La Strada: riflessione su crisi democratica a Reggio

È il momento di essere tutte e tutti uniti

Il populismo ha consegnato la politica a un errore strutturale: confondere gli interessi di una parte con gli interessi della collettività, il destino di una fazione con il destino di un territorio. Generalmente questo fenomeno si alimenta di emergenze: l’emergenza è sempre attribuibile a qualcun altro (sia essa un’altra fazione o un fenomeno naturale) e qualunque contributo critico viene convertito dalla propaganda sciatta in attacco all’Istituzione. Perché alla fine una fazione crede di rappresentare l’Istituzione tutta.

Ma, ce lo dice per fortuna la Costituzione, l’Istituzione è la sintesi rappresentativa di maggioranza, opposizione, territorio, corpi intermedi. Altrimenti è solo un rifugio elettorale di un gruppo asserragliato a difendere interessi di una parte.

Da ormai molti anni assistiamo a uno scenario del genere, che cambia semplicemente maggioranza e colore politico. A farne le spese, in un uso strumentale di retoriche di emergenza, è sempre la gente, in questo momento di crisi sanitaria ed economica ancora più ostaggio dell’arbitrarietà e, dunque, di promesse e clientele. In attesa di un confronto elettorale che vorrebbe presentarsi come l’ennesimo tentativo di listoni che spostano pacchetti di voti -ed emergenze, condizioni di impoverimento, dipendenze dall’amico dell’amico- semplicemente da una parte all’altra.

Occorre che puntiamo tutto su due cose: Programmazione e Responsabilità. La prima occorre per costruire nel prossimo quinquennio un tessuto di trasparenza e capacità operativa: questo serve per liberare dall’arbitrio, dall’abuso, dalla clientela, per utilizzare davvero i fondi che il Governo disporrà in accordo con l’UE, perché tutto torni alla collettività. Siamo troppo abituati alle incompiute, all’abbandono, alla disorganizzazione.

La Responsabilità è indispensabile perché abbiamo bisogno di una Politica adulta, non di logiche adolescenziali che attribuiscono sempre la colpa ad altri. Chi governa un territorio ha prima di tutto il dovere di farsi carico e di sentirsi responsabile di quanto accade, piaccia o meno. Stia più o meno simpatico chi rivela inadempienze e incongruenze e opacità dell’azione amministrativa.

Sulla questione rifiuti la parola emergenza è, sinceramente, inappropriata. Sono anni che Reggio è preda di alti e bassi tanto nella raccolta quanto nel conferimento. Anni che parti della città sono immondezzai con grande sofferenza di chi ci abita. La situazione attuale è certamente attribuibile ai problemi creati dalla Regione Calabria -li abbiamo già sanzionati tempo fa, preventivando quanto sarebbe accaduto con le discariche, quando ancora non si parlava di Fase 2- ma sarebbe disonesto non ammettere che l’assenza di programmazione a livello comunale e metropolitano partecipa a questa crisi.

Da diversi anni è evidente come, per lo smaltimento dei rifiuti, siamo in balia dei privati e con assoluta certezza il fenomeno e le sue conseguenze devastanti si erano evidenziate già nel 2018. Dice pubblicamente la Relazione tecnica illustrativa del Dipartimento Ambiente delle Regione: “Accanto all’acclarato deficit impiantistico di trattamento dei rifiuti solidi urbani, è parimenti rilevante il deficit impiantistico degli impianti pubblici di smaltimento (discariche di servizio) che sono necessari per conferire gli scarti provenienti dalle lavorazioni negli impianti di trattamento dei rifiuti urbani”.

Quello doveva essere il campanello finale d’allarme per agire in un’ottica di alternative sul territorio, come presentato in decine di report e in proposte concretissime da associazioni e gruppi ambientalisti, tecnici, gruppi e movimenti politici e sociali. Questo è mancato e se oggi siamo in balia della Regione non è per volontà di un demone o della sorte o delle ultime consultazioni elettorali, ma di una amministrazione cittadina che ha accettato queste condizioni di dipendenza. Quello che possiamo fare adesso è: continuare assolutamente -e sollecitare la cittadinanza- a fare correttamente la differenziata, ma anche chiarire quanto attiene alla condizione dei lavoratori AVR, del passaggio a Castore e lavorare alacremente a presentare soluzioni tecniche alla raccolta differenziata, al conferimento, allo smaltimento.

Ora è il momento di essere tutte e tutti uniti, è vero. Lo diciamo con forza da più di un anno, lo abbiamo ribadito con forza estrema durante il lockdown. Ci si unisce a partire dalla disponibilità a rivedere gli interessi di fazione, a considerare gli interessi collettivi superiori a quelli del proprio destino politico. Questo è quanto occorre fare, occorrono coraggio e generosità.

Un buon amministratore dovrebbe richiamare le associazioni e i movimenti ad essere ancora più critici, più indipendenti, più liberi da qualunque amministrazione: sono il corpo pulsante di questa città e saranno tanto più utili quanto più capaci di portare in città quel dibattito critico e di competenza tecnica. Sta alla Politica, se vuole essere alta, accettare questi contributi -forti, decisi ma che puntano profondamente alla cura di Reggio- senza artifici retorici, senza sentirsi attaccata, senza l’arroganza e la supponenza di sentirsi aggredita.

Abbiamo, come donne e uomini di sinistra, il dovere morale e civile di non piegarci, di non fare dell’emergenza l’ennesimo alibi per non cambiare le cose. Una cultura politica democratica deve chiedere conto della crisi e identificare le responsabilità politiche più che mai nel momento in cui si avvicina il momento di decidere chi dovrà amministrare Reggio nei prossimi anni.

Non neghiamo che chi amministra possa amare Reggio, ma certo non ne ha avuto abbastanza cura. I segni sono profonde ferite in quasi ogni parte della città.