Helianthus, Dda chiede oltre 200 anni di carcere per i Labate

La richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria per gli imputati del processo “Helianthus”

Mano pesante della procura reggina nei confronti dei Labate, la ‘ndrina di Gebbione finita al centro dell’indagine Helianthus condotta dalla distrettuale antimafia dello Stretto. Il pm Walter Ignazzitto infatti, al termine della requisitoria del procedimento in abbreviato che vede alla sbarra 16 tra capi e gregari dei “ti mangiu”, ha avanzato richieste di condanna per oltre due secoli di carcere.

Le pene più pesanti sono state richieste nei confronti dei due presunti boss della cosca, Pietro e Antonino Labate e per due dei loro più stretti sodali, Orazio Assumma e Rocco Cassone: per tutti loro l’accusa ha invocato una condanna a venti anni di reclusione. Stesso metro di giudizio anche per i due rampolli del clan, figli dei due presunti boss, entrambi di nome Paolo (14 anni) e per Domenico Foti e Santo Gambello (18 anni).

L’INDAGINE E LE RICHIESTE DELLA DDA

In tutto sono 218 gli anni di pena richiesti dal pm nei confronti di una cosca che, come le tante che affossano la città, vampirizzava le attività commerciali e produttive presenti sul “loro” territorio di competenza, in questo caso Gebbione, con continue richieste estorsive.

E poi le scommesse e le macchinette mangia soldi, persino le corse clandestine dei cavalli. Tutto nel mucchio per tirare su denaro, da reinvestire nel settore della distribuzione alimentare attraverso le aziende da loro stessi controllati. Alla fine delle indagini condotte dalla mobile, furono diverse le società riconducibili ai Labate finite sotto sequestro per un valore di oltre un milione di euro.