Turchia, sciopero della fame nelle carceri. Il CSOA ‘Cartella’: “Rompiamo l’isolamento: è il silenzio che uccide”
Il CSOA “Angelina Cartella” aderisce alle giornate d’azione nazionali in solidarietà con lo sciopero della fame di massa attualmente in corso nelle carceri della Turchia
11 Maggio 2019 - 10:25 | Comunicato

Il CSOA “Angelina Cartella” aderisce alle giornate d’azione nazionali in solidarietà con lo sciopero della fame di massa attualmente in corso nelle carceri della Turchia e non solo, promosse da Rete Jin (la rete di donne in solidarietà con il movimento delle donne curdo, l’Ufficio d’Informazione del Kurdistan in Italia, Retekurdistan Italia e gli ex combattenti YPG/YPJ italiani) chiedendo agli organi di stampa del territorio di rompere il silenzio su questo sciopero della fame a tempo indeterminato, portato avanti ormai da parecchi mesi da oltre 7000 persone con la richiesta di porre fine all’isolamento di Abdullah Öcalan, che, sequestrato in Kenia a seguito di un complotto internazionale nel febbraio del 1999, dall’aprile 2015 si trova in isolamento totale nell’isola prigione di Imrali. Questo isolamento è una tortura, una violazione dei diritti umani e delle leggi internazionali e nazionali turche.
Ha dato inizio allo sciopero della fame nelle carceri turche, il 7 novembre 2018, Leyla Güven, deputata curda del partito HDP (Partito democratico dei popoli); a lei dal mese di dicembre si sono uniti attivisti curdi a Strasburgo e militanti in Iraq, Regno Unito, Canada, Germania, Francia. All’interno dei conflitti in Medio Oriente, Öcalan è la voce che propone la via della democrazia popolare e diretta come percorso per costruire una pace duratura. L’isolamento a lui imposto dal governo turco è sentito come imposto ad un popolo intero attraverso la sua persona: isolare Öcalan significa isolare colui che ha dato origine e forza al movimento di liberazione del popolo curdo, significa isolare colui che ha ideato il confederalismo democratico, allontanando da queste idee chi in tutto il mondo le vuole mettere in pratica. Significa anche un attacco diretto alla rivoluzione del Rojava, in Siria del Nord, fondata sulla convivenza pacifica dei popoli, sul loro autogoverno democratico, sulla liberazione delle donne e l’uguaglianza dei generi, sull’ecologia radicale, e sotto la costante minaccia delle potenze regionali e globali.
Lo sciopero della fame iniziato da Leyla Güven ci riguarda tutte e tutti: portare solidarietà a questa protesta significa combattere il fascismo di Erdoğan in Turchia, ma significa anche agire in ogni parte del mondo per costruire assieme un’alternativa sociale e globale alle disuguaglianze ed allo sfruttamento. Un regime quello turco con cui Europa ed Italia sono compromesse (la Turchia di Erdogan riceve fondi dall’Unione Europea per chiudere la via dei Balcani ai migranti) e fanno affari (la Turchia acquista armi e software dalla nostra Finmeccanica/Leonardo).
E dunque i nostri media rimangono in silenzio – ma come si può rimanere in silenzio di fronte a 7000 persone in sciopero della fame a oltranza? Il CPT (Comitato europeo per la Prevenzione della Tortura) non interviene concretamente, né lo fanno le istituzioni nazionali ed europee. Addirittura Amnesty International, che si proclama così indipendente e in difesa dei diritti umani, resta in silenzio.
In Italia inoltre si stanno mettendo sotto accusa coloro che hanno sostenuto attivamente la rivoluzione del Rojava, combattendo nelle milizie popolari contro lo Stato Islamico; tra Torino e Nuoro sei persone rischiano la misura di sorveglianza speciale (che comporta una grave limitazione delle libertà personali, prime tra tutte quelle di movimento e di riunione), in quanto ritenute socialmente pericolose, non perché hanno commesso crimini, ma perché hanno pubblicamente dichiarato la loro partecipazione e sostegno alla rivoluzione siriana. Ma l’Italia non è solo il paese che vende elicotteri da guerra alla Turchia e mette sotto processo la solidarietà internazionale, è anche il paese d’origine di Lorenzo Orsetti, partigiano d’oggi che per la rivoluzione confederale in Siria ha combattuto fino al 18 marzo, giorno in cui è caduto insieme ai suoi compagni in una delle ultime battaglie contro l’ISIS. Ascoltare e diffondere la voce di chi è in sciopero oggi è uno dei tanti modi con cui vogliamo prenderci la responsabilità della sua memoria e dell’importante compito per cui ha vissuto e che ci ha lasciato in eredità: sentire che ogni popolo che lotta per la libertà è il nostro popolo, scegliere da che parte stare ovunque ci troviamo.
Aderiscono alle giornate:
- Casa delle donne di Milano
- Zazie nel Metro (Roma)
- CISDA Comitato Italiano in Solidarietà alle Donne Afgane
- Milanoinmovimento
- LUME laboratorio universitario metropolitano
- Csoa lambretta Milano
- Casc lambrate Milano
- Csoa ZAM Milano
- RSM rete studenti Milano
- Armata pirata 161
- Rete Kurdistan Sardegna
- Asce (Associazione Sarda Contro l’Emarginazione)
- Sa Domu (Cagliari)
- Casa del Popolo-Gallura, Olbia, Sardegna
- Comitato Kurdistan ” Aysel Kurupinar ” di Firenze
- ASSEMBLEA BENI COMUNI / DIRITTI di Firenze
- IFE – Italia
- Le Mafalde
- MFPR (Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario)
- lavoratrici Slai Cobas per il sindacato di classe
- exOPG – je so pazz, Napoli
- Casa delle donne lucha y siesta
- Arci Solidarietà e Sviluppo nuoro
- “Rete Unitaria Antifascista Sulcis-Iglesiente” – Sulcis-Iglesiente, Sardegna
- Anpi Nuoro “l’umanità al potere”
- centro sociale Askatasuna
- InfoAut
- Mensa occupata Napoli
- Studentato Autorganizzato Orso
- LOA Acrobax Project
- Non Una Di Meno -Bologna
- Rete Radiè Resch -Cagliari
- Laboratorio CRASH, Bologna
- CUA Bologna
- spazio pubblico autogestito XM24, Bologna
- circolo anarchico Berneri, Bologna
- Centro sociale Labàs, Bologna
- Centro sociale TPO, Bologna
- Ya Basta Bologna
- Spazio libero autogestito VAG
- Ponte donna
- Non Una Di Meno – Castelli Romani
- Collettivo Studenti Federico II (Napoli)
- CSOA Officina 99
- Occ. Ska
- Mala Servanen Jin – Pisa
- Amazora, collettivo di autodifesa femminista – Bologna
- Fronte popolare SiCobas – Messina
- Iniziativa Antagonista Metropolitana Firenze
- CPA – Firenze
- Csoa Angelina Cartella Reggio Calabria
- Ex Caserma Rossani occupata – Bari
- Mamme in piazza per il diritto al dissenso
- Camminando a passo lento (Torino)
- Rete Kurdistan Cosenza
- Azadi (Cosenza)
- Rialzo (Cosenza)
- Sparrow (Spazio precario autogestito) Rende
- Cobas lavoro privato Cosenza
- Compagne e compagni di Genova
- Associazione muffa (Macerata)
- USB Bologna
- Lo Yeti (Roma)
- Mamme per Roma Città Aperta
- Biblioteca popolare-comitati di quartiere (Taranto)
- Non Una Di Meno – Napoli
- Non Una Di Meno – Lago di Garda
