Operazione Penalty, il ‘regista’ delle partite: arbitro reggino al centro della rete delle scommesse – VIDEO

L'uomo non si sarebbe fermato neanche dopo la sospensione da parte degli organi sportivi, contattando altri colleghi per ottenere esiti favorevoli in cambio di denaro, fino a 10 mila euro a partita

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Divisa e fischietto alla mano, ma dietro il ruolo dell’imparzialità, secondo gli inquirenti, c’era un regista occulto capace di piegare le partite al proprio tornaconto.

È il ritratto dell’arbitro della Sezione AIA di Reggio Calabria, Luigi Catanoso, finito ai domiciliari nell’ambito dell’operazione Penalty, che ha scoperchiato un sistema di scommesse e match truccati nei campionati Primavera e Primavera 2.

Dietro i numeri e le carte giudiziarie, emerge la figura di un direttore di gara che, secondo gli investigatori, “non si limitava a gestire il gioco, ma lo indirizzava, manipolando risultati e convincendo altri arbitri a fare lo stesso, in cambio di denaro”.

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Il doppio gioco dell’arbitro

Catanoso, considerato il promotore e organizzatore del sodalizio, avrebbe gestito un meccanismo costruito con precisione: alterare le gare per assicurare la vittoria delle scommesse piazzate dal gruppo.
Anche dopo la sospensione da parte degli organi sportivi, non si sarebbe fermato. Individuava arbitri designati per gare sensibili e li contattava, offrendo fino a 10.000 euro a partita per ottenere decisioni favorevoli.

Come si truccava una partita

Il metodo era lineare ma devastante per la credibilità del calcio. Bastava un rigore inventato, un’espulsione generosa, o un metro di giudizio variabile per far pendere la bilancia verso la squadra giusta.

L’obiettivo era chiaro: far scattare l’esito “over” — più di un certo numero di gol — su cui il gruppo scommetteva somme consistenti. Ogni fischio, in campo, aveva un peso economico preciso.

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L’inchiesta e i flussi di denaro

L’indagine nasce in seguito ad un match del 30 gennaio 2024 dopo una segnalazione dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, che aveva notato movimenti anomali su una partita del campionato Primavera. Da lì il lavoro dei Carabinieri di Reggio Calabria e dei Finanzieri del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria, che hanno ricostruito la rete di scommesse e i legami economici tra l’arbitro e i suoi complici. In tutto, cinque persone sono finite ai domiciliari con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva.

Per il G.I.P., le condotte contestate hanno “alterato in modo diretto e rilevante l’esito delle gare”, falsando il regolare svolgimento delle competizioni. Un sistema che, se confermato, colpisce al cuore il principio di lealtà sportiva e travolge il mondo del calcio giovanile.