Referendum, Comunisti Calabria: ‘Noi votiamo NO’
Questa riflessione vale a maggior ragione quando si vuole intaccare il Parlamento
27 Agosto 2020 - 12:33 | Comunicato Stampa

Il nostro paese, da un po’ di tempo, è preda di spinte demagogiche e populiste, le quali, invece di orientare la popolazione verso scelte di civiltà puntano a far emergere il peggio portando avanti un attacco indiscriminato alla Costituzione e alla rappresentanza democratica.
Solo così si spiega la scelta che il Parlamento ha compiuto nei mesi passati, approvando una legge di riforma costituzionale che taglia il numero dei deputati e senatori e, in tal modo, colpisce profondamente la democrazia, la rappresentanza pluralistica; il diritto dei territori ad avere la loro voce in Parlamento.
Il prossimo 20 e 21 settembre con il Referendum confermativo ci sarà l’atto conclusivo.
Ebbene noi votiamo NO perché vogliamo, fermamente, opporci alla riduzione del numero dei rappresentanti nel nostro Parlamento.
Intanto siamo contrari a qualunque modifica della nostra Costituzione. Tutti diciamo che la nostra Carta Costituzionale è la più bella del mondo, tutto il mondo ci invidia questo capolavoro. La nostra Costituzione è nata da una Assemblea costituente alla quale parteciparono tutte le forze democratiche dell’epoca e che esprimevano le qualificazioni più alte dello Stato; molte delle quali avevano combattuto la dittatura fascista e quindi avevano geneticamente il senso della libertà (Giorgio La Pira, Lelio Basso, Piero Calamandrei, Nilde Jotti, Teresa Mattei, Pietro Nenni, Palmiro Togliatti, Umberto Terracini e tanti altri).
Eppure periodicamente si tenta di modificarla, di abolire parti di essa; come in questo caso. Riteniamo, invece, che si debba fare l’esatto contrario: ci dobbiamo impegnare per attuarla meglio, non stravolgerla.
Questa riflessione vale a maggior ragione quando si vuole intaccare il Parlamento.
Il nostro paese è una Democrazia Parlamentare; il che significa che il Parlamento rappresenta la sede più alta dove si costruisce; si arricchisce; si sviluppa il valore democratico che è espresso dalla capacità di un paese di dotarsi di un impianto di norme adeguato ed al passo con le esigenze della società che non sono un dato statico ma in continua evoluzione ed è, appunto, il Parlamento il luogo dove si discute e si approvano le leggi che costituiscono l’impianto delle regole del vivere civile.
Coloro che propongono la riduzione dei Deputati e dei Senatori dimenticano questa essenziale condizione: per approvare una buona legge occorre che sia preceduta da una discussione dove sono chiamate a partecipare tutte le forze politiche ed è quanto avviene nelle Commissioni Parlamentari: art. 72 Costituzione: “l’esame e l’approvazione dei disegni di legge sono deferiti a Commissioni composte in modo da rispecchiare la proporzione dei gruppi parlamentari…. Al momento della sua approvazione definitiva il disegno di legge è rimesso alla Camera”. In questa norma ci sono tutti i presupposti di quella che si chiama democrazia: rappresentanza, proporzionalità, discussione. E’ così che i cittadini, attraverso i loro rappresentanti, portano a sintesi e concentrano in norme le regole democratiche.
Per avere la dimensione dell’enorme ricaduta che si avrebbe con la vittoria del SI, basta ricordare che si dovrebbe modificare l’intero titolo I^ della Parte II^ della Costituzione (con la modifica di ben 27 articoli), non a caso intitolata dai Padri Costituenti: “ORDINAMENTO DELLA REPUBBLICA”. Cioè cambierebbe il nostro Ordinamento. Tutto questo, ad arte, i sostenitori del SI omettono di dirlo ed invece va gridato a gran voce.
Più si riduce la democrazia più si dà forza alle oligarchie; alle lobby che diventano così più potenti ed influenti. Chi vuol far credere che riducendo i parlamentari punisce la casta produce l’effetto esattamente opposto.
Crediamo che il miglior modo di evidenziare l’effetto devastante che provocherebbe la vittoria del SI al referendum è ricordare le motivazioni espresse dall’allora Presidente dell’Assemblea Costituente On.le Umberto Terracini: “se nella Costituzione si stabilisse l’elezione di un Deputato per ogni 150 mila abitanti, ogni cittadino considererebbe quest’atto di chirurgia come una manifestazione di sfiducia nell’ordinamento parlamentare”. Terracini nei suoi interventi profusi nelle sedute del 18.09.1946 e del 27.01.1947, spiego’ la sua riluttanza ad una rappresentanza più ridotta affermando: “il numero dei componenti un’assemblea deve essere in certo senso proporzionato all’importanza che ha una nazione, sia dal punto di vista demografico, che da un punto di vista internazionale”.
Infatti, riducendo il numero dei parlamentari, si riduce la rappresentanza ed in primo luogo si riduce lo spazio per le minoranze e se le minoranze non hanno rappresentanza arriviamo ad una sola voce: quella del capo: ecco siamo arrivati alla dittatura. Anche qui, emblematiche appaiono le parole espresse dall’allora Presidente dell’Assemblea costituente più che mai attuali oggi: “La diminuzione del numero dei componenti sarebbe in Italia interpretata come un atteggiamento antidemocratico, visto che, in effetti, quando si vuole diminuire l’importanza di un organo rappresentativo s’incomincia sempre col limitarne il numero dei componenti, oltre che le funzioni. Le argomentazioni contrarie in realtà sembra che riflettano certi sentimenti di ostilità, ma abilmente suscitata fra le masse popolari contro gli organi rappresentativi, quando lo scopo fondamentale delle forze anti progressive era la esautorazione degli organi rappresentativi. S’incomincia sempre col limitarne il numero dei componenti, oltre che le funzioni”.
Ora, per rendere evidente la ricaduta inaccettabile che la vittoria dei SI produrrebbe basta mettere in rapporto l’analisi sopra riassunta ai tempi della redazione della Costituzione con quello che sarebbe il nuovo quadro della rappresentanza in Parlamento dei territori:
Se dovessero vincere i promotori del SI i collegi uninominali (oggi 116) passerebbero a 74; il rapporto diverrà di un senatore ogni 803.158 abitanti.
Nella nostra Regione (che ha una popolazione di 1.959.000 abitanti) i calabresi potranno eleggere, nei collegi uninominali, in loro rappresentanza solo 2 senatori (alle precedenti elezioni erano 4)!
Identiche proporzioni si verrebbero a determinare nella rappresentanza scelta con il criterio maggioritario: i senatori da 6 si ridurrebbero a 4.
In tutto alla Calabria spetterebbero 6 senatori anzicchè 10.
In Italia, al Senato si avrà 1 Senatore ogni 300.000 abitanti circa. L’intera deputazione (deputati e senatori) avrà una proporzione di 1 parlamentare ogni 100.000 abitanti circa.
In entrambi i casi il rapporto: rappresentante parlamentare\elettori porterebbe l’Italia all’ultimo posto in Europa!
Bastano questi dati per rendere chiara la assurdità della proposta?
Ebbene, come ha detto bene di recente un importante Costituzionalista quale il dott. Domenico Gallo: è arrivato il tempo delle scelte, manca meno di un mese all’aperura delle urne ed il popolo democratico, tutti coloro che credono nei valori della libertà e della democrazia non possono rimanere nella indifferenza ed è a tutte le forze democratiche e civili che ci rivolgiamo chiamandole ad un impegno collettivo per sbarrare la strada a questo disegno scellerato e retrivo.
