Ultramobile - Lancia, le coupe mai nate e le copie bistrattate

di Enzo Bollani - La parola stile a cosa fa pensar

di Enzo Bollani – La parola stile a cosa fa pensare, se non a una Lancia? Di quelle vere, ovviamente, anche se la Beta è la prima di quelle finte, secondo quei ca… ossia esigentini dei puristi a cui non va mai bene niente e che però girano con la Dedra restyling, quando va bene.

La Beta coupe ha un fil rouge che la lega alle Lancia ante 1969: la linea, opera di Piero Castagnero, autore della splendida Fulvia Coupe che, pur splendida, mi piacerebbe possedere un po’ meno di questa. Forse perché non l’ho vissuta molto, da bambino (cioè 2/3 anni fa), o forse perché se ne parla troppo e i lancisti si lanciano tutti su di lei, dopo la Delta Integrale.

Forse perché l’eccesso di vittoriosità, alla lunga, fa perdere l’understatement necessario a una vera Lancia, la cui natura di verità estenderei fino a tutta la gamma Thema, ma anche alla Thesis, per fare un torto ai soliti lancisti invasati e per essere corretti verso i progettisti chiamati poi in Audi, per le innovazioni degli interni della Thesis del 2001. In Italia siamo bravissimi a criticare, ma poi lasciamo che arrivi uno a dire che il marchio Lancia sia scarso di appeal, scatenando discorsetti da bar su Facebook e senza prendere in mano la situazione, fino al punto di non ritorno.

In Francia, dove le Lancia sono da sempre molto apprezzate, se qualcuno fosse arrivato da fuori, con un maglione discutibile e una bocca che non può dire esattamente quello che vuole perché anche il sorriso non era esattamente Durban’s, sarebbero scesi in piazza e avrebbero fatto sentire il rombo delle Delta, delle Stratos, delle Beta Montecarlo, e avrebbero chiesto rispetto per la storia di un marchio fondamentale per l’industrializzazione e il progresso italiano, riconoscito in tutti il mondo, dal Giappone a New York.

Invece no. Qui ci si limita a sparuti gruppetti su Facebook, dove l’arte della disunione tutta italiana diventa trait d’union, e non si conclude nemmeno con le pubbliche scuse di chi parla di appeal. Storia ormai sepolta. Di certo, se la Fulvia del 2003 fosse stata prodotta, il rilancio del marchio di Chivasso non sarebbe stato un dubbio