L’Antica Radice dell’area Grecanica e della sua lingua

di Alessio Ciccolo - In un'ottica cosmopolita e mu

di Alessio Ciccolo – In un’ottica cosmopolita e multiculturale, non potremmo non considerare la Calabria come terra d’incontro di minoranze culturali e linguistiche.

Non ci si riferisce, però, solamente alla problematica dell’immigrazione, ma ad un vero e proprio substrato linguistico ed etnico. La legge 482/99 “Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche” ci ha attestato e tutelato la presenza, sul territorio calabrese, di isole linguistiche Greche, Rom ed Occitane: le prime due sono accomunate, per l’appunto, da una stessa radice bizantina.

Non è un caso, quindi, che la grecità in Calabria trova fondamento nel “Tema tis Calavrìas”, la provincia occidentale dell’Impero Bizantino di cui la regione costituì per secoli un avamposto: ancora oggi è possibile riscontrare questa continuità storico-linguistica intraprendendo un viaggio per  l’Area Grecanica.

L’ Area Grecanica (storicamente denominata Bovesìa) è quel territorio che coincide più o meno con il comprensorio della Comunità Montana Versante Jonico Meridionale e coinvolge i territori dei comuni di Montebello Jonico, Melito Porto Salvo, San Lorenzo, Bagaladi, Roghudi, Roccaforte del Greco, Condofuri, Bova Marina, Bova, Staiti, Brancaleone.

Tuttavia sarebbe opportuno distinguere l’organizzazione amministrativa (sotto la giurisdizione del GAL, Gruppo Azione Locale) dall’isola ellenofona: se in passato il greco di Calabria era parlato in maniera diffusa sul territorio calabrese, ai giorni nostri sono rimasti pochi testimoni della lingua solo a Gallicianò, Roghudi, Chorìo di RoghudiBova Marina, e nel capoluogo Reggio (nei quartieri di San Giorgio Extra e Modena).

L’abbandono della lingua grecanica (termine considerato erroneo da parte degli ellenofoni) ha subito un’accelerazione nel corso del tempo , a causa della marginalità territoriale e la forte emigrazione: senza considerare la comune idea che considera gli idiomi dialettali come forma ancestrale e “preistorica” della lingua ufficiale italiana, limitando così l’utilizzo del dialetto alla dimensione domestico-familiare.

Tuttavia, il pensiero vittimistico tipico del Sud della nostra penisola non sembra sfiorare la forza e la dignità del popolo grecanico, che insiste per ricercare e credere nuovamente nelle proprie origini. Una continua scommessa, portata avanti dalle innumerevoli associazioni culturali locali(Apodiafázzi, Cumelca, e  Jalò tu Vúa su tutte) che sentono viva la necessità di salvaguardare le tradizioni ed una cultura che non può essere accantonata nel dimenticatoio.

Come non citare, a questo punto, l’importanza che il Festival etno-culturale-musicale “Paleariza” ha avuto negli ultimi 16 anni, intervenendo in maniera attiva nell’opera di salvaguardia delle tradizioni di “Bovesia”.

L’obiettivo di questa manifestazione itinerante, che nel corso del mese d’agosto ha coinvolto ed animato tutti i siti dell’area grecanica, è quello di riscoprire “l’antica radice” (Paleariza, appunto, in greco di Calabria), nascosta da secoli di oblio. Come spiega il direttore artistico del Paleariza, l’antropologo Ettore Castagna “il progetto tenta di fornire un punto di vista contemporaneo del territorio, con i suoi pregi e difetti, e non di certo attraverso una chiave di lettura “romantica”o nostalgico. Una terra meravigliosa, ma controllata dalla criminalità organizzata;cibo e ospitalità invidiabili, senza nessuna struttura turistica a supporto.”

Un marchio d’area” (cosi lo definisce Castagna), insomma, che vuole portare l’attenzione della collettività su ciò che di buono può offrire il territorio grecanico: in ogni data gli abitanti del luogo collaborano  allestendo bancarelle di specialità etnogastronomiche che offrono al pubblico l’opportunità di entrare in contatto in modo diretto con aspetti nascosti dell’antichissima cultura locale. Un’offerta completa, che non può fare a meno di “turismo etico che contribuisce ad uno sviluppo civile”: ecco perché il festival è arricchito da una forte rete di servizi di accoglienza (info, alloggio, ristorazione, car sharing, guide turistiche), ma soprattutto di un sistema di percorsi trekking che settimanalmente permettono al turista di scoprire l’incontaminata natura di Bovesìa.

Al centro di Paleariza, di certo, c’è la musica, una perfetta miscela tra le tradizioni grecaniche e la word music, intesa come volano di incontro fra le culture del Mediterraneo. L’edizione 2013, ad esempio, che ha preso il nome di “Erkete o kerò ja’ pasa prama” (Viene un tempo per ogni cosa), ha visto di scena grandi artisti del panorama calabrese e internazionale sui palchi dei vari siti grecanici: da Otello Profazio al fado di Margarida Guerreiro, dal maestro del mandolino italiano Mimmo Epifani ai TransGlobal Underground inglesi.

In tempi come questi, dettati dall’economia e dalla tecnologia, ancora una volta la cultura e il ritorno alle radici si dimostrano la via di uscita per una terra devastata dal malaffare e dalla negligenza politica.

Concludo citando le parole di Castagna: “serve impegno etico e civile; fiducia e speranza che le cose possono cambiare in meglio. Altrimenti non resta altro che fare le valige. Altrimenti ci sentiremmo sempre la ruota di scorta dell’Italia. Bisogna pensare che abbiamo doti e capacità culturali da mettere in mostra sul piano nazionale ed internazionale, senza ragionare nella solita ottica da vittime “sottosviluppate”.