Reggio, 'muore' l'artista Giuliano Bellè per protesta. La colpa: rifiuti e degrado

Intervista a Giuliano Bellè, reggino trapiantato in California, dopo la protesta-manifesto: "Reggio una discarica, ora basta"

Deve suscitare un effetto particolare, anche lugubre, vedere affisso il proprio manifesto mortuario. E’ quanto accaduto, per propria scelta, a Giuliano Bellè, reggino trapiantato da diversi anni in California.

La sua protesta\manifesto è un grido di dolore in difesa della propria città, un luogo che nel corso degli anni vede sempre più triste e degradato. ‘Compagnia funebre Falcomatà’ si legge nel manifesto, “che non ho affisso io in giro per la città, essendo vietato per legge. Ho solo ideato e stampato i manifesti”, ci tiene a precisare Giuliano ai microfoni di CityNow.

Nato e cresciuto a Reggio Calabria, Bellè fa parte del ‘plotone’ infinito e purtroppo sempre crescente di giovani reggini in cerca di fortuna altrove. ‘Ho lasciato la mia terra più di 30 anni fa, e ho iniziato il mio pellegrinaggio in giro per il mondo. Grecia, Cuba, tanti anni alle Mauritius. Lavoravo nei villaggi turistici. Poi mi sono trasferito a Los Angeles dove vivo da diversi anni’.

La nuova vita di Giuliano Bellè si esprime con l’arte, attraverso sculture di metallo da lui realizzate. “Le plasmo e saldo assemblando pezzi di motore, o di elicotteri o altri mezzi. E’ una passione nata per caso, e che si è evoluta nel corso degli anni sino a diventare il mio lavoro”.

Nel corso degli ultimi 30 anni, Giuliano non ha mai (fisicamente e spiritualmente) spezzato il legame viscerale nei confronti della sua terra. “Più o meno ogni due anni torno a Reggio, qui ho mia madre, i parenti e tanti amici di infanzia. Da ragazzo ho lasciato una bella cittadina, con qualche difetto ma pura. Ad ogni mia visita però, in questi ultimi anni, la vedo sempre peggio”.

Amore e rabbia in dosi uguali, Bellè si dice incredulo per il degrado che avvolge Reggio Calabria come un abbraccio letale.

“Speravo in un miglioramento e invece no, quello che vedo adesso in giro è terrificante. Ho paura che non abbiamo toccato il fondo, se è cosi la città è destinata inesorabilmente a sprofondare. Io amo la mia terra, sono orgoglioso della mia città, allo stesso tempo però ci sono reggini che non la amano e la curano come si dovrebbe. Quando ami una cosa la curi e la coccoli come fosse tua. Qui invece vedo disprezzo e repulsione, come quando butti una cosa per terra fregandotene di tutto”.

Belle'

Lo stato attuale di Reggio Calabria, alle prese con numerose emergenze specie nei servizi essenziali al cittadino, fa clamorosamente a pugni con l’immagine di città turistica e ricca di potenzialità che da anni è slogan elettorale della classe politica.

“Questo mi provoca dispiacere e tristezza. Tra due settimane torno a Los Angelese, potrei pensare ‘chi se ne frega’ invece ho un peso allo stomaco che mi turba nel vedere la mia città ridotta in questo modo. Ho girato tutto il mondo ma la bellezza di Reggio Calabria è difficile trovarla altrove.

Oggi (ieri, ndr) al tramonto ammiravo lo Stretto con Stromboli sullo sfondo, è un qualcosa di fenomenale e magico. Le persone però non riescono ad apprezzare la bellezza della nostra città, e contribuiscono a deturparla. Non esagero nel dire che Reggio potrebbe essere una delle città più belle d’Europa, invidiata da tutti. E invece la violentiamo”.

Da questi sentimenti arriva la decisione di ‘morire’ per la propria terra, inscenando con i manifesti mortuari il proprio trapasso. Sin troppo semplice la metafora con la morte dell’anima causata dal vedere la propria città sofferente e allo stremo.

“Nella scelta di ideare e stampare quel manifesto c’è ironia ma anche una triste verità. Reggio Calabria è diventata una discarica a cielo aperto. I miei amici americani quando vedono foto e video della mia città mi dicono ‘Wow Giuliano, è un posto meraviglioso. Portaci lì’. Vorrei farli venire, ma mi vergognerei a far vedere loro la mia città in questo stato.

Cosa dico all’amministrazione Falcomatà? Che ci sono tanti problemi da risolvere, dall’acqua alle strade, anche la chiusura della Via Marina ha causato disagi e problematiche. Ma prima di tutto dico che ha il dovere e l’obbligo di risolvere l’emergenza rifiuti, non esiste altra priorità. Bisogna farlo adesso, senza scuse o tentennamenti, poi si potrà pensare al resto. Non si possono lasciare i cittadini in mezzo alla spazzatura”.

La protesta di Giuliano Bellè nasconde la speranza di vedere Reggio Calabria in condizioni migliori, più vicina ad una dignità nell’ordine e nella pulizia oggi purtroppo lontana chimera.

“Come hanno accolto amici, parenti e i reggini la mia protesta? Il mio cellulare da ieri non smette di squillare, sono inondato di messaggi. Alla maggior parte  delle persone è piaciuta la mia scelta, ad altre no ma rispetto il loro pensiero, magari l’hanno trovata eccessiva.

Serve un risveglio delle coscienze da parte di tutti, cittadini ed istituzioni. Io amo Reggio Calabria con ogni cellula del mio corpo e non posso vederla così. Ho scelto di ‘morire’ per la mia città perchè voglio vederla rinascere”.