Capitale Cultura, Lamberti: ‘Reggio va rivista. Pordenone? Un ammasso di capannoni’
Eduardo Lamberti Castronuovo analizza le ragioni della mancata vittoria e le prospettive future
15 Marzo 2025 - 10:24 | di Eva Curatola

Il titolo di Capitale Italiana della Cultura 2027 è stato assegnato a Pordenone, lasciando dietro di sé una scia di riflessioni a Reggio Calabria, città che ambiva a ottenere il prestigioso riconoscimento.
In un contesto di delusione e autocritica, emergono analisi e interrogativi sulla candidatura reggina e sulle motivazioni della sconfitta. Tra le voci più incisive, quella del dottor Eduardo Lamberti Castronuovo, intervenuto durante l’ultima puntata di Live Break con un’analisi schietta e priva di retorica.
L’importanza della sinergia: un’opportunità mancata
“Ci sono dei momenti in cui la città deve per forza creare una sinergia virtuosa tra Guelfi e Ghibellini, tra bianchi e rossi”, ha sottolineato Lamberti Castronuovo, evidenziando come l’unità d’intenti tra le diverse anime della città sia essenziale per raggiungere obiettivi di rilievo nazionale. Tuttavia, ha espresso rammarico per il fatto che questo spirito di coesione sia mancato già in passato:
“Non è la prima volta che non ci si riesce e la prima volta tutto questo non si è fatto”.
Richiamando un episodio del passato, Lamberti Castronuovo ha ricordato un’altra candidatura fallita di Reggio Calabria, ai tempi del dottor Piscitelli, paragonandola a quanto accaduto a Matera prima che riuscisse a imporsi come Capitale della Cultura.
La vittoria di Pordenone: una scelta contestata
Con una franchezza tagliente, l’editore ha espresso perplessità sulla vittoria di Pordenone, definendola con una metafora provocatoria:
“Tra Reggio Calabria e Pordenone c’è la stessa differenza che c’è tra me e sua santità. Pordenone è un ammasso, e per carità assolutamente valido, di capannoni”.
Una dichiarazione che evidenzia lo scetticismo sulla scelta della commissione e il rammarico per quello che avrebbe potuto essere un riconoscimento per la città dello Stretto.
Una delegazione inadeguata?
Uno dei punti chiave dell’analisi del dottore riguarda la composizione della delegazione reggina che ha partecipato all’audizione per la candidatura.
“Non ho visto conservatorio, università, nessun istituto d’arte o l’Accademia delle Belle Arti. Sono tre poli culturali fondamentali”, ha osservato con amarezza, sottolineando come la rappresentanza culturale fosse incompleta.
Secondo Lamberti, la presenza di figure politiche e “amiche” ha penalizzato la candidatura, dando l’impressione di un approccio poco serio e autentico alla competizione.
Evitare la strumentalizzazione e guardare al futuro
Nonostante il tono critico, Lamberti ha invitato ad evitare una lettura politica della sconfitta, suggerendo invece un momento di autocritica e di riflessione costruttiva:
“Non è il caso di strumentalizzare la sconfitta, anche perché dovremmo forse fare un mea culpa”.
Ha poi insistito sulla necessità di una vera investitura culturale per la città, che non si limiti all’organizzazione di eventi, ma punti ad una strategia culturale di lungo periodo.
Nuove prospettive: investire sulle giovani generazioni
Guardando avanti, l’editore ha concluso con un messaggio di speranza, evidenziando come i giovani reggini possano costruire una nuova identità culturale per la città.
Ha citato, ad esempio, le arti emergenti, sottolineando come le nuove espressioni possano contribuire ad una narrazione più autentica e innovativa del patrimonio artistico e culturale di Reggio Calabria.
Una sconfitta da cui ripartire
Anche se la città non ha ottenuto il titolo, il dibattito aperto e le riflessioni emerse potrebbero segnare l’inizio di un percorso di rinnovamento culturale.
Forse, come ha affermato il sindaco Falcomatà, “Si può ripartire da dove ci si è lasciati”, trasformando questa esperienza in una spinta per un futuro culturale più solido e riconosciuto, anche senza un titolo ufficiale.
