Antonino, anestesista reggino: ‘Non starò seduto a guardare, torno in Calabria!’

Che queste parole possano fungere da stimolo verso chi sente un senso di attaccamento verso la propria terra


Fuor di retorica credo che fare il medico non sia facile soprattutto per chi guarda alla professione come una missione piuttosto che come una fonte di sostentamento. Ho sempre cercato di lavorare mantenendo un basso profilo e guardandomi dal cedere alla tentazione di fare sfoggio dei traguardi raggiunti. Chi mi conosce davvero lo sa. Pertanto, stavolta, ho deciso di fare una piccola eccezione, senza il timore di essere tacciato di autoreferenzialità e fiducioso del fatto che questa “lettera aperta” possa fungere da stimolo verso chi sente un certo tipo di richiamo e un senso di attaccamento verso la propria terra.

Ormai è sotto gli occhi di tutti. La piaga del Covid-19 sta mettendo a durissima prova la tenuta dell’intero sistema sanitario nazionale. Per fronteggiare tale emergenza, già da diverse settimane, i servizi sanitari di tutte le Regioni, nella prospettiva di potenziamento del personale medico, hanno raccolto la cosiddetta “Manifestazione di Interesse” di quei giovani medici specializzandi che hanno scelto di mettere le loro competenze a servizio del proprio territorio. Ebbene, ho deciso di farlo anch’io. Da oggi continuerò a svolgere la professione di medico Anestesista/Rianimatore nella terra che amo, la Calabria; terra che purtroppo, per mille motivi, versa in una condizione di estrema precarietà, specie in ambito sanitario.

Sono noti i fatti che da molto tempo affliggono la sanità nella mia Regione e per i quali in troppi si sono voltati dall’altra parte. Per questo ho deciso di non starmene seduto a guardare e di rispondere a quella che in molti, usando una formula suggestiva ma non enfatica, hanno definito “chiamata alle armi”.

Onorare il camice bianco non vuol dire soltanto svolgere con solerzia e dedizione il proprio lavoro ma prestare fede a quel giuramento d’Ippocrate, senza permettere che il tempo lo riduca a lettera morta o a un cerimoniale vuoto e ridondante. Non a caso proprio quel giuramento recita: “consapevole dell’importanza e della solennità dell’atto che compio e dell’impegno che assumo, giuro: di prestare soccorso nei casi d’urgenza e di mettermi a disposizione dell’Autorità competente, in caso di pubblica calamità”.

Sufficit Animus !

Queste parole sono state postate da Antonino Loddo sul proprio profilo Facebook.

 

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