Musikanten - A Sanremo la Calabria brilla con la Bertè

Il resoconto della prima due giorni al Festival di Sanremo. Su tutti, brilla Loredana Bertè da Bagnara

Mentre va in onda la seconda puntata della seconda, iperdiscussa, direzione artistica di Claudio Baglioni al Festival di Sanremo, ci si può dire ormai quasi a metà dell’opera.

Sul podio, sicuramente, finirà Cristicchi. Non si sa ancora su quale gradino, ma è una vittoria inevitabile, oltre ad essere una canzone in grado di rilanciarlo, dopo anni di così cosà, alti e bassi, più bassi che alti, di presenza marginale in un ambiente come quello della Musica di italica fattura, anche troppo elettronica.

Nel Festival dell’autotune e dei cartoon, visto che Arisa si sente bene, e ce lo fa sapere sotto forma di cartone animato, neanche troppo simile a lei, sono sempre molte le canzoni che non supereranno questa settimana, in termini di programmazione.

Alcune, sono già dimenticate, meno che dalle radioline e radiolone presenti qui. Le più povere, si accontentano di un tavolino al bar. Le medie, che però non viaggiano su onde medie, occupano le vetrine della città. Le ricche, come Radio Norba, hanno il truck.

Non è una novità. Stavo cercando di fare mente locale su chi avesse cantato ieri sera, perché già non mi ricordo alcuni di quelli che stanno cantando oggi. Andando per esclusione, meglio parlare dei migliori, oltre a Cristicchi, secondo il mio immodesto parere di musico e produttore: Loredana Bertè, su tutti.

In questo Festival, la Bertè sembra l’unica persona normale. La canzone non è male, e sicuramente verrà trasmessa fino a fine marzo, dalle radio italiane. Patty Pravo si è presa la briga di farsi accompagnare da Briga, ma di lui chi se ne frega? Ha vinto lei, sapendo che non vincerà, come sempre accade.

Ma a lei non interessa vincere, perché non vuole competere. Come darle torto? Poi c’è Renga, ipercastano-corvino, nonostante i suoi quasi 50 anni, e Nek barbuto, che si farà trovare pronto. Non adesso, evidentemente, perché forse non ha avuto tempo per farsi la barba… Chissà.

La canzone è bella, ed è scritta, tra gli altri, dal figlio più grandicello di Biagio Antonacci: Paolo. Beh, ogni tanto, capita che i figli di siano anche bravi. Non sta scritto da nessuna parte che debbano esserlo. Basti pensare a Sanremo ’89, condotto dai 4 dell’Ave Maria, dove solo Rosita Celentano riusciva a essere in grado di essere figlia di un grande, senza fare figure.

E stava anche con Jovanotti, che non se la tirava per niente e pensava ancora alla sua moto, o a tornare a casa alle 3:00. Dettaglio che fa venire in mente Claudia Mori, per restare in famiglia. In questo tourbillon, o in questo turbiglione, c’è un altro elemento giusto per il Festival N.69: Daniele Silvestri.

Infine, visto che ieri si è esibito alle 100 di notte, ci sarebbe Mamhood, che reputo il più bravo. Achille Lauro lo affonderei domani mattina. Se la Citrosodina faceva causa a Sergio Caputo per averla citata, la Rolls Royce cosa dovrebbe fare? Se non vedo doppio, un pezzo come questo è stato scritto da 6 autori.

Uno per ogni parola, probabilmente. Come quando parlano Qui Quo e Qua: si saranno divisi i compiti, per completare le frasi. E poi basta con sti tatuaggi in faccia. Che moda è? Va bene giusto al boschetto di Rogoredo… Nel boschetto della mia fantasia