Ponte sullo Stretto, i big della Cina: 'Siamo interessati a realizzarlo'

"Speriamo di poter utilizzare la nostra tecnologia già collaudata nella costruzione di altri due ponti simili per contribuire a promuovere lo sviluppo economico dell'Italia" le parole del General Manager di CCCC

China Communications Construction Company (CCCC) è un mastodonte nato dalla fusione di China Harbor Engineering Company (CHEC) e China Road and Bridge Corporation (CRBC) con le gru di ZPMC che, chiusa la fase acuta della pandemia, torna pienamente operativo. E che, secondo quanto dichiarato dal Deputy General Manager sarebbe interessato alla realizzazione del Ponte sullo Stretto.

I big della Cina interessati al Ponte sullo Stretto

Si tratta del terzo big mondiale delle costruzioni, che ha in portfolio nientemeno che il ponte da 54,7 chilometri sul mare tra Hong Kong e Macao. E l’Italia è appena tornata pienamente operativa sulla costruzione del ponte da dieci miliardi di euro sullo Stretto di Messina.

A tal proposito, l’ingegnere civile specializzato in ponti Pei Minshan ha spiegato al Sole 24 Ore che, dalla Cina, hanno “appreso che il decreto del 16 marzo del Consiglio dei ministri italiano è stato firmato, il che consente l’immediata ripresa della progettazione e costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina”.

“Sappiamo che il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti italiano ha emesso un avviso in cui si afferma che il progetto del ponte utilizzerà il piano tecnico del 2011 e realizzerà il ponte strallato (cioè sospeso, con l’impalcatura retta da una serie di cavi ancorati a piloni di sostegno, ndr) più ampio al mondo, ben 3,2 chilometri.

Un piano adeguato ai più recenti standard tecnologici, di sicurezza e ambientali. In qualità di più grande società di progettazione e costruzione di ponti al mondo, CCCC è sicuramente molto interessata all’implementazione del progetto. Speriamo di poter utilizzare la nostra tecnologia già collaudata nella costruzione di altri due ponti simili per contribuire a promuovere lo sviluppo economico e l’integrazione nel Sud e nel Nord dell’Italia”.

Fonte: Il Sole 24 Ore