Voti in cambio dell’aggiustamento del processo. Creazzo e la contropartita per gli Alvaro

Per gli inquirenti ancora una volta a cercare la ‘ndrangheta è la politica e non viceversa

“Risulta accertato che Creazzo Domenico alle consultazioni elettorali del 26 gennaio 2020 per il rinnovo del Consiglio Regionale della Calabria è stato eletto con un gran numero di voti pari a 8033 risultando il primo eletto nella lista Fratelli D’Italia. Ebbene, l’analisi del voto sia pure non ancora ufficiale, non essendosi proceduto alla proclamazione degli eletti, così come fornito dalla Prefettura, giusta annotazione e file pdf trasmessi dal PM in data 29 gennaio 2020, consente di accertare che il Creazzo Domenico è stato primo eletto in assoluto fra tutti i candidati di tutte le liste e di tutte le coalizioni nei territori governati dalla struttura criminale di `ndrangheta in esame. Egli ha riportato nr 776 preferenze a Sant’Eufemia d’Aspromonte con uno scarto a suo favore rispetto al secondo candidato in assoluto più votato pari a 362 voti; il dato si arrichisce di ulteriore signifcanza ove si abbia riguardo al notevolissimo scarto intercorso tra il Creazzo e il terzo tra i candidati che ha riportato in assoluto il maggior numero di preferenze (104) con una forbice a suo favore pari a 760 voti. Egli ha riportato nr 884 preferenze a Delianuova con uno scarto a suo favore rispetto al secondo candidato in assoluto più votato pari a 773 voti a suo favore. Creazzo è stato primo eletto in assoluto fra tutti i candidati di tutte le liste e di tutte le coalizioni riportando nr 233 preferenze con uno scarto di 115 voti a suo favore rispetto al secondo candidato più votato in assoluto.  Invero, la complessa attività investigativa svolta, nell’arco di quasi due anni, ha rilevato come l’amministrazione della cosa pubblica rappresenta oggetto di attenzione ed interesse della cosca Alvaro, sia quella propria dei Comuni (Sinopoli, Sant’Eufemia, Delianuova, San Procopio) nei cui confini territoriali la cosca ha sede ed impera, sia quella di gradino più elevato, riguardante l’intera Regione Calabria, ma finanche quella a livello nazionale. Come nelle migliori tradizioni `ndranghetiste, anche la politica, tutta, è terreno elitario di interesse mafioso”.

Secondo gli inquirenti Domenico Creazzo, quando decise di candidarsi alle elezioni regionali accettò, attraverso il fratello Antonino Creazzo, nelle vesti di intermediario, la promessa di un sostegno elettorale da parte di Domenico Laurendi, ritenuto dalle forze dell’ordine appartenente alla cosca Alvaro di Sant’Eufemia d’Aspromonte.

Una volta ottenuta la candidatura in Fratelli d’Italia, più o meno ad ottobre scorso – Domenico Creazzo, sempre attraverso Antonino Creazzo, ottenne l’appoggio elettorale anche di Domenico Alvaro, esponente di spicco dell’omonima cosca, già condannato nel procedimento Xenopolis, e del cugino Cosimo. Quest’ultimo, si legge nell’ordinanza, è il consuocero di Saverio Napoli, agli arresti domiciliari per associazione mafiosa, e genero di Carmelo Napoli, indagato per estorsione aggravata dal metodo mafioso in questo procedimento. All’accordo elettorale partecipò anche Francesco Vitalone – nipote di Bruno e di Francesco (cl. 1972) condannati entrambi in via definitiva per associazione mafiosa, e di Giorgio Vitalone, soggetto per gli inquirenti di evidente spessore criminale – in cambio della promessa di “erogazione di utilità o comunque della disponibilità a soddisfare gli interessi e le esigenze dell’associazione mafiosa”: tra queste la ricerca di un lavoro in una ditta del nord Italia, la messa a disposizione di immobili per incontri illeciti in favore di Domenico Alvaro, e il reperimento di un’occupazione lavorativa all’interno del Parco nazionale d’Aspromonte per Cosimo Alvaro.

Ma soprattutto dai fratelli Domenico e Antonino Creazzo, Domenico Laurendi si aspettava, e ancora sta attendendo, l’aggiustamento del processo “Xenopolis”, attualmente pendente in Corte d’Appello a Reggio Calabria, nell’ambito del quale proprio Laurendi è imputato. Quest’ultimo ha cercato anche di avvicinare qualche magistrato. Ed è da qui che nasce l’accordo tra i tre, le cui frequentazioni, annotano gli inquirenti, vanno al di là dei semplici contatti telefonici.

“Ed ancora una volta – si legge nell’ordinanza – è emerso che a ‘cercare’ la ndrangheta è la politica e non il contrario”.

La riunione “operativa”

Gli inquirenti hanno documentato come Francesco Vitalone e Antonino Creazzo utilizzassero “minacce o comunque mezzi illeciti atti a diminuire la libertà degli elettori” ed esercitassero “direttamente o indirettamente, servendosi di soggetti all’uopo incaricati – pressioni per costringerli a votare in favore del candidato regionale Domenico Creazzo”. Viene in tal senso ricostruito un episodio chiave che vede protagonisti Vitalone, in accordo con Antonino Creazzo, chiamare lo zio Giorgio Vitalone, per invitarlo ad una trasferta elettorale dalla Germania in Calabria, al fine di organizzare una riunione con un gruppo di venti ragazzi, il cui voto era stato già “acquistato” in cambio di un lavoro, che sarebbero stati delegati alla raccolta di voti “porta a porta” nei vari paesi aspromontani, facendo ulteriore pressione agli elettori ai quali veniva chiesto di fotografare la scheda elettorale con la preferenza espressa. E gli stessi ragazzi che dovevano persuadere gli elettori aspromontani subivano la minaccia della perdita del posto di lavoro se non portavano a compimento le richieste dei tre soggetti.