Salute mentale – La sociopatia adolescenziale, il primato dell’ “animalità” sulla cultura: mala tempora currunt
Non tutti i comportamenti ribelli degli adolescenti sono segnali di sociopatia: l’adolescenza è un periodo fisiologicamente turbolento. L'approfondimento del prof. Zoccali
21 Maggio 2025 - 15:00 | Prof. Rocco A. Zoccali

Sebbene il termine “sociopatia adolescenziale” non sia riportato nei manuali diagnostici quali il DSM-5 o l’ICD-11, è possibile formularne una definizione concettuale per l’indubbia ricaduta in ambito clinico, educativo o sociologico. La definizione potrebbe essere:
“un insieme di comportamenti persistenti e sistematici messi in atto da adolescenti che violano norme sociali, regole morali e diritti altrui, correlati a tratti di personalità quali freddezza emotiva, mancanza di empatia, impulsività, manipolazione e aggressività, in assenza di un adeguato senso di colpa o responsabilità”.

Questa condizione non necessariamente esprime un disturbo di personalità antisociale, ma potrebbe essere letta quale precursore evolutivo o espressione temporanea e reattiva a fattori ambientali, familiari, sociali o psicologici.I criteri definitori si sovrappongono al disturbo antisociale di personalità anche se, ovviamente, sono subclinici nel singolo individuo e si esprimono e potenziano all’interno del gruppo nella cosiddetta “banda giovanile”.
È facile riscontrare la violazione costante delle regole, uno scarso senso del rimorso o della colpa, comportamenti manipolatori o strumentali verso coetanei o adulti, assenza di empatia o indifferenza verso la sofferenza altrui, aggressività fisica, verbale o simbolica, incapacità di progettualità, tendenza al vuoto e all’agito impulsivo. Naturalmente, non tutti i comportamenti ribelli degli adolescenti sono segnali di sociopatia: l’adolescenza è un periodo fisiologicamente turbolento ma il comportamento va considerato in chiave psicopatologica se certe dinamiche sono intense, ripetitive e insensibili alle norme sociali o alla punizione. Sebbene quanto sopra riportato vada interpretato comunque in termini multifattoriali, l’attuale “epidemia antisociale” che interessa i nostri giovani, ci induce a prendere in considerazione una prevalente causa culturale che trova nel “modello freudiano” una possibile spiegazione.
Secondo Freud, la nostra mente è guidata da tre “forze interne” che influenzano profondamente il modo in cui pensiamo, sentiamo e ci comportiamo: l’Es, il Super-Io e l’Ideale dell’Io.
L’Es è la parte più istintiva e nascosta di noi. Contiene i desideri e gli impulsi più primitivi correlati alla nostra animalità, come quelli sessuali o aggressivi e spinge alla soddisfazione immediata senza preoccuparsi delle conseguenze. È guidato dal principio del piacere.
Il Super-Io, invece, rappresenta la nostra coscienza morale; è come un giudice interno che ci fa sentire in colpa quando facciamo qualcosa che consideriamo sbagliato. E’ formato dai valori, dalle regole e dai divieti che abbiamo interiorizzato durante l’infanzia, soprattutto dai genitori, dagli insegnanti e infine dalla società.
L’Ideale dell’Io fa parte del Super-Io, ma funziona in modo diverso: non ci giudica, ma ci indirizza verso un modello ideale di “come vorremmo essere” — perfetti, ammirati, all’altezza dei nostri ideali. Tale immagine ideale si forma ispirandosi a figure importanti per noi, come genitori, insegnanti o modelli culturali.
L’Io, infine, è la parte più razionale e cosciente della nostra mente. Ha il compito di trovare un equilibrio tra i desideri dell’Es, le regole del Super-Io, i modelli dell’Io ideale e la realtà del mondo esterno. L’Io sa che non possiamo sempre fare quello che vogliamo, quindi cerca soluzioni realistiche e di compromesso.
In un’ottica psicodinamica è evidente che la “sociopatia adolescenziale” ha la sua origine nel ridimensionamento del Super-Io.
Oggi le figure genitoriali e istituzionali (insegnanti, autorità), che alimentano la formazione del Super Io, sono fragili o del tutto assenti; i modelli educativi sono eccessivamente permissivi spesso in nome del benessere psicologico; la perdita di autorevolezza delle figure educative (genitori, insegnanti, istituzioni) ha indebolito l’interiorizzazione dei limiti morali, portando a una minore tolleranza alla frustrazione e al ridimensionamento del senso di responsabilità; l’autorità è spesso vista come opprimente, non come guida o riferimento. Tutto ciò ha favorito un incremento di tratti psicopatici nella popolazione adolescenziale generalizzando comportamenti francamente antisociali. L’essere criminale è oggi un modello sociale “ideale” supportato anche dai media.
Quanto hanno inciso ed incidono le attuali tendenze culturali socio-politiche su quanto sta accadendo?
È possibile fare un parallelo simbolico tra il confronto politico destra/sinistra e le dinamiche psicoanalitiche tra Io Ideale e Super-Io. Certamente è una metafora interpretativa priva di correlazione scientifica, ma può essere utile per riflettere sui valori e sulle pulsioni che ciascuno schieramento tende a rappresentare.
L’ideologia della Sinistra è sottesa dall’Ideale dell’Io che ritiene di indurre i singoli soggetti al rispetto delle regole sociali e all’accettazione dei valori attraverso l’esempio e l’educazione. La persona può essere sempre e comunque riabilitata se validamente rieducata. Le ideologie progressiste o di sinistra, almeno nei loro principi, tendono a credere che il comportamento deviante sia frutto del contesto, dell’ambiente, delle disuguaglianze. L’essere umano non è mai del tutto perduto, può cambiare se gli si dà l’opportunità.
Di contro l’ideologia della Destra può essere concettualmente associata alla funzione del Super-Io, inteso come autorità morale e normativa che sostiene il rispetto dell’ordine, della legge, della tradizione, ritiene la punizione strumento legittimo di controllo sociale e correzione del comportamento. Enfatizza la disciplina, la tradizione, le regole morali con limiti definiti, il merito e la gerarchia. Oggi, purtroppo, assistiamo ad una estremizzazione del conflitto tra Super -Io e Ideale dell’Io, conflitto politico tra chi vuole preservare e chi vuole trasformare, tra chi sente il bisogno di regole da rispettare e chi rivendica libertà e diritti nuovi. In tale conflitto “genitoriale” i figli adolescenti si stanno smarrendo e la psicopatologia sta acquisendo il significato di “normalità”.