Volley a Reggio, la denuncia di Pavone: 'Costretti ad allenarci in cortili di cemento'

Mancano strutture e palestre idonee e così i ragazzi della pallavolo sono stati costretti a trovare soluzioni alternative

Art. 33 della Costituzione: «La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme».

“Probabilmente a Reggio Calabria la Costituzione non ha lo stesso valore”.

Lo ha scritto, qualche giorno fa, in un post su Facebook, l’allenatore dell’A.S.D. Luk Volley di Reggio Calabria. Nelle scorse ore, poi, è arrivata l’ennesima denuncia.

L’appello di Pavone per salvare il volley reggino

“A 15 giorni dall’inizio del campionato regionale di serie D, i nostri ragazzi costretti ancora ad allenarsi all’aperto in un cortile dietro una chiesa col pavimento in cemento grezzo. Bravi i nostri politici a fare passerelle e riempirsi la bocca quando c’è da farsi pubblicità: dirigenti, assessori, sindaci f.f., delegati allo sport. Questa è la realtà a Reggio Calabria. Mettetevi una mano sulla coscienza, se ancora vi è rimasta”.

Parole dure quelle di Francesco Pavone, che fanno solamente da eco alla protesta tenutasi, qualche giorno fa, a Piazza Italia da parte di diverse società della pallavolo reggina e della denuncia della Fipav riguardante la gestione migranti ed il Copri/Scopri di Pentimele.

De Biasi: “Amministrazione silente e impreparata”

A sostegno della causa sportiva anche il consigliere della Lega Giuseppe De Biasi:

“Dopo le ennesime passerelle per far appassionare giovani e meno giovani allo sport e per sostenere le nostre società sportive, guidate magistralmente dall’assessore delegato, sembra sempre più vicina la fine del volley reggino. Le plurime richieste di fornire strutture e palestre idonee si sono scontrate sempre con un’amministrazione silente, imbarazzata ed impreparata ed i nostri ragazzi, nel pieno del campionato regionale, sono costretti ad allenarsi in cortili rionali.

Se sicuramente questo, nella mente di alcuni, potrà anche evocare malinconici ricordi di infanzia, a me fa semplicemente pensare a quanto poco rispetto, attenzione e sensibilità ci siano nei confronti di chi fa dello sport un’autentica passione”.