Dal campanello alle lettere: anche a Reggio i Testimoni di Geova non bussano più alla porta

Il Covid ha cambiato le nostre abitudini, … e anche il modo di predicare il Vangelo

Andrà tutto bene”, ci dicevano e a nostra volta lo dicevamo affacciandoci dal balcone. Un anno fa la presa emotiva della pandemia, ancora materia oscura per i tanti virologi nel frattempo diventati delle star della televisione, ci faceva dire tante cose. Ci faceva emozionare, solidarizzare, e sperare incollati allo schermo televisivo.

Ma oggi ad un anno o poco più dall’esplodere dell’emergenza sanitaria, quanto e come siamo cambiati?

Difficile rispondere. C’è chi è cambiato veramente, chi vive ancora in cattività per preservarsi, chi se ne frega, chi si è incattivito. Ma c’è anche chi non cambia mai… e si adatta ai tempi.

È il caso dei Testimoni di Geova che continuano nella loro missione anche mantenendo la distanza. In fondo la loro è una didattica religiosa a distanza. D’altra parte proprio in questo lungo anno pandemico in tanti hanno ironizzato sul fatto che i Testimoni di Geova non bussassero più alle nostre porte.

Si sono sostenute le più bizzarre teorie sulla loro temporanea scomparsa, ma in realtà si sono solo adattati ai tempi, se è vero come è vero che alla sospensione delle riunioni di culto e all’annullamento delle attività di evangelizzazione a diretto contatto con la gente, sono seguiti i Congressi, le messe e i funerali in streaming.

Ma la “parola”? Anche quella ha lasciato il passo al buon vecchio telefono e alle lettere.

Capiterà a molti anche a queste latitudini ricevere una busta gialla, che di per sé già stimola curiosità e in alcuni casi ansia. I più fortunati leggeranno anche il mittente, altri no. Ma una volta aperta la busta è come ritrovarsi i Testimoni davanti.

“Mi chiamo Mario e abito in città”, è l’incipit di una di queste lettere contenuta nella busta gialla in cui si trovano anche una pubblicazione – “Perché pregare” – e un invito a celebrare “l’anniversario della morte di Cristo” rigorosamente in videoconferenza.

Con la stesso garbo usato “in presenza” scrivono infatti di essere impegnati in un’opera di istruzione biblica che viene svolta da volontari.

Insomma, si fa quel che si può…