TAR sulla Dante Alighieri di Reggio: il CdA resta al suo posto, ma la riforma è invalida
La sentenza accoglie il ricorso del Ministero per vizi di forma, costringendo l'Ateneo a un passo indietro sulla riforma. La legittimità del Cda di Aloi, però, non è in discussione. Ora si valuta il ricorso al Consiglio di Stato
11 Ottobre 2025 - 16:16 | di Pasquale Romano

Arriva una decisione cruciale per il futuro dell’Università per Stranieri ‘Dante Alighieri’ di Reggio Calabria. Il TAR Calabria (sent. n. 77/2025) infatti ha parzialmente accolto il ricorso del Ministero dell’Università contro le modifiche statutarie dell’Università per Stranieri “Dante Alighieri” di Reggio Calabria.
Il Ministero aveva impugnato il nuovo Statuto sia per motivi formali, legati al presunto mancato rispetto dell’iter previsto dall’art. 6 della legge 168/1989 (mancata trasmissione e tempi di controllo), sia per motivi sostanziali, sostenendo l’illegittimità dell’attuale CdA presieduto dal dott. Pietro Aloi. Il TAR ha però rigettato le censure sostanziali, chiarendo che eventuali dubbi sulla composizione del CdA non potevano inficiare la validità degli atti da esso adottati. L’unica doglianza accolta riguarda il profilo procedimentale, ritenendo che l’Università non abbia pienamente rispettato la sequenza formale imposta dalla legge.
Il ricorso del Ministero era motivato da presunti errori procedurali durante l’approvazione della riforma statutaria. In particolare, il Ministero ha contestato la mancata trasmissione della delibera finale al Ministero stesso, violando l’articolo 6 della legge 168/1989, che prevede un controllo ministeriale sulle modifiche statutarie delle università non statali. La legge stabilisce un termine di 60 giorni per il controllo, ma l’Università non ha rispettato questa scadenza, causando il parziale annullamento della riforma.
Il Consiglio di Amministrazione resta saldo
Nonostante la bocciatura della riforma statutaria, il TAR ha respinto le censure del Ministero riguardanti la legittimità della composizione del CdA. La corte ha stabilito che la composizione del Consiglio non è stata compromessa, e che le decisioni prese dall’attuale CdA sono valide. Questo rappresenta una vittoria importante per la governance dell’Ateneo, presieduta da Pietro Aloi, che resta saldamente al comando, senza che la sua legittimità venga messa in discussione.
Le implicazioni della sentenza: una riforma da rifare
Nonostante la governance non sia intaccata, l’atto considerato fondamentale per il futuro dell’Ateneo è stato annullato a causa di errori procedurali. Il TAR ha evidenziato due principali criticità: l’assenza del Rettore durante la seduta del CdA del 9 ottobre 2024, un “componente necessario” secondo lo Statuto, e la mancata trasmissione della delibera finale al Ministero. Questi vizi procedurali sono stati sufficienti per invalidare la riforma.
Il futuro dell’Ateneo tra incertezze politiche e accademiche
La sentenza pone l’Ateneo di fronte a una nuova fase di incertezze. Con l’annullamento dello Statuto, il CdA dovrà rivedere la riforma e riavviare il processo seguendo correttamente l’iter legislativo. Tuttavia, il ministero non potrà più opporsi alla riforma se verrà ripresentata secondo le normative previste. L’aspetto più delicato riguarda la figura del Rettore. Dopo le dimissioni del prof. Fulvio Gismondi, l’Ateneo è senza guida accademica stabile. La prorettrice vicaria, professoressa Simona Totaforti, sta gestendo l’Università in questa fase delicata, ma l’elezione di un nuovo Rettore rimane una priorità assoluta.
La sentenza del TAR segna quindi un punto di svolta per l’Università per Stranieri “Dante Alighieri”: la governance resta intatta, ma la riforma dello Statuto dovrà essere ripensata, in attesa di nuove decisioni che potranno definire il futuro dell’istituzione accademica e delle sue politiche di rilancio.
Adesso, si apre un nuovo e complesso capitolo per l’ateneo reggino. Con la riforma statutaria di nuovo al palo e la poltrona del Rettore vacante, il Consiglio di Amministrazione si trova di fronte a un bivio. Una decisione, quella tra la via prudente del riavvio dell’iter e la scommessa del ricorso al Consiglio di Stato, che peserà in modo importante sulle spalle del Cda e che rappresenterà un vero e proprio battesimo di fuoco per i consiglieri Beniamino Scarfone e Ruggero De Medici. Da poco reintegrati dopo la loro personale battaglia legale, sono ora già chiamati a essere l’ago della bilancia su una scelta che segnerà il futuro della Dante Alighieri.