Corso per docenti sulla ‘Civiltà bizantina in Calabria’.


di Domenico Suraci – C’è una Calabria che non ricordiamo più, nascosta tra le pieghe della storia. E’ la Calabria Bizantina, un periodo storico florido per la Calabria, collante tra vecchia e nuova era. Perché non riscoprirla, recuperarla e valorizzarla? E come? Ci ha pensato la sezione reggina dell’Associazione Italia Nostra proponendo un corso destinato ai docenti delle scuole calabresi.Il corso, alla sua prima edizione, ospitato presso la chiesa ortodossa San Paolo dei Greci di Reggio Calabria, ha registrato una massiccia partecipazione di docenti di scuole di ogni ordine e grado ed è frutto di una vera e propria strategia formativa nello spirito del primo presidente di Italia Nostra Umberto Zanotti Bianco. L’organizzazione è stata curata dalle responsabili del settore educazione al patrimonio culturale della sezione, Dottoressa Eleonora Uccellini e professoressa Aida Gregorace che coordinano il gruppo di lavoro composto dal dott. Francesco Arillotta, dalle professoresse Licia Liuzza, Laura Smorto e Francesca Pensabene e dalla presidente della sezione, componente della commissione nazionale del settore formazione e dal prof. Domenico Minuto, esimio conoscitore e studioso della storia bizantina della Calabria, autore di pubblicazioni tra le più autorevoli del settore a cui è stato affidato il coordinamento scientifico del corso e che ha aperto la serie delle relazioni seguite con grande interesse dai corsisti e rivelatesi vere e proprie lezioni magistrali.Gli altri studiosi che hanno affrontato i vari aspetti della civiltà bizantina sono stati diversi. Il prof. Daniele Castrizio ha trattato le istituzioni, le monete e l’economia bizantine; l’arch. Sebastiano Venoso, l’architettura bizantina in Calabria; il prof. Giorgio Barone Adesi (Padre Nilo) ha affascinato i corsisti con la sua esperienza monastica e con quella dei monaci che hanno popolato anfratti e monasteri degli angoli più sperduti della Calabria ed evidenziato i costruttivi contatti con le nuove genti ortodosse portatrici di un messaggio di pacifica coesistenza nel nostro territorio;il dott. Giacomo Oliva, ha affrontato il tema della tradizione artigianale bizantina, per concludere la serie degli incontri mercoledì prossimo, con l’arte scrittoria nella Calabria bizantina a completare lo scenario creato dalla presenza bizantina nella nostra regione a partire dalla seconda metà del 1° millennio d. C.“Una storia secolare che è come una miniera che aspetta ancora di essere valorizzata” – ha affermato il prof. Daniele Castrizio, che assieme ai colleghi ha stilato il programma del corso che si sviluppa tra “Storia e cultura della Calabria bizantina, le Istituzioni Amministrative e Sociali dell’Impero, l’occupazione del territorio, i centri abitati e le campagne, la cultura religiosa e le sue Istituzioni nella Calabria bizantina, l’economia e le monete, l’architettura, l’arte e la tradizione artigianale, l’arte scrittoria nella Calabria bizantina”.Ecco spiegato il perché di questo rinnovato interesse verso la civiltà bizantina di Calabria, nelle parole della professoressa Angela Martino, Presidente della sezione Italia Nostra Onlus di Reggio Calabria, impegnata nel sociale sin dall’età giovanile.“L’idea – spiega a Citynow – è maturata in seguito all’esperienza fatta in diversi anni con i giovani, durante i quali abbiamo dedicato molta cura alla promozione della conoscenza della storia e del patrimonio culturale della Calabria, nella convinzione che la consapevolezza rappresenti il presupposto indispensabile per l’identità di un popolo e per la salvaguardia e la conservazione dei beni culturali e del paesaggio, nel contesto del quale ogni cittadino percepisce le armonie del proprio benessere”.“Per questo – aggiunge – abbiamo organizzato, per cinque anni consecutivi, diverse iniziative di formazione per gli studenti delle scuole secondarie superiori, tra cui il singolare corso “A passeggio con la storia … i luoghi raccontano”, concepito come proposta per il tempo libero, che conduce le centinaia di ragazzi che vi hanno aderito, a scoprire e studiare il territorio ascoltando quanto gli stessi luoghi possano narrare. Durante questo percorso formativo, abbiamo avuto modo di avvertire notevole interesse, nei riguardi della nostra storia, anche da parte dei molti docenti che sono stati accanto i ragazzi durante i corsi e di apprezzare la loro dichiarata volontà di introdurre nei curricula scolastici la storia locale, purtroppo non prevista dai programmi ministeriali e, pertanto, scarsamente conosciuta”.“Tali considerazioni – prosegue la Martino – ci hanno indotti a pensare e programmare per l’anno scolastico corrente, un’attività di formazione anche per gli insegnanti, con l’intento di offrir loro un supporto alla didattica utile a suscitare negli studenti, attraverso l’insegnamento della storia locale, il senso di appartenenza e di identità necessari alla costruzione di una comunità locale consapevole delle proprie radici e capace di delineare una idea di indirizzo positivo per il futuro della nostra terra, nella convinzione che conoscere il passato, fornisca i codici per decifrare il presente e le fondamenta su cui costruire il futuro”.“La tematica scelta, per questa prima esperienza, “La civiltà bizantina in Calabria”, – rivela con una punta di orgoglio la prof.ssa Martino – ha riscosso un interesse oltre ogni aspettativa, considerato l’elevato numero di iscrizioni, ripagando ogni sforzo organizzativo”.C’è sinergia tra le varie Associazioni calabresi che perseguono obiettivi di crescita culturale e di salvaguardia del patrimonio italiano?Purtroppo la collaborazione tra associazioni, anche tra quelle accomunate da interessi affini,è piuttosto difficile, per via delle diverse motivazioni di fondo e dei differenti stili di impegno di ognuna. Si coglie, però, negli ultimi tempi, in special modo nella nostra città, qualche segnale positivo in tal senso: in molte occasioni, le associazioni culturali cittadine hanno avuto modo di unirsi per far sentire la loro unanime voce, dimostrando un concreto fermento nel segno del desiderio di partecipazione e di indirizzo della comunità dei cittadini.Tra i docenti che fanno parte del comitato scientifico del corso incontriamo il prof. Domenico Minuto, Laureato in Lettere presso l’Università Cattolica di Milano, ha lavorato nella scuola statale, prima come docente, poi come preside, dal 1953 al 1993. Studia la civiltà bizantina calabrese ed ha pubblicato scritti su questo argomento, in generale e, in particolare, sull’architettura religiosa, sui monasteri e sui santi bizantini di Calabria. Si è anche interessato della cultura dei Greci di Calabria.Prof. Minuto come nasce la civiltà bizantina in Calabria ?Nasce con l’evoluzione della cultura romana dell’età imperiale. La civiltà bizantina è quella dell’Impero Romano d’Oriente sono direttamente collegati con la cultura romana tardo antica. Pertanto essi si chiamavano e si sentivano Romani (Romaioi, pron. Romei). Infatti il termine “bizantino” era usato raramente e si è diffuso in età moderna. Anche l’importantissima componente religiosa di questa civiltà affonda le sue radici nella cultura paleocristiana. La riconquista di Giustiniano (sec. VI) ha ovviamente accentuato i legami fra il Bruzio e la vita dell’Impero d’Oriente.Cosa rappresenta per la Calabria la storia della civiltà bizantina?La formazione di una società coesa e consapevole, perché inserita pienamente in quella più vasta di tutto l’impero: per una durata di mezzo millennio, se si considera strettamente il periodo della presenza statale bizantina in Calabria; ma se si tiene conto della cultura tardo antica, prima, e della consistenza della tradizione culturale romaica anche nelle età normanna e sveva, dopo, questa civiltà romaica è stata presente pienamente e operativamente in Calabria durante un millennio e più. Contrariamente alle opinioni sprezzanti diffuse un tempo nella storiografia occidentale, oggi è per tutti evidente che quel periodo sia stato economicamente il più florido di tutta la storia della Calabria. Infine, per tutto il tempo che la Calabria fu una regione dell’Impero, si attuò una realtà sociale che dopo l’occupazione normanna è scomparsa fino ai nostri giorni: un rapporto di fiducia e di collaborazione leale con il potere centrale, non di costrizione e di diffidenza.Quali sono gli influssi di questa civiltà nella cultura calabrese?I calabresi delle classi sociali dei pastori, dei contadini e degli artigiani, cioè la grande maggioranza, hanno fedelmente tramandato fino agli anni cinquanta del secolo scorso, cioè fino a quando il lavoro agricolo e quello artigianale non sono stati spinti alla decadenza, la cultura romaica nei costumi, nella mentalità e nell’intimo della vita religiosa. Nella zona ionica meridionale della provincia reggina è stata tramandata anche la lingua greca fino alla data sopra indicata. Ancora oggi la cultura romaica è pienamente vivente nei territori dell’Eparchia di Lungro sia nella lingua (nella fattispecie, albanese), sia nei costumi, sia, splendidamente, nella liturgia religiosa.