Senza diez: cosa perde la Reggina senza Alberto De Francesco
23 Gennaio 2018 - 20:00 | di Teo Occhiuto

Sessantuno presenze. Poche per considerare Alberto De Francesco una bandiera della Reggina, sufficienti per eleggerlo fra i migliori giocatori visti a Reggio Calabria nel corso dell’ultimo – alquanto buio – lustro. Qualità non indifferenti ne hanno permesso il tanto atteso salto in Serie B, seppur non indossando la maglia amaranto donatagli, nel caldo luglio 2016, da Gabriele Martino.
L’ex dirigente amaranto ne capii le qualità e prima ancora di veder ufficializzato il salto – tramite ripescaggio – fra i professionisti, lo bloccò, facendolo partire con la squadra per il ritiro di Cotronei, definendone l’ingaggio una volta ottenuto il ritorno in Lega Pro. Da li, a cominciare dalla primissima uscita sul campo della Vibonese, condita da una rete, la prima con la Reggina, su rigore, un continuo crescendo tecnico-tattico ne ha elevato ulteriormente le capacità, facendo suonare le prime sirene della cadetteria.
Corteggiamenti ai quali né Basile, né Maurizi hanno inteso piegarsi. Nella speranza, poi rivelatasi vana, di ottenere il rinnovo di un contratto la cui scadenza, datata giugno 2018, iniziava paurosamente ad avvicinarsi. Inutile, adesso, ritornare sui motivi – insindacabilmente soggettivi – che hanno spinto il ragazzo a non prolungare il proprio rapporto con la Reggina. Certo è che il club di Via Petrara perde un capitale enorme tecnico-economico e, ne siamo certi, umano. Non è da tutti, infatti, prendersi la responsabilità di calciare un rigore di un’importanza capitale, al minuto numero 85 di una partita fondamentale, dopo esser stato, a torto o ragione, messo alla porta – appena una settimana prima – dalla propria società.
Certamente, comunque, la Reggina saluta il proprio capitano avvolta da sentimenti contrastanti. In primis, il dispiacere per aver lasciato andare un calciatore con grandi doti tecniche, capace di rivestire una pluralità non indifferente di posizioni in campo ed in grado di far la differenza in un contesto come quello del campionato di terza serie. In secondo luogo, poi, impossibile non evidenziare il rimorso per le modalità, tribolate e poco remunerative, dell’addio dell’ex numero 10. Che, senza dubbio, mancherà tantissimo alla compagine dello Stretto.
m.o.
