Reggio Pride, la normalità dell’amore (anche omosessuale). Sabrina: “Non lasciateci soli”

In occasione del Reggio Calabria Pride 2019, CityNow ha raccolto le storie di alcuni ragazzi e del loro coming out. Ecco la testimonianza di Sabrina

Omosessualità: variante naturale del comportamento umano che comporta l’attrazione sentimentale e/o sessuale verso individui dello stesso sesso.

Quante volte ne abbiamo sentito parlare e quante altre ci siamo tirati indietro dal lasciarci coinvolgere in un dibattito che avrebbe potuto cambiare la nostra opinione? L’esistenza dell’omosessualità sembra ancora un tabù in alcune parti del mondo, nonostante le dure lotte che la comunità LGBT ha dovuto affrontare negli ultimi 50 anni.

Quelle stesse battaglie sono state combattute anche dai ragazzi di Reggio Calabria che, spesso, hanno avuto difficoltà a fare i conti con il loro modo di essere.

In occasione del Reggio Calabria Pride 2019, CityNow ha raccolto le storie di alcuni ragazzi e del loro coming out. L’obiettivo è quello di sensibilizzare la popolazione su una tematica così importante: l’inclusione sociale.

Parlare di orientamento sessuale, di diversità, non è più accettabile. La nostra città è però la culla di storie, anche, a lieto fine.

Sabrina, 19 enne, ci ha resi partecipi della sua vita e ci ha dato una forte testimonianza su cosa vuol dire essere omosessuale. La giovane reggina studia oggi a Napoli, ma lasciare la città di origine non è stata una scelta dettata dalla ‘necessità’.

“Mi sono trasferita da Reggio per studiare, così come fanno tanti altri ragazzi. Staccarsi dalla città in cui avevo dei legami molto forti non è stato semplice, ma non posso dire di esser andata via per fuggire dalla mia realtà. 

Fino a qualche anno fa non avevo fatto coming out neanche con me stessa, figuriamoci con gli altri – racconta Sabrina ai microfoni di CityNow. Per tanto tempo mi sono sentita come un giocattolo difettoso, fin quando non ho deciso di accettare la mia omosessualità”. 

Gay e lesbiche non vengono mai presi di buon occhio in particolar modo dalle ‘vecchie’ generazioni che fanno un pò fatica ad accettare il ‘cambiamento’.

“Ho cercato di reprimere questa parte di me finchè ho potuto. Poi però ho conosciuto una ragazza che mi ha fatto innamorare e da lì tutto è cambiato. Il cammino per arrivare alla completa accettazione non è stato semplice”.

Sabrina ci racconta di aver sofferto di depressione cronica fino a quando non è giunta alla consapevolezza di non aver fatto niente di sbagliato. Essere omosessuale non è un crimine.

“Dopo aver fatto coming out con la mia famiglia, sono entrata a far parte dell’Arcigay ‘Due Mari’, qui ho trovato una seconda casa fatta di persone bellissime che non mi hanno mai fatto sentire sola. Il problema principale del non sentirsi accettati dalla società è proprio questo: la paura di rimanere soli. Dall’adesione all’associazione sono nati legami molto forti che, tutt’oggi, continuano anche se a chilometri di distanza”. 

Non tutto però è rose e fiori:

“Quando uscivo con la mia ragazza mi è capitato di ricevere qualche insulto per strada, ma niente, per fortuna, è mai sfociato nella violenza. Neanche in classe ho mai avuto problemi. Quando ho fatto coming out l’ho scritto sulla lavagna ed i miei compagni si sono mostrati curiosi. Informare le persone su cosa significa realmente far parte della comunità LGBT è costruttivo per entrambe le parti. 

Mi è capitato però di sentire le storie di tanti altri ragazzi che sono stati bullizzati, proprio durante gli anni di scuola. Credo che la maggior parte di questi comportamenti sia la diretta conseguenza di una dilagante disinformazione. La tv, le famiglie, le stesse scuole non istruiscono i ragazzi e chi ne parla viene in qualche modo emarginato. 

Le difficoltà sono tante – conclude Sabrina ma sono convinta che ci sia anche tanta speranza. Il Reggio Calabria Pride è una forte dimostrazione”.