Sbarco a Roccella, nel gruppo anche sei minori non accompagnati

A fare da traduttore c’è Momo, anche lui sbarcato in Calabria negli anni scorsi in cerca di un futuro migliore

Hanno trascorso la notte nel palazzetto dello sport di Roccella i 65 migranti sbarcati tra il 28 e il 29 agosto nel porto cittadino. Stremati dalla traversata iniziata otto giorni prima dalle coste turche, e dopo un viaggio d’inferno, stipati come polli su una barca a vela con bandiera italiana lunga di meno di 15 metri, il gruppo, formato da uomini e donne provenienti da Afghanistan, Iraq e Iran è in attesa dell’esito del tampone faringeo a cui è stato sottoposto direttamente sulle banchine del porto delle Grazie. Tra i migranti ci sono anche 4 bambini, alcuni poco più che lattanti, che hanno viaggiato  con il resto della famiglia e sei minori non accompagnati che, come da disposizioni legislative, saranno presi in carica dal comune di Roccella Jonica.

A distanza di una manciata di giorni quindi dalla soddisfazione per essere riusciti ad accudire al meglio, pur tra le molte difficoltà, il precedente gruppo di minori non accompagnati, per Roccella inizia un altro giro sulla giostra di un’emergenza immigrazione (per quanto non si comprende quanto possa definirsi emergenziale una situazione che va avanti ininterrottamente da quasi venti anni con cadenze, quasi, da calendario preordinato) che da anni la vede in prima linea. E anche questa volta sono stati proprio i volontari della protezione civile cittadina a scendere in campo con forze dell’ordine e sanitari di 118 e Croce Rossa per prestare i primi, importantissimi aiuti al gruppo di migranti.

Le operazioni di schedatura e identificazione del gruppo, condotte dagli uomini della polizia di stato, sono andate avanti fino a tarda mattinata mentre resta da capire dove gli stranieri saranno spostati dopo questa prima accoglienza. A fare da traduttore tra gli agenti e i migranti c’è Momo, anche lui sbarcato in Calabria negli anni scorsi in cerca di un futuro migliore, e rimasto a Roccella a dare una mano.

In occasione dell’ultimo sbarco, storia del mese passato, rimase recluso nel piccolo hotel cittadino che era diventata la casa dei minori non accompagnati trovati positivi al Covid per oltre un mese, pur di non lasciare da soli quei ragazzini incapaci di farsi capire. Oggi, dopo una breve pausa, è di nuovo sul campo.