13 giugno: fu poesia che s’incarnò d’Amaranto

Vent'anni fa la Reggina conquistava per la prima volta in 85 anni la Serie A. Reggio si riscopriva città d'élite, un intero popolo piangeva. Finalmente di gioia


Non si attende che la fine dell’incontro
Ancora un lungo lancio
E proprio in quest’istante
Vediamo l’arbitro Bettin
Che fischia la fine delle ostilità
Reggina in Serie A!
Serie A! Serie A!
Amici telespettatori!
La Reggina centra l’obiettivo
Dopo averlo inseguito per ottantacinque anni!

Gli ultimi 27 secondi di Torino-Reggina 1-2, 13 giugno 1999

Secondo la psicologia moderna, il concetto di distanza temporale è un dotato di minore forza rispetto a quello di distanza psicologica. L’uomo, animale pensante, può sentire estremamente vicini – anche cronologicamente – eventi in realtà accaduti in un passato remoto, grazie alla forza del ricordo. Questa digressione, se state leggendo quest’articolo, se siete tifosi della Reggina, spiega – o almeno prova a farlo – perchè, da vent’anni, il 13 giugno non sia un giorno che vi lasci indifferenti

Vent’anni fa, Reggio Calabria rompeva un’attesa di 85 anni. Un tabù che, solo dieci anni prima, aveva nuovamente espresso la sua intransigente forza negli undici metri di Pescara, condannando la sponda calabrese dello Stretto a riporre nel cassetto un sogno, fra le lacrime, un sogno meraviglioso. Al Delle Alpi, però, l’appuntamento con la StoriA non poteva trovar nuova procrastinazione. Basta attese, basta rinvii. Sì, anche stavolta, alle lacrime, ma stavolta di gioia.

Gioia irrazionale, gioia nel veder ripagato un’amore che, probabilmente, esulava la realtà sportiva, tracimando in quella sociale. Reggio, la difficile Reggio, punta di uno stivale da sempre sbilanciato economicamente e politicamente verso il profondo nord, si riscopriva città d’élite. Città da e di Serie A.  Lo Stretto, quel 13 giugno, si vide promosso, a tutti i livelli, verso una primavera che, in effetti, ci fu.

Ma spostarsi troppo dall’ambito sportivo non sarebbe neanche corretto. Perchè quel giorno l’impresa venne alla luce. L’impresa di un gruppo di uomini: dirigenti, allenatori, calciatori. Finanche di segretari e magazzinieri. Che, quel giorno, scrisserò la storia sportiva della Reggina, contrassegnando la propria opera con una firma indelebile giunta allo Stadio Delle Alpi che fu.

Il 13 giugno del 1999 un gol di Tonino Martino scolpiva la lettera A nel cuore pulsante di una Reggio più innamorata che mai. Venticinquemila a Torino, altrettanti davanti al maxi-schermo di Piazza del Popolo. Un maxi-organismo, tutto colorato d’amaranto. Un’attesa che, finalmente, fu ripagata.

Fu gioia, fu festa, fu delirio. Fu poesia che s’incarnò d’Amaranto. E noi, oggi, sorridiamo nel ricordarlA. In attesa di riviverlA.

 

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