministrazione comunale, alla luce degli investimenti sostenuti per la riqualificazione, punta a ottenere come detto una proroga. L’obiettivo è quello di trattenere l’impianto per poi affidarlo alla LND Calabria, così da renderlo pienamente operativo e fruibile, ma l’incontro è stato posticipato ancora una volta.

Tempi lunghi e attesa infinita

Intanto il tempo scorre e lo storico impianto resta chiuso, inutilizzato, senza una data certa per l’apertura. A frenare tutto ci sono proprio gli aspetti tecnici legati all’agibilità e all’omologazione, condizioni richieste dalla FIGC per definire ogni passo successivo.

Una situazione che alimenta interrogativi e malcontento. Perché un campo così importante, tornato a nuova vita dopo anni, oggi appare ancora sospeso tra speranze, procedure e passaggi burocratici che sembrano non finire mai.

La città attende risposte. E soprattutto attende che quelle porte si riaprano davvero, stavolta non per una cerimonia, ma per tornare a giocare.