Diciva me nonnu: “A vogghia mi fai ricci e cannola…’
Questo proverbio reggino è una colorita metafora per descrivere una precisa tipologia di persone. Lo conoscevate?
10 Giugno 2018 - 19:02 | di Redazione

Amare la Calabria vuol dire conoscere la sua storia, avere rispetto della sua terra, osservare ogni suo cambiamento, rispettare le sue tradizioni. Amare la Calabria significa conoscerne i suoi profumi e saper distinguere ogni suo prodotto. Vuol dire portare avanti le proprie idee con coraggio, vuol dire conservare e tramandare.
Per millenni il popolo calabrese è riuscito a conservare testimonianze ed esperienze del passato ed è da sempre attaccato alle proprie abitudini e ai propri valori.
Consapevoli dell’importanza degli insegnamenti ricevuti, delle consuetudini e della saggezza popolare calabrese, CityNow vuole rispolverare le parole calabresi che si sono tramandate nel tempo. Per questo motivo ogni settimana vi proporremo un proverbio calabrese.
Questa domenica è la volta del detto:
“A vogghia mi fai ricci e cannola, ca u santu ch’è di marmuru non sura”.
“Hai voglia a fare ricci e cannoli, il santo che è di marmo non suda”.
Questo proverbio è una colorita metafora per definire una persona fredda e distaccata, incapace di provare e, soprattutto manifestare, forti emozioni. Proprio come una statua di marmo, anche quella di un santo ad esempio, è incapace di sudare per il calore che potrebbe provenire da qualsiasi stimolo emotivo.
Così è anche un uomo duro e senza cuore, risponderà a chi cerca di intenerirlo o commuoverlo, come a dire “inutile perdere tempo”.
